
Sarebbero in atto delle trattative col paese africano per favorire la “migrazione volontaria” dei gazawi. Per molti è espulsione forzata.
Un commando di terroristi ha assaltato una moschea gremita di fedeli nella provincia del Nord-Sinai, in Egitto, provocando una carneficina.
È drammatico il bilancio di un attentato terroristico avvenuto oggi, venerdì 24 novembre, in Egitto. Già dopo poche ore si è delineata una cifra di oltre trecento persone morte all’interno della moschea di Al Rawdah situata nel villaggio di Bir al-Abed, a una quarantina di chilometri da Al-Arish, capoluogo della provincia del Nord-Sinai. Tutte le vittime erano all’interno del luogo sacro per la preghiera settimanale.
Le ricostruzioni indicano che un commando armato ha assaltato la moschea. Le fotografie circolanti poco dopo già mostravano un autentico massacro.
At least 155 people now thought to have died in bomb and gun attack on mosque in Egypt’s North Sinai — state news agency https://t.co/YpUhdrB4wp
— BBC Breaking News (@BBCBreaking) November 24, 2017
L’ultimo bilancio è di 305 morti (di cui 27 bambini) e 128 feriti. Gli attentatori sarebbero giunti sul posto su fuoristrada. Pare siano stati addirittura usati lanciarazzi all’interno del luogo di culto, sparando poi sui fedeli che fuggivano dopo le esplosioni. Le stime delle vittime provengono dalla Procura generale egiziana al Cairo.
Sarebbero anche andate in fiamme una decina di auto parcheggiate davanti alla moschea, ha riferito un consigliere comunale, Salama El Rokei.
Il luogo di culto islamico si trova lungo la cosiddetta “autostrada internazionale” ed è frequentato anche da automobilisti di passaggio.
Pare stia emergendo dalla stampa egiziana che l’imam della moschea organizzasse due volte a settimana cerimonie sufi e aveva ricevuto di recente minacce che puntavano a farlo smettere. Lo stesso religioso sarebbe stato raggiunto da una ventina di colpi. Il sufismo è una dottrina e disciplina di perfezionamento spirituale islamico che alcuni gruppi considerano eretica. L’attentato non è stato ancora rivendicato, ma l’Isis aveva già attaccato la comunità sufi del Sinai, uccidendo e decapitando alcuni maestri molto venerati.
L’Egitto ha annunciato un lutto nazionale di tre giorni per le vittime.
Il Governatorato del Sinai del Nord (arabo: محافظة شمال سيناء, Muḥāfaẓat Shimāl Sīnāʾ) è un governatorato dell’Egitto che si trova nel nord della penisola del Sinai. Il capoluogo è al-Arish, e confina con la striscia di Gaza.
Dal 2013, ovvero da quanto l’esercito ha destituito il presidente islamico Mohamed Morsi, la nazione nordafricana non trova pace. I gruppi jihadisti legati all’organizzazione Stato Islamico hanno perpetrato numerosi attacchi, prendendo regolarmente di mira la stessa provincia.
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