
A New York ci sono 110mila migranti, ma la situazione è critica in molte città statunitensi per l’arrivo di migranti dal continente americano e non solo.
Dall’Accordo di Parigi all’estrema destra, fino al Medio Oriente. La strategia di Donald Trump svelata in una lunga intervista al New York Times.
Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rilasciato una lunga intervista al New York Times. Il colloquio era stato accettato, quindi annullato, poi nuovamente confermato dal miliardario americano, e alla fine si è tenuto il 22 novembre, di fronte ad una tavola gremita di giornalisti e responsabili del quotidiano americano. Dalla squadra di governo al clima, fino al posizionamento politico, il futuro inquilino della Casa Bianca ha fornito alcune indicazioni sulla strategia che seguirà nel corso del suo mandato.
Una delle principali questioni affrontate è quella che riguarda i cambiamenti climatici. Che, a quanto pare, non sono più semplicemente “una barzelletta”, come li aveva definiti in passato lo stesso Trump. Il nuovo presidente ha dichiarato di “mantenere un atteggiamento di apertura” rispetto all’Accordo di Parigi. “Credo che che esista un legame – ha spiegato – tra le attività umane e i cambiamenti climatici. Qualcosa c’è. Ma occorre capire fino a che punto”.
Si tratta in ogni caso di un cambiamento di rotta, a patto ovviamente che gli intendimenti vengano confermati dalla pratica, visto che a più riprese Trump aveva dichiarato di voler addirittura ritirare gli Stati Uniti dallo stesso Accordo raggiunto un anno fa al termine della Cop 21. In ogni caso, il miliardario ha voluto precisare che verificherà prima “quanto questo documento costerà alle imprese americane”.
Nella redazione del New York Times, Donald Trump ha quindi difeso il suo consigliere Stephen Bannon, accusato di avere inclinazioni razziste. “Se avessi anche solo il dubbio che lo sia, non lo sceglierei”, ha spiegato il miliardario americano. Bannon, in ogni caso, rimane una figura particolarmente controversa, proprio a causa dei suoi legami con la destra estrema. Fino a poco tempo fa, il futuro alto consigliere della Casa Bianca è stato proprietario del portale d’informazione Breitbart, anch’esso vicino a posizioni estremiste.
Secondo Trump, tuttavia, si tratta di un giornale come un altro: “Fanno il loro lavoro come lo fate voi – ha spiegato ai giornalisti della testata newyorkese -. Certo, è una pubblicazione più conservatrice, per dirlo con parole delicate, rispetto al New York Times. Ma Breitbart è anche diventato un mezzo d’informazione popolare”.
La strategia di Trump sembra dunque quella di volersi “smarcare” dall’estrema destra. Per questo, ha condannato un gruppo di manifestanti che sabato scorso a Washington ha festeggiato la sua vittoria alle presidenziali, nel corso di una conferenza, con tanto di saluti nazisti. “Non intendo galvanizzare in alcun modo queste persone – ha dichiarato il magnate statunitense -, disapprovo i loro comportamenti e se si sono entusiasmati (per la mia vittoria, ndr), voglio analizzarne le ragioni”.
È probabile però che della squadra di governo del nuovo presidente sia chiamato a far parte anche Ben Carson, in qualità di ministro. Sarà probabilmente lui il delegato alla “Hud” (Housing and urban development): “È un uomo di grande talento”, ha spiegato Trump. Carson, ex neurochirurgo, fa parte di coloro che vengono collocati nell’universo degli ultra-conservatori degli Stati Uniti.
Infine, in tema di politica estera, Trump ha affermato che vorrebbe diventare “l’uomo che ha portato la pace tra israeliani e palestinesi. Finora, tuttavia, la sua proposta di riconoscere Gerusalemme come la capitale dello Stato d’Israele ha suscitato reazioni decisamente negative in Palestina. Inoltre, il compito di cercare un punto d’incontro tra le parti sarà probabilmente affidato a Jared Kushner, genero del presidente eletto. La sfida non appare semplice, tenuto conto che si tratta di un ebreo ortodosso.
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