Gli effetti della crisi climatica in Kirghizistan, tra gli stati meno responsabili

Anche se questo paese dell’Asia centrale ha un’impronta di CO2 minima, negli ultimi due decenni le temperature sono aumentate a ritmi preoccupanti.

In Kirghizistan, piccolo stato montuoso dell’Asia centrale, i cambiamenti climatici e l’aumento della temperatura stanno causando eventi estremi sempre più frequenti, come siccità, precipitazioni intense e imprevedibili, frane e colate di fango. 

Tra il 2000 e il 2011, i danni causati dai disastri naturali legati al clima sono costati al paese quasi 6,7 milioni di dollari all’anno, secondo il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Undp). E secondo la Banca mondiale, i disastri naturali dovuti ai cambiamenti climatici causeranno una perdita annuale compresa tra lo 0,5 e l’1,3 per cento del prodotto interno lordo (pil). Uno scenario destinato a peggiorare.

Anche se il Kirghizistan ha una responsabilità minima sul riscaldamento globale (emette appena lo 0,03 per cento dei gas serra prodotto a livello mondiale), negli ultimi due decenni le temperature medie annue, qui, sono aumentate di circa 1,3 gradi centigradi, e gli studiosi temono che l’estensione dei ghiacciai potrebbe ridursi del 50 per cento entro il 2050, fino a scomparire del tutto entro la fine del secolo. Perciò preoccupano anche le condizioni del lago Ysyk-Köl, il decimo lago più grande al mondo per volume d’acqua, che ospita un’enorme quantità di specie endemiche. 

Tra l’altro, complice la posizione geografica, il Kirghizistan non ha sbocchi sul mare ed è caratterizzato da un clima molto arido. Fattori che portano a ritenere che l’aumento della temperatura media qui sia più veloce rispetto alla media globale e si teme che i termometri inizino a segnare sempre più spesso picchi di oltre 40 gradi, specialmente nelle regioni di bassa quota come la valle di Fergana, al confine con l’Uzbekistan e il Tagikistan. 

La siccità e la mancanza d’acqua, quindi, rischiano di essere una minaccia molto seria per la popolazione, soprattutto se si considera che il 65 per cento dei kirghizi risiede ancora oggi nelle zone rurali, vivendo di agricoltura e allevamento. Oltre a ciò, bisogna considerare che la principale fonte di produzione di energia del paese è l’energia idroelettrica, cha rappresenta il 90 per cento della produzione nazionale di energia. Ma la scarsità d’acqua potrebbe compromettere anche il funzionamento delle centrali idroelettriche locali.

Di fronte a una crisi climatica che non conosce confini, dunque, il Kirghizistan è la dimostrazione che le conseguenze del riscaldamento globale hanno pesanti ripercussioni anche sui paesi con un’impronta di CO2 ridotta e che per la sostenibilità del futuro, i governi di tutto il mondo hanno il dovere di agire oggi per proteggere le risorse vitali di domani e in ogni parte del mondo.

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