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La Corte costituzionale dell’Ecuador si è pronunciata a favore dei matrimoni gay

Con una sentenza storica in un paese tradizionalmente cattolico e conservatore, la Corte costituzionale dell’Ecuador si è espressa a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Il 12 giugno la Corte costituzionale dell’Ecuador si è detta favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. In una votazione già considerata storica, infatti, il più alto organismo di controllo del paese si è espresso, con 5 voti a favore e 4 contro, in una sentenza che vedeva coinvolte due coppie omosessuali che chiedevano il diritto di potersi sposare, negatogli precedentemente.

In un paese di forte predominanza cristiana e conservatrice, la votazione della Corte costituzionale rappresenta un precedente e un passo avanti verso l’uguaglianza dei diritti ed è stata accolta con grande emozione e gioia nelle piazze del paese, soprattutto nelle due città principali Quito e Guayaquil, che si sono colorate d’arcobaleno per tutta la notte.

L'Ecuador approva i matrimoni gay
Una coppia festeggia nella città di Guayaquil, in Ecuador, dopo che la Corte costituzionale del paese si è espressa a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso © Rodrigo Buendia/Afp/Getty Images

Cosa significa la votazione della Corte costituzionale a favore dei matrimoni gay

“La decisione riconosce la lotta storica per l’uguaglianza in cui ogni cittadino ha gli stessi diritti, con lo stesso nome. Significa che l’Ecuador è ora un paese più egualitario, che riconosce che i diritti umani devono essere per tutte le persone senza discriminazioni”, ha affermato Christian Paula, avvocato e attivista per i diritti umani che segue numerose coppie gay nel paese che cercano di sposarsi. Attualmente la costituzione del paese, seppur si dichiari contro qualsiasi tipo di discriminazione e accetti diversi tipi di famiglia, definisce comunque il matrimonio come l’unione tra uomo e donna. I giudici che hanno votato a favore della sentenza hanno quindi sostenuto che la legge attuale sui matrimoni è discriminatoria e incostituzionale.

Il voto della Corte, tuttavia, non è un riforma effettiva della legge: infatti, l’Assemblea nazionale ecuadoriana, ovvero il Parlamento, dovrà cambiare ufficialmente le leggi che regolano l’istituzione del matrimonio. La decisione della Corte, quindi, mette l’Assemblea nazionale nella posizione per cui da un lato inizi a riconfigurare l’istituzione del matrimonio come ugualitario e dall’altro dia il via alla procedura per una riforma costituzionale. “Ci aspettiamo che, per coerenza normativa, il governo adegui le leggi al verdetto della Corte”, ha commentato Farith Simon, decano di giurisprudenza dell’Università San Francisco di Quito.

La Corte costituzionale ha mostrato come devono essere interpretate le leggi. Farith Simon

Il verdetto del 12 giugno, come confermato dall’avvocato costituzionalista Salim Zaidán, è comunque vincolante per questo caso e le coppie coinvolte potranno sposarsi non appena la corte costituzionale notificherà la decisione ai governi locali. “Dopo quasi vent’anni di lotte, il matrimonio gay è stato raggiunto. Ci dà speranza per tante altre proposte sui diritti umani”, ha affermato Diane Rodriguez, presidente della Federazione ecuadoriana delle organizzazioni lgbt e la prima donna trans ad essere eletta all’Assemblea nazionale dell’Ecuador.

“L’Ecuador è un paese più egualitario”

Così, l’Ecuador entra a far parte dei paesi sudamericani (insieme ad Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica e Uruguay) che hanno attuato una qualche riforma legale affinché le coppie – a prescindere dal loro orientamento sessuale – possano accedere ai diritti del matrimonio. Proprio l’Ecuador nel 1997 aveva depenalizzato l’omosessualità e l’anno dopo, nel 1998, è stato il primo paese sudamericano ad includere l’orientamento sessuale tra le categorie protette contro la discriminazione nella sua costituzione. Dal 2015, inoltre, il paese aveva formalizzato le unioni di fatto, ma con questa sentenza il matrimonio formale può diventare realtà.

Leggi anche: Stonewall, 50 anni dopo gli scontri a New York, la Polizia chiede scusa alla comunità Lgbtq

La decisione arriva nel mese dedicato all’orgoglio gay e in occasione del 50esimo anniversario delle rivolte di Stonewall a New York che diedero vita al movimento per i diritti lgbt. Contemporaneamente, si inserisce in un’onda di passi avanti per i diritti umani, come conferma ad esempio la decisione del Botswana che ha depenalizzato l’omosessualità e quella simile del Bhutan, o Taiwan che è stato il primo paese asiatico a legalizzare i matrimoni gay. Tuttavia, non bisogna dimenticare che la comunità lgbt affronta ancora oggi, tutti i giorni, resistenze e violenze in tutto il mondo, sia a livello legislativo che sociale. La strada per l’uguaglianza è ancora lunga, ma va sostenuta affinché “un’istituzione come il matrimonio non è più usata come una scusa per segregare e discriminare”.

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