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In un rapporto indirizzato al primo ministro, la Corte dei conti definisce la Tav, assieme a un’altra grande opera, “fuori portata” dal punto di vista economico.
La Tav Torino-Lione rappresenta un progetto “molto preoccupante per l’equilibrio futuro delle finanze pubbliche”. A dichiararlo, stavolta, non sono coloro che da anni si oppongono al progetto di linea ad alta velocità tra i capoluogo piemontese e quello del Rhône-Alpes, ma la Corte dei conti francese, che in un rapporto consegnato al primo ministro Manuel Valls allunga un’ombra sulla fattibilità economica dell’immensa opera.
Il primo ministro francese Manuel Valls in visita al cantiere della Tav Torino Lione ©JEAN-PHILIPPE KSIAZEK/AFP/Getty ImagesIl documento, pubblicato alla fine di agosto, riguarda in particolare l’Agenzia di finanziamento delle infrastrutture di trasporto francesi (Afitf). Secondo l’analisi dei giudici contabili transalpini, che prende in considerazione anche un altro progetto cofinanziato dall’azienda, “si tratta di opere che appaiono largamente al di fuori della portata economica dell’agenzia. Non soltanto per quanto riguarda il 2019, ma anche per gli anni successivi”.
Il giudizio della Corte dei conti sulla Tav sembra dunque senza appello. Tradotto in termini più concreti, “se lo Stato deciderà di continuare nell’impegno sui progetti in questione, solamente per il periodo compreso tra il 2017 e il 2019 dovrà stanziare tra 1,6 e 4,7 miliardi in più rispetto alle risorse immaginate finora”. Il governo francese ha tuttavia risposto immediatamente al rapporto, dichiarando che i conti sono in ordine e che le scelte sull’opera non verranno riviste.
Eppure non è la prima volta che la Corte dei conti di Parigi lancia un allarme sulla Tav. Già nel 2012 aveva spiegato come i costi dell’opera siano aumentati vertiginosamente, passando da una previsione iniziale di 12 miliardi di euro (nel 2002) ad una stima di 26,1 miliardi. I governi italiano e francese hanno più volte sottolineato come una parte dei lavori sia finanziata dall’Unione europea. Ma Bruxelles potrà farsi carico al massimo del 40 per cento della sola tratta transfrontaliera, ovvero unicamente del tunnel a doppia canna (di 57 chilometri) che dovrebbe collegare le due nazioni. Il resto sarà interamente a carico di queste ultime.
Il costo delle sole due gallerie è valutato – ad oggi – in 8,6 miliardi di euro: ammettendo dunque che il 40 per cento sia garantito dall’Ue, a carico della Francia rimarrà il 25 per cento (pari a 2,2 miliardi). Mentre l’Italia dovrà sborsare il 35 per cento rimanente, ovvero oltre 3 miliardi.
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