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A Ecomondo 2025, Ecopneus racconta come i nuovi criteri ambientali per le strade possano rendere le infrastrutture più sicure, durature e circolari.
Chi non vorrebbe viaggiare su strade più silenziose e sicure, sapendo che sono state realizzate anche grazie al riciclo degli pneumatici che ha sostituito? La buona notizia è che lo strumento per trasformare questo desiderio in realtà esiste: sono i Criteri ambientali minimi (Cam) dedicati alle strade, linee guida che la pubblica amministrazione deve inserire nei bandi di gara per la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture, promuovendo l’uso di materiali riciclati e soluzioni a basso impatto.
A quasi un anno dalla loro entrata in vigore, i Cam strade sono stati al centro del dibattito promosso da Ecopneus a Ecomondo 2025, nel convegno “Strade sicure, durature e sostenibili: la traccia che vogliamo lasciare nel futuro”. L’incontro – moderato dal direttore di LifeGate Roberto Sposini – ha riunito istituzioni, aziende, tecnici e associazioni e ha messo in luce una verità: la sostenibilità delle infrastrutture non è più un obiettivo teorico, ma un’urgenza operativa che richiede collaborazione, formazione e visione comune.
A introdurre il dibattito sono stati i risultati di una survey condotta da LifeGate, in collaborazione con Ecopneus, che ha interpellato la propria community per misurare conoscenza e percezione sugli asfalti realizzati con gomma riciclata proveniente dai Pneumatici fuori uso (Pfu).
I dati mostrano una consapevolezza crescente, ma ancora parziale: il 95 per cento pensa che gli asfalti con gomma riciclata possano ridurre il rumore del traffico, ma quasi la metà non ne aveva mai sentito parlare. Il 60 per cento sa che dai Pfu nascono campi sportivi o pannelli fonoassorbenti, ma solo il 21 per cento conosce il dato reale: in Italia esistono già oltre novecento chilometri di strade realizzate con questo materiale.
E quando si chiede chi debba occuparsi della sostenibilità delle città, la maggioranza include cittadini, aziende e istituzioni: un segnale chiaro che la transizione ecologica è percepita come una responsabilità condivisa. Ma, mentre l’attenzione pubblica cresce, una survey parallela condotta da Eumetra ed Ecopneus rivela che il 61 per cento della pubblica amministrazione conosce poco o nulla i contenuti dei nuovi Cam strade. Da qui parte la riflessione di Ecopneus: come trasformare la consapevolezza in azione concreta?
“È finito il tempo della narrazione, è il tempo dell’azione”, ha dichiarato Giuseppina Carnimeo, direttrice generale di Ecopneus, aprendo il confronto. Un messaggio che sintetizza la fase che il settore sta vivendo: dopo anni di sensibilizzazione, è arrivato il momento di passare ai fatti.
Per spiegare la portata di questo momento, Carnimeo ha utilizzato un potente paragone: il Giorno H (da Högertrafik, “traffico a destra”) svedese. Come il 3 settembre 1967 in Svezia, quando l’intero paese passò in una sola notte dalla guida a sinistra a quella a destra, così l’introduzione dei Cam strade segna l’atto finale di una lunga preparazione e l’inizio di una nuova era per le infrastrutture.
Ecopneus, oggi, è parte attiva di questa trasformazione, recuperando ogni anno oltre 168mila tonnellate di Pfu e trasformandole in nuove risorse.
A questa visione dà voce anche la campagna “L’unica traccia che vogliamo lasciare nel futuro”, che racconta in immagini e suoni la seconda vita degli pneumatici. Il video mostra come la gomma riciclata, da scarto, diventi materia per nuove strade, spazi e superfici che migliorano la vita quotidiana – pavimentazioni sportive, superfici fonoassorbenti, asfalti a ridotto impatto acustico – simbolo di un’economia che si rigenera e restituisce valore.
Per Sergio Saporetti (ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica), la sfida principale è la scarsa conoscenza dei materiali innovativi da parte dei progettisti. Ma i Cam strade, ha spiegato, sono una vera e propria leva strategica per collegare la progettazione delle infrastrutture agli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e alle regole europee di sostenibilità.
Uno dei freni percepiti all’adozione dell’asfalto con gomma riciclata è il costo iniziale superiore rispetto all’asfalto tradizionale. Tuttavia, la totalità degli esperti presenti ha concordato che questo è un approccio economico miope: nel medio-lungo periodo, l’investimento si ammortizza completamente grazie alla maggiore resistenza del materiale e ai minori costi di manutenzione.
Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha richiamato l’attenzione su un aspetto cruciale: l’impatto della crisi climatica non può essere ignorato nella valutazione costi-benefici. “Stiamo attraversando una crisi climatica senza precedenti e consumando risorse oltre la loro capacità di rigenerazione. Tutto questo che rapporto ha nella valutazione costi-benefici?”. Altro punto d’attenzione per Ronchi è che la transizione richiede semplificazione e un deciso investimento in conoscenza: “C’è un lavoro importante da fare sulla formazione e sull’informazione, con un’ottica di filiera”.
Anche dal lato delle associazioni, come ha ribadito Andrea Minutolo di Legambiente, l’economia circolare sta già cambiando il paradigma del settore: “Oggi le strade devono garantire non solo sostenibilità, ma anche prestazioni. In questo senso, i Cam rispondono bene alle esigenze, spostando l’attenzione anche sulle prestazioni dell’opera. Meno rifiuti, meno estrazioni, più circolarità”. Secondo Minutolo, per rendere questo possibile, servono nuove competenze e green job formati già a livello universitario.
L’esperienza sul campo è stata portata da Patrizia Bellucci, responsabile innovazione e sostenibilità di Anas. L’azienda lavora dal 2011 su pavimentazioni più silenziose con un grande sforzo di ricerca. Con il progetto europeo Life silent, ha dimostrato i benefici reali degli asfalti con gomma riciclata. “A fronte di un incremento del costo iniziale dell’8 per cento, nel lungo periodo si stima una riduzione dei costi del 36 per cento, grazie alla maggiore resistenza”, ha rivelato Bellucci.
Ma come superare l’ostacolo della scarsa conoscenza? Alessandro Pesaresi, presidente di Siteb (Strade italiane e bitumi), parla di “sfida organizzativa”: le grandi stazioni appaltanti sono pronte, ma i piccoli Comuni faticano per mancanza di risorse e professionalità.
La risposta sta negli strumenti pratici e nella standardizzazione. Ecopneus lavora anche su questo, mettendo a disposizione di tecnici e amministrazioni programmi di formazione e monitoraggio, come segnalato da Serena Sgarioto, innovation manager di Ecopneus.
Ecopneus ha sviluppato strumenti pratici come kit operativi e checklist che aiutano le amministrazioni a inserire i Cam nei bandi e a verificarne l’applicazione. “Le parole chiave sono concretezza e normazione”, ha spiegato Paolo Fabbri, presidente di Punto 3, sottolineando come la formazione sia fondamentale per integrare davvero i criteri ambientali nei processi di appalto. E per Elena Mocchio di Uni (Ente italiano di normazione) la risposta è la standardizzazione, per garantire uniformità e affidabilità.
Il messaggio finale è chiaro e coincide proprio con la percezione della community di LifeGate: la sostenibilità è una responsabilità condivisa che richiede collaborazione, formazione e strumenti concreti. La traccia che vogliamo lasciare nel futuro, allora, è fatta di asfalti più silenziosi per città più vivibili, di materiali riciclati per un’economia circolare e senza sprechi e di infrastrutture più durature, più sicure e meno costose. L’impegno deve passare dall’intenzione alla pratica, assicurando che la conoscenza e gli strumenti arrivino davvero a chi progetta e decide, trasformando ogni chilometro di strada in un passo avanti verso un futuro più resiliente.
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