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In occasione del ventennale, la compagnia aerea low cost lancia l’idea: realizzare il primo aereo a idrogeno del mondo, per ridurre emissioni e consumi.
Che la tecnologia a idrogeno non sia più solo uno slogan, lo si sta vedendo dagli ultimi progetti e modelli presentati dalle maggiori case automobilistiche. Ma quello dell’aereo a idrogeno mancava ancora all’appello. C’ha pensato EasyJet che da Venezia, uno degli scali aeroportuali sui quali punterà di più la compagnia aerea nei prossimi anni, ha svelato uno dei progetti volti alla riduzione delle emissioni e dei consumi di carburante.
In occasione del ventennale, la compagnia ha dichiarato di voler lavorare sulla realizzazione di un aereo ibrido a idrogeno, dotato di celle a combustibile, che serviranno al veivolo in fase di atterraggio o rullaggio.
Per il progetto la compagnia si è avvalsa della collaborazione dell’Università di Cranfield, specializzata in ricerca e formazione nei settori management e tecnologia. “Cranfield è un’università specializzata in programmi di formazione post-laurea e nel fornire ai suoi studenti un’educazione e opportunità di ricerca avanzate e con applicazioni pratiche. Siamo conosciuti a livello internazionale per la nostra capacità di rispondere alle necessità di aziende, governi e della società in generale”, ha dichiarato il professor Craig Lawson, docente dell’Università.
“I nostri studenti hanno proposto alcune idee stimolanti sulla loro visione dell’industria aeronautica nel 2035, con il concorso The Future of Flight, presentando soluzioni ambientali, miglioramenti operativi ed idee per migliorare l’esperienza di consumo e non vediamo l’ora di sviluppare questo progetto ulteriormente”.
Grazie alla collaborazione con l’Università, che durerà circa tre anni, si potrebbe arrivare a realizzare i primi prototipi. Anche se la stessa compagnia assicura che “un test preliminare è già messo in calendario per quest’anno”.
Secondo quanto riporta EasyJet in una nota diffusa alla stampa la tecnologia “si basa sull’utilizzo di una cella a idrogeno combustibile, posizionata nella stiva dell’aereo”. Il sistema impiegato permetterebbe “di immagazzinare energia quando l’aereo frena in fase di atterraggio e viene utilizzato per ricaricare le batterie ultraleggere del sistema”, così come avviene nel sistema di recupero dell’energia impegato nelle auto di Formula1.
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“L’aeromobile – continua la compagnia – può utilizzare l’energia accumulata senza il bisogno di impiegare i motori, per esempio al momento del rullaggio”. Ciò comporterebbe un risparmio di 50 mila tonnellate di carburante (anche se non è ben chiaro in quale lasso di tempo).
Sta di fatto che la notizia è sicuramente degna di nota, perché alza di molto l’asticella dello sviluppo di nuove tecnologie dedicate alla mobilità sostenibile, quella che probabilmente solcherà i cieli nei prossimi decenni.
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