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In termini generali, la serendipity è l’atto del trovare qualcosa di valore o di piacevole quando meno te l’aspetti. Ecco cosa serve per innescarla.
È un lieve stato di grazia la serendipity, è la predisposizione ad accettare una fatalità benevola, un modo per sorvolare sui problemi, un’attitudine a scoprire posti incantevoli.
Entrare in una libreria senza un perché e trovare un libro meraviglioso, svoltare a destra in un viottolo poco invitante per scoprirvi un riquadro di paesaggio incantevole, soffermarsi sul gusto di qualcosa di piccolo anche in un momento di sconforto, ecco, tutte queste situazioni sono quelle in cui può manifestarsi la serendipity. Quelle in cui trovi qualcosa di sorprendente, mentre stai facendo o cercando altro.
Sei a Cuba, sali le scale e trovi un ex cinema riconvertito a ristorante, con le tende di broccato. Sei fuori Grosseto, giri su una stradina in salita e scopri un negozietto che vende zafferano, con dietro il campo in cui ne coltivano i fiori lilla. Vedi un cartello stradale con un nome buffo e lo segui, al posto di tirare dritto per la tua strada. Ciò che succede dopo, è serendipity.
Il termine serendipity è stato coniato dallo scrittore inglese Horace Walpole in una lettera indirizzata all’amico Horace Mann del 28 gennaio 1754, in cui cita una “stupida fiaba magica” da lui letta, intitolata The Three Princes of Serendip.
La fiaba trecentesca narra di tre principi in viaggio verso il Paese della seta, l’isola di Serendip (che oggi è lo Sri Lanka) fanno ogni genere di inusitate e meravigliose scoperte sull’isola, imparando cose che non si sarebbero mai aspettati.
Con serendipity a volte si indica anche l’imprevedibilità del fato, l’incontro d’amore casuale (sulla scorta di un paio di film molto belli, peraltro) o la serenità con cui si accetta qualunque cosa ti passi sulla scrivania oggi.
Capacità di distrazione. È l’opposto della capacità di concentrazione. Se ti concentri al punto di non sentire né vedere cosa ti accade incontro, per portare con più efficienza a termine il tuo lavoro, non ti accorgerai del brillìo di una cosa bella accanto a te.
Guardare per aria. Se non si guarda per aria, ma solo verso la propria meta, non si intravedono i paesaggi nascosti, al di là della strada.
Leggerezza di spirito. Se si pondera gravemente ogni mossa, se si valutano i pro e i contro, se si soppesa ogni passo, non si compirà quello che ti porta a incontrare la gioia inattesa.
Una vaga insoddisfazione. Se si è sazi, se si è appagati, se si è apaticamente soddisfatti, non ci si metta in cerca di altro. È proprio invece di uno spirito inquieto girovagare sempre in cerca della variazione sul tema.
Curiosità. La scoperta di qualcosa di inatteso può essere innescata dalla lettura di un libro e dal desiderio di andare a vedere i luoghi di cui parla, dall’aver sentito parlare di una gelateria squisita, dall’aver visto un vecchio cartello stradale ritorto.
Lentezza. Il valore riscoperto della modernità è anche l’ingrediente essenziale del viaggio ad alto tasso di serendipity, l’opposto del viaggio adrenalico, dell’acceleratore a tavoletta, della Milano-Torino in tre quarti d’ora. Come l’approccio slow col cibo consente di gustare un pranzo di sapori impensabili, così l’approccio slow alla vita consente di gioire di momenti inaspettati.
Muoversi e aprirsi. Sebbene l’ozio e la pigrizia siano valori importanti per le persone con una ricca vita interiore, la condizione basilare per il verificarsi di un evento lieto è di esser presenti sul posto in cui accade, o comunque di incamminarcisi. Star fermi e chiudersi in se stessi non favorisce la serendipity.
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