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Dopo Nissan, Bmw e smart, ora anche Renault riutilizza le batterie delle auto elettriche giunte a fine vita. L’obiettivo è immagazzinare a basso costo l’energia degli impianti fotovoltaici domestici, rilasciandola nei periodi di picco.
Le batterie esauste delle auto elettriche non sono un problema; anzi costituiscono una risorsa. Parola di Renault che, seguendo una linea già tracciata da altri costruttori, ad esempio Nissan, Bmw e smart, sostiene la possibilità di rigenerare gli accumulatori e sfruttarli in ambito domestico, trasformando ogni casa in una mini centrale di produzione e stoccaggio d’energia rinnovabile. Così facendo, le celle ordinariamente destinate allo smaltimento possono godere di un ciclo di vita prolungato di almeno quindici anni.
Il riutilizzo degli accumulatori è uno dei principali nodi che la mobilità sostenibile dovrà sciogliere nel breve periodo. Il Gruppo Daimler, cui fanno capo i marchi Mercedes-Benz e smart, ha fornito una risposta “aggregativa” al tema, vale a dire ha destinato oltre 1.000 batterie provenienti dalla city car smart fortwo electric drive allo stoccaggio dell’energia prodotta mediante fonti rinnovabili, in primis eolica e fotovoltaica. Gli accumulatori, nello specifico, sono stati raggruppati in un deposito a Lünen, in Vestfalia. Diverso approccio da parte di Renault che, pur perseguendo le stesse finalità, ha puntato sulla dimensione privata e domestica dei sistemi di immagazzinamento.
La casa francese, in collaborazione con la Powervault, divisione del Gruppo Dell specializzata nello stoccaggio d’energia e dati, ha riutilizzato le batterie per i veicoli elettrici giunte a fine vita, quindi con circa dieci anni d’attività alle spalle, per realizzare un sistema di immagazzinamento domestico dell’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici residenziali. Prelevando gli accumulatori sia dalle vetture per il trasporto delle persone sia dai mezzi commerciali a zero emissioni, è stato possibile – per ora in via sperimentale – creare un sistema circolare virtuoso: nei momenti di minima necessità le celle stoccano energia, mentre quando vi è un maggiore fabbisogno, anziché attingere alla rete, rilasciano la propria carica. Una tecnologia che richiama alla mente i Powerwall dell’americana Tesla, ma che promette di essere più economica.
Perché utilizzare batterie già sfruttate anziché affidarsi a nuove unità? Innanzitutto per ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione e allo smaltimento delle moderne celle al litio. In seconda battuta, perché gli accumulatori di derivazione automotive, sebbene utilizzati a fondo, dopo dieci anni mantengono una capacità residua prossima all’80 per cento, ideale per i sistemi di stoccaggio residenziale che non richiedono picchi di potenza improvvisi e non necessitano di cicli di ricarica/scarica rapidi. In ultima analisi, perché così facendo l’home storage con batterie rigenerate ha costi inferiori del 30 per cento rispetto a un analogo sistema con accumulatori “freschi”. Ambiente e risparmio possono andare a braccetto.
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