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Erdogan guiderà la Turchia per altri cinque anni. Secondo i risultati ufficiali, alle prime elezioni dopo la riforma costituzionale ha ottenuto il 53%.
Recep Tayyip Erdogan è stato confermato presidente della Turchia. Le elezioni che si sono tenute nella giornata di domenica 24 giugno lo hanno incoronato nuovamente capo dello Stato. E, stavolta, anche primo ministro: si è trattato infatti della prima consultazione dopo la riforma che ha portato la nazione euro-asiatica ad un sistema “iper-presidenziale”. Nel quale le figure di presidente e premier coincidono in un unico organismo monocratico.
Erdogan, dunque, rimarrà al potere per almeno altri cinque anni, dopo i quindici già trascorsi alla guida del suo paese. “Ad aver vinto queste elezioni è la democrazia, è la volontà del popolo. Ad aver vinto è ciascuno dei nostri 81 milioni di cittadini”, ha affermato il presidente di fronte alla folla che lo ha acclamato davanti alla sede dell’Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo, di ispirazione islamico-conservatrice).
Secondo quanto riportato dai media locali, dopo che la quasi totalità dei seggi è stata scrutinata, Erdogan risulta arrivato in testa con circa il 53 per cento delle preferenze. Il suo principale avversario, il socialdemocratico Muharrem Ince, si è fermato al 30,7 per cento. Si votava però anche per il rinnovo del Parlamento: l’alleanza dominata dal partito del presidente ha raccolto il 53,61 per cento, mentre quella d’opposizione si è attestata attorno al 34 per cento.
Le cifre, però, sono state contestate dalla coalizione anti-Erdogan: il Partito repubblicano del popolo (Chp), che aveva inviato propri rappresentanti nella maggior parte dei 180mila seggi sparsi sul territorio turco, ha affermato che secondo i propri calcoli il presidente non avrebbe in realtà superato la soglia del 50 per cento. E, dunque, non sarebbe stato eletto al primo turno. Il portavoce del Chp, Bülent Tezcan, ha parlato di “grossolana manipolazione” e di risultati ufficiali “irreali”.
Inoltre, ha aggiunto il politico dell’opposizione, “numerose denunce sono state depositate, soprattutto nella provincia di Sanliurfa”. È stato perfino citato il caso di uno scrutatore, che ha affermato di aver estratto più schede salla propria urna rispetto al numero totale di elettori iscritti. La procura responsabile per territorio ha annunciato di aver aperto un’inchiesta e quattro persone sono già state arrestate, secondo l’agenzia di stampa Anadolu.
Infine, i responsabili del Partito democratico dei popoli (Hdp), il principale movimento politico filo-curdo della Turchia, hanno fatto sapere dalla città di Diyarbekir, nel sud-est della Turchia, di aver superato la soglia di sbarramento fissata al 10 per cento. I rappresentanti del partito potranno dunque contare su alcuni seggi in Parlamento nel corso della prossima legislatura.
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