![Quella volta che Kamala fermò Barack](https://cdn.lifegate.it/OOIqkEz53BiJZju6ZfGXnX2vN9c=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg, https://cdn.lifegate.it/l3OTOIhp8hYA3jGanb1sbbYYzdw=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg 2x)
Dopo la scelta di Joe Biden di passare il testimone a Kamala Harris si apre un nuovo capitolo della storia degli Stati Uniti d’America. Da scrivere in soli 100 giorni.
È il candidato più estremo alle primarie americane. Nei toni e nei contenuti. Il miliardario Donald Trump fa breccia attaccando su tutti i fronti.
Donald Trump è un ricco uomo d’affari nato a New York nel 1946. Possiede un patrimonio valutato in 2,9 miliardi di dollari (ma lui sostiene siano dieci). Laureato in economia, repubblicano, tradizionalista, ha tre matrimoni e due divorzi alle spalle. Si è già presentato alle primarie americane nel 1996, battuto all’epoca da Bob Dole. Ecco le sue proposte per governare gli Stati Uniti.
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La posizione di Donald Trump sull’ambiente è semplice: “Non credo ai cambiamenti climatici, è solo una questione meteorologica”, ha dichiarato. Ha spiegato inoltre di non vedere “alcun rischio ecologico” legato al mega-oleodotto Keystone Xl, e quattro giorni dopo il disastro di Fukushima si dichiarò “un grande sostenitore dell’energia nucleare”.
Quanto ai diritti civili, in un’intervista di qualche anno fa alla radio Sirius Xm, spiegava: “Sono contrario ai matrimoni gay”, aggiungendo che “nessuno affronta il tema col sottoscritto: sanno che questa roba non fa per me”.
Ma a suscitare un vespaio di polemiche sono state soprattutto le posizioni di Trump in tema di immigrazione. Ha esordito etichettando i messicani come “criminali” e “stupratori”. Quindi ha svelato il proprio piano per “restituire agli Stati Uniti la loro grandezza”, basato su tre proposte: la costruzione di un “grandioso muro che un giorno porterà il mio nome” alla frontiera col Messico (a spese di quest’ultimo); un duro giro di vite sulle regole (abolizione dello ius soli, controlli sui lavoratori, espulsione di tutti i clandestini); l’introduzione dell’obbligo per i datori di lavoro di dare la precedenza agli americani nelle assunzioni.
Trump è poi un convinto sostenitore dell’utilità di armare la popolazione. Membro della Nra, la lobby delle armi, in più di un’occasione si è espresso sull’attacco terroristico che ha colpito Parigi nel novembre 2015, spiegando a chiare lettere: “Se quella sera i ragazzi al concerto avessero avuto delle pistole in tasca, credetemi, le cose sarebbero andate in modo diverso”.
Considera la Cina come responsabile dei problemi economici americani (e propone per questo una tassa del 45 per cento sui beni importati), ritiene che contro l’Iran si sarebbero dovute aumentare le sanzioni sulla questione nucleare, e per contrastare l’Isis punta tutto sulla soluzione militare (“troverò un nuovo generale Patton, l’uomo giusto”). Senza dimenticare che coi terroristi “la tortura funziona”.
In merito al Ttip, il progetto di trattato di libero scambio tra Usa e Ue, pur non entrando nello specifico della questione, ha dichiarato che “non è una strada percorribile”. Ancor più netto il “no” all’accordo tra i paesi del Pacifico: “È un attacco al business americano”, ha spiegato.
Ritiene quindi la riforma sanitaria di Barack Obama (la “Obamacare”) “una grande menzogna” e assicura che proporrà qualcosa “di molto migliore”, che già ha battezzato la “Donaldcare”.
Trump non fa dormire sonni tranquilli ai conservatori: ha dichiarato che anche se dovesse perdere le primarie, si potrebbe presentare alle elezioni come indipendente. E a quanto pare rosicchierebbe molti voti proprio ai repubblicani, spianando così la strada ai democratici.
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