
Uno studio ha permesso di rintracciare microplastiche nella quasi totalità dei campioni prelevati nei tre laghi.
La notizia più bella riguarda proprio l’Italia che ha raggiunto quota 50 siti grazie all’ingresso delle Langhe, Roero e Monferrato.
Il comitato dell’Unesco si è riunito volte dal 15 giugno a Doha, in Qatar, per decidere quali nuovi siti inserire e nella e, per assurdo, togliere dalla lista dei patrimoni mondiali. Le notizie positive uscite dalla 38esima sessione sono almeno due.
La prima è che tra i nuovi siti scelti nel 2014 (finora sono 26) ce n’è uno anche italiano: le colline delle Langhe, Roero e Monferrato. Una zona vitivinicola che si sviluppa su 11mila ettari di territorio delle province di Cuneo e Asti, nel basso Piemonte. È qui che si producono alcuni dei vini più pregiati al mondo come il Barolo e il Nebbiolo, il Barbaresco, il dolcetto d’Acqui e quello d’Alba, la Barbera. Con questo nuovo ingresso, l’Italia conferma il suo primato ospitando 50 siti diventati patrimonio dell’umanità, seguita dalla Cina con 47 e dalla Spagna con 44.
La seconda è che il comitato dell’Unesco ha deciso di respingere la richiesta di revocare lo status di patrimonio mondiale una parte di foresta della Tasmania, considerata, a torto secondo l’organizzazione, già degradata. La richiesta era stata avanzata dal governo australiano guidato dal primo ministro conservatore Tony Abbott. Gli ambientalisti hanno accolto con soddisfazione la decisione che altrimenti avrebbe aperto allo sfruttamento commerciale 74mila ettari di area verde. Al comitato sono bastati sette minuti per trovare un accordo all’unanimità sul rigetto. La delegazione portoghese ha definito “debole” la richiesta che, se accolta, avrebbe creato un precedente inaccettabile. Il governo australiano, invece, si è definito “deluso”.
Il numero di siti patrimoni mondiali dell’Unesco ha superato quota mille (attualmente sono 1.007). Il millesimo è stato il delta del fiume Okavango, nel nordest del Botswana, “un esempio eccezionale – secondo la scheda ufficiale – di interazione tra processi climatici, idrogeologici e biologici. Il delta dell’Okavango è la casa di alcune tra le specie di grandi mammiferi più a rischio, come il ghepardo, il rinoceronte bianco, il rinoceronte nero e il leone”.
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