Dopo la nuova legge che criminalizza la violenza domestica, dall’Uzbekistan arrivano dei segnali importanti per l’emancipazione femminile nel mondo del lavoro.
La sala è gremita di gente. Sono tutte donne. Perlopiù giovani e giovanissime. Una di loro prende in mano il microfono e si alza in piedi. “Il mio sogno — dice — è finire l’università e avviare un mio progetto d’impresa”. In sala partono gli applausi e la parola passa a un’altra ragazza. Indossa l’hijab e non avrà più di vent’anni.
“Il mio sogno — dice — è aiutare le donne a emanciparsi, soprattutto chi è vittima di violenza. Lo faccio per mia mamma e mia sorella”. Ha la voce tremante e anche per lei scatta l’applauso. Saranno più di duecento e arrivano da varie città dell’Asia centrale. Si sono riunite in uno dei moderni edifici dell’IT Park di Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan, per seguire la conferenza “Empowering women in IT: leading the digital revolution”, tenutasi il 25 ottobre 2023 nell’ambito della ICT Week, la settimana delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Le voci di queste donne, che rivendicano il loro diritto ad avere più spazio in un settore a prevalenza maschile come quello dell’IT, rappresentano una piccola ma significativa rivoluzione, ancor più importante in un paese a maggioranza musulmana come l’Uzbekistan, dove il cammino verso l’inclusione, la giustizia e la sicurezza per le donne è lungo a tortuoso. E dove la lotta verso l’uguaglianza deve fare i conti non solo con gli stereotipi di genere diffusi lì come nei Paesi occidentali, ma anche con rigide norme culturali che continuano a frenare l’emancipazione. In due ore di conferenza si sono alternate sul palco imprenditrici, attiviste e rappresentanti di organizzazioni no-profit dell’Asia centrale, il cui scopo, come si legge sul sito internet di una di queste organizzazioni, è “creare una rete di donne progressiste per contribuire a trasformare la società e a promuovere l’uguaglianza di genere nei settori tecnologici”.
I nuovi progetti per l’empowerment femminile
In testa a questa cordata di donne c’è Kamola Sobirova, consigliera del ministro delle tecnologie digitali della Repubblica dell’Uzbekistan, molto attenta alle questioni femminili, e alla guida del “Gap”, il club delle donne nell’IT. È anche grazie a lei che nell’ambito della ICT Week è stato firmato un memorandum d’intesa tra l’organizzazione no-profit “Techno Women” del Kazakistan e l’Associazione per l’educazione all’IT dell’Uzbekistan: una firma che segna l’inizio dell’attività del movimento femminista anche a Tashkent.
Inoltre, sono state avviate delle partnership con alcune organizzazioni mondiali che si battono per l’uguaglianza di genere, come “Un Women”, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’empowerment femminile.
Negli anni scorsi, tra il 2021 e il 2022, un programma analogo chiamato IT-Women aveva permesso di formare in Uzbekistan circa 4.400 ragazze fra i 12 e i 35 anni, che hanno acquisito competenze informatiche e imprenditoriali.
“Uno degli obiettivi del Ministero delle Tecnologie digitali è quello di trasformare l’Uzbekistan in un importante hub dell’IT . Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale coinvolgere le donne, che costituiscono la metà della nostra popolazione, e potenziare i loro talenti”.
Kamola Sobirova
Una sfida difficile
La scommessa è ambiziosa. Ma il solo fatto che sia stata lanciata rappresenta un passo importante in un paese dove, secondo Amnesty International, “gli stereotipi di genere e l’enfasi sui valori familiari tradizionali e sulle norme culturali discriminatorie hanno continuato a ostacolare i progressi nella realizzazione dei diritti di donne”.
L’Uzbekistan è infatti al 94esimo posto del Women peace and security index (Wps Index), che valuta 177 Paesi in termini di inclusione, giustizia e sicurezza per le donne. Prendendo in considerazione per un momento solo i cinque Stati dell’Asia centrale, l’Uzbekistan è penultimo nella lista dopo il Kirghizistan, che lo segue nella 95esima posizione; a guidare la classifica regionale c’è invece il Turkmenistan, al 58esimo posto del Wps Index, seguito dal Kazakistan (settantesimo) e dal Tagikistan (novantesimo). Per fare un paragone, l’Italia è al 34esimo posto.
What are the best countries to be a woman? In the 4th edition of their annual Women, Peace and Security Index, @giwps and @PRIOresearch ranked 177 countries on 13 indicators ranging from education and employment to laws and organized violence. pic.twitter.com/1MTb6ANlsS
Nessun paese al mondo, nemmeno in Occidente, vanta risultati perfetti nel Wps Index, e le disparità variano a seconda del territorio. Ma qualche segnale di miglioramento lo si intravede anche in Uzbekistan, dove si lavora a una serie di iniziative per incrementare la presenza femminile nella vita socio-politica ed economica del paese. Negli ultimi cinque anni, ad esempio, è quasi raddoppiata la partecipazione politica delle donne, che adesso occupano il trenta per cento dei seggi in parlamento (in Italia, il 33 per cento); l’occupazione femminile è al 44,7 per cento (in Italia, al 55,7 per cento) ed è leggermente aumentato il periodo di scolarizzazione femminile (in media, le ragazze in Uzbekistan studiano 11,7 anni, in Italia, 10,6). Inoltre, sono stati stanziati dei fondi per finanziare le Pmi a conduzione femminile e promuovere una crescita economica inclusiva.
C’è ancora moltissimo lavoro da fare, però, sul fronte dell’autonomia economica femminile, dell’accesso alla giustizia e della lotta contro la violenza domestica. Tuttavia, su quest’ultimo punto è stato raggiunto da poco un traguardo storico.
Un traguardo storico per l’Uzbekistan
Nella primavera 2023 il parlamento uzbeco ha compiuto un passo senza precedenti, adottando all’unanimità un pacchetto di emendamenti al codice penale che criminalizzano la violenza domestica e garantiscono nuove tutele a donne e bambini. Tra le varie cose, gli emendamenti penalizzano finalmente molestie e stalking, rendono impossibile la libertà condizionale per gli autori dei reati sessuali ed escludono che i responsabili evitino pene più severe solo perché dichiarano di non conoscere l’età della vittima. Un cambiamento importante, in un paese dove tra gennaio a novembre 2021 sono stati segnalati quasi 36mila casi di violenza contro le donne.
Come scrive Amnesty International, l’Uzbekistan è oggi il quinto paese dell’Europa orientale e dell’Asia centrale a criminalizzare la violenza domestica come reato a sé stante, dopo Georgia, Kirghizistan, Moldavia e Ucraina. Adesso la vera scommessa sarà convincere le donne vittime di violenza a denunciare i propri aguzzini.
In Uzbekistan, the private sector is putting emphasis on advancing gender equality – following the country's introduction of crucial laws on equality.@Milana71958955 of @_EmergingEurope reports: https://t.co/vRy1xGg4zx
“La criminalizzazione della violenza domestica è un cambiamento importante per la nostra società — ha dichiarato in un’intervista Nozima Davletova, consulente per le questioni di genere, alla guida di una fondazione per il sostegno e lo sviluppo dei mass media in Uzbekistan —. Si tratta di un duro colpo nei confronti delle norme conservatrici e tradizionali”.
“A livello governativo le cose stanno iniziando a muoversi ma bisogna ancora superare le barriere all’interno della società — ha commentato a Lifegate Gulsara Sharipova, che lavora nel settore delle tecnologie per l’innovazione e ha partecipato alla conferenza “Empowering women in IT” —. Certo, vent’anni fa la situazione era sicuramente peggiore. Oggi buona parte delle famiglie uzbeche è favorevole al fatto che le proprie figlie studino e si realizzino. Ma dipende molto dalla famiglia e dal tipo di lavoro che la donna vuole intraprendere: nel nostro paese, ad esempio, le porte nel settore dell’insegnamento sono aperte, ma non si può dire altrettanto della politica e dell’ingegneria”.
Uzbekistan strengthens laws to protect women and minors from violence. Domestic violence is finally criminalized. Stricter punishment for sexual violence against minors. A win for civil society and progress! #Uzbekistan#ViolenceAgainstWomenpic.twitter.com/GqRlNKHruj
La strada per sconfiggere gli atteggiamenti patriarcali nella società e raggiungere una reale uguaglianza di genere è ancora lunga. E sotto certi aspetti, coincide con il difficile cammino verso l’emancipazione che milioni di donne stanno compiendo anche nei Paesi occidentali.
Secondo alcune donne uzbeche che hanno condiviso con noi la loro esperienza, il cambiamento di mentalità all’interno delle famiglie si manifesta quando i genitori e i mariti vedono la felicità delle ragazze che raggiungono i propri obiettivi negli studi e nel lavoro: solo così il ruolo della donna viene finalmente rivalutato.
“Anche se secondo la Costituzione dell’Uzbekistan abbiamo gli stessi diritti degli uomini, alle donne viene inculcato fin da piccole che la priorità nella vita è il matrimonio”
Kamola Sobirova
Anche chi riesce a superare queste convinzioni, si scontra poi con l’incomprensione del proprio partner. “Quando spingi le donne a sviluppare le proprie ambizioni, stranamente gli uomini si spaventano”, ha detto Sobirova. Per questo, è fondamentale educare non solo le donne, ma anche gli uomini, promuovendo modelli di successo per entrambi i sessi. Investire nell’istruzione, quindi, è fondamentale per creare nuove generazioni non solo istruite e spiritualmente ricche, ma anche socialmente eque e responsabili.
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