Via libera alle comunità energetiche rinnovabili anche in Italia. Associazioni di cittadini e imprese ora possono produrre e consumare la propria energia.
Comunità energetiche, quali sono i primi esempi in Italia
Sono almeno 12 le comunità energetiche rinnovabili già attive o in partenza nel nostro territorio, tra cooperative storiche e progetti di autoconsumo.
Con la conversione in legge del decreto Milleproroghe, e la delibera di Arera del 4 agosto scorso, ora è finalmente possibile formare le comunità energetiche rinnovabili, ovvero c’è la possibilità per cittadini, associazioni ed imprese commerciali, di installare impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile e di autoconsumarla. Si tratta di “una nuova epoca”, come scrive Legambiente, che ha fatto cadere le ultime barriere che ancora impedivano il corretto sviluppo delle rinnovabili nel nostro paese.
Nel recente rapporto “Comunità Rinnovabili”, l’associazione ha tracciato un quadro aggiornato sullo stato dell’arte delle fonti rinnovabili nel nostro paese e ha raccolto numerose esperienze già attive o in procinto di partire di comunità energetiche e progetti di autoconsumo collettivo che spesso vedono piccoli comuni, aziende o nuclei famigliari ad essere già autonomi dal punto di vista energetico. Ne abbiamo raccolte alcune, che potrebbero essere di ispirazione per altri progetti futuri.
La comunità energetica del Pinerolese
Ci troviamo in Piemonte dove il Consorzio Pinerolo Energia (CPE), insieme al politecnico di Torino ed Acea, sta ponendo le basi per realizzare una comunità energetica tra diversi comuni della città metropolitana di Torino. Qui utenti pubblici e privati, aziende e comuni saranno coinvolti in un progetto che punta al 100 per cento di rinnovabili (oggi si è al 42 per cento). Le tecnologie coinvolte saranno un impianto idroelettrico e un impianto a biogas, generato dal trattamento dei rifiuti organici, in grado di produrre circa l’80 per cento del fabbisogno energetico della comunità. Altri 144 impianti fotovoltaici da 3 kW forniranno il 3 per cento dei fabbisogni. Il fabbisogno di energia termica soddisfatto con energie rinnovabili varia, in base all’immissione del contributo delle caldaie degli utenti privati nella rete, dal 10 al 24 per cento.
La comunità energetica agricola del Veneto
Qui grazie alla collaborazione tra Coldiretti Veneto e la società ForGreen, 514 tra aziende e utenti possessori di impianti ad energia rinnovabile, hanno dato vita a quella che viene considerata la prima comunità energetica agricola in Veneto chiamata “Energia Agricola a km 0”. In questo caso gli imprenditori agricoli in possesso di un impianto producono energia sia in autoconsumo sia per cederla a terzi. Tutta l’energia viene raccolta e gestita da ForGreen, mettendole a disposizione della comunità a condizioni vantaggiose. Questo sistema permette di risparmiare l’emissione in atmosfera di circa 6.364 tonnellate l’anno di CO2.
La comunità energetica Geco
Acronimo di Green energy Community, questo progetto porterà alla creazione della prima comunità energetica dell’Emilia Romagna. Fulcro della comunità saranno una zona residenziale di 7.500 abitanti, 1.400 dei quali abitano in alloggi sociali, una zona commerciale di 200.000 mq che ospita un parco agroalimentare, due centri commerciali ed un’area industriale di oltre 1 milione di mq, che comprende anche il centro agroalimentare di Bologna Caab, di cui avevamo già parlato su LifeGate. Nello specifico sarà installato un sistema fotovoltaico da 200 kW (il massimo consentito), un sistema di accumulo e un impianto a biogas per il trattamento dei rifiuti organici con accumulo.
Comunità energetica di Roseto Valfortore
Ci troviamo in Puglia con un progetto che avrà la particolarità di impiegare fonti rinnovabili e sistemi più tecnologici come smartmeter, nanogrid e powercloud. Ciascun impianto installato sarà infatti dotato di un contatore intelligente che gestirà i flussi in entrata e uscita. Grazie alle nanogrid sarà possibile integrare tra loro e gestire diversi sistemi di generazione, prevalentemente da fonte rinnovabile, realizzando un sistema di poligenerazione, che comprende anche sistemi di accumulo. Le nanogrid sono in grado di interagire tra loro, potendo scambiare energia, sia attraverso una micro rete locale sia attraverso quella del distributore. I vari sistemi integrati tra loro porteranno la comunità a passare dal 35 per cento di autoconsumo da fonti rinnovabili al 100 per cento grazie all’allaccio della rete “intelligente” ad un impianto eolico da 3 megawatt.
Comunità energetica alpina di Tirano
Questa sarà invece la prima comunità energetica rinnovabile alpina, producendo energia termica ed elettrica a partire dalla gestione sostenibile del patrimonio boschivo. Il progetto, in fase di realizzazione prevede di mettere a sistema le fonti rinnovabili già presenti nei due territori, ottimizzando produzioni e consumi. Già oggi il comune di Tirano è un territorio autosufficiente dal punto di vista elettrico durante alcuni momenti della giornata. Il teleriscaldamento coprirà la maggior parte della domanda di energia termica della comunità.
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