Nel corso del 2021 il consumo di suolo in Italia si è attestato sui 69,1 chilometri quadrati, mentre su altri 5,8 kmq venivano ripristinate le aree naturali.
I dati sono contenuti nel report annuale del Snpa, sintetizzati dall’Ispra.
Nel complesso, il 7,13 per cento del suolo italiano è coperto da asfalto e cemento.
Nell’arco del 2021, 69,1 chilometri quadrati di territorio italiano sono stati coperti da edifici, infrastrutture, spazi commerciali e logistici, industrie, parcheggi. La media è di circa 19 ettari al giorno, 2,2 metri quadri al secondo. Era da ben dieci anni che il consumo di suolo non correva così veloce. I dati sono contenuti nel report annuale del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) e sono stati sintetizzati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
La popolazione cala, ma si continua a costruire
C’è da dire che, mentre questi 69,1 kmq venivano mangiati dall’asfalto e dal cemento, su altri 5,8 kmq venivano ripristinate le aree naturali, spesso recuperando ex-aree di cantiere. Il valore netto del consumo di suolo, dunque, è pari a 63,3 kmq. In pratica, per ogni ettaro (cioè 10mila chilometri quadrati) di Italia, 2,1 sono stati destinati a coperture artificiali solo nell’arco dell’ultimo anno.
È indicativo il fatto che si continuino a costruire strade e infrastrutture nonostante la popolazione italiana sia calo dal 2014: al 1° gennaio 2022 era pari a 58,9 milioni di unità, 1,3 milioni in meno rispetto a otto anni prima. A conti fatti, nel corso del 2021 sono stati consumati 363 metri quadri di suolo per ogni singolo abitante del nostro paese: erano 349 nel 2012.
Quale percentuale del territorio italiano è coperta da asfalto e cemento
Guardandosi indietro nel tempo, si scopre che tra il 2006 e il 2021 in Italia sono stati consumati 1.153 kmq di suolo, naturale e semi-naturale, a causa dell’espansione delle aree urbane e delle trasformazioni legate a essa. È poco meno dell’estensione della provincia di Imperia. La media mantenuta in questi quindici anni è pari a 77 kmq all’anno.
Nel complesso, il 7,13 per cento del suolo italiano è coperto da asfalto e cemento: una percentuale ben maggiore rispetto alla media dell’Unione europea (pari al 4,2 per cento). In Lombardia si arriva addirittura al 12,12 per cento, in Veneto all’11,9 per cento e in Campania al 10,49 per cento. Tra il 2020 e il 2021, il consumo di suolo netto è cresciuto in particolare nelle province di Brescia (307 ettari), Roma (216 ettari) e Napoli (204 ettari). All’estremo opposto invece ci sono Trieste, Gorizia e Ancona, rimaste sotto la soglia dei 10 ettari.
I fondi del Pnrr rischiano di alimentare il consumo di suolo
I dati sul consumo di suolo, commenta l’organizzazione ambientalista Legambiente, in parte possono essere letti come la logica conseguenza della ripartenza dei cantieri, dopo lo stop forzato legato al lockdown. Ciò non toglie che siano “più che allarmanti”, perché dimostrano quanto le varie leggi regionali non siano sufficienti, in assenza di una legge quadro nazionale di cui si discute invano da un decennio. “Il rischio è che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finiscano con il contribuire a una bolla espansiva del consumo di suolo”, commenta il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani. “E questo sarebbe per il nostro paese un fallimento di cui rendere conto”. Proprio presentando il Pnrr, infatti, il nostro paese si è formalmente impegnato ad attuare una serie di riforme; e tra di esse c’è anche la tanto attesa legge sul consumo di suolo.
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