Il Parlamento ha votato gli ultimi atti del pacchetto Fit for 55: delusione o soddisfazione?

Il Parlamento europeo ha approvato tre atti legislativi sulle emissioni del pacchetto Fit for 55. Per molti, però, si tratta di un accordo al ribasso.

  • Il Parlamento europeo vota tre atti legislativi sulle emissioni che fanno parte del pacchetto Fit for 55.
  • Il voto fa seguito alla bocciatura di un mese fa.
  • Le parti politiche hanno trovato un nuovo accordo he in molti giudicano al ribasso.

Il Parlamento europeo ha approvato mercoledì 22 giugno la sua posizione negoziale su tre importanti atti legislativi dell’Unione europea che fanno parte del pacchetto Fit for 55, ovvero di quel pacchetto legislativo che ha lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, e conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con gli stati membri sulla forma definitiva da dare alle norme.

pascal cafin, fit for 55
Il presidente della commissione Ambiente al Parlamento europeo, Pascal Cafin © European Union 2021

Riforma del sistema di scambio di quote di emissioni

Il primo dei tre atti riguarda l’obiettivo del Parlamento di incentivare le industrie a ridurre ulteriormente le loro emissioni e investire in tecnologie più verdi. I deputati hanno proposto di riformare il sistema di scambio di quote di emissione (Ets, Emission trading system) attraverso varie misure.

Tra queste, l’istituzione di un nuovo sistema di scambio, un Ets II, dedicato agli edifici e al trasporto su strada, con l’esclusione degli edifici privati almeno fino al 2029. Inoltre, il parlamento propone di aumentare al 63 per cento l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030, che è più del 61 indicato dalla Commissione ma meno del 67 per cento proposto dai deputati della commissione ambientale del parlamento.

Il pacchetto votato comprende anche la graduale eliminazione delle quote gratuite dal 2027 e loro completa eliminazione entro il 2032: il sistema Ets, introdotto nel 2005, impone un prezzo ai cosiddetti “diritti ad inquinare”. Prezzo che però è stabilito secondo logiche di mercato e che a lungo è rimasto a livelli irrisori, facendo piovere critiche sull’efficacia dello stesso sistema Ets. Inoltre, finora è stata prevista l’assegnazione di quote gratuite tra il 2021 e il 2030 alle imprese per un valore pari a 160 miliardi di euro: tra queste figurano imprese legate all’acciaio, al cemento, alla chimica, cioè ad alta intensità energetica.

emissioni di CO2, fit for 55
Per raggiungere la piena decarbonizzazione per metà secolo, il nostro paese dovrà ridurre di 390 milioni di tonnellate di CO2 equivalente © Sean Gallup/Getty

Il meccanismo di adeguamento delle emissioni alle frontiere

Il secondo voto ha riguardato il meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere (Cbam) che serve a sostenere la riduzione delle emissioni nei paesi non europei e prevenire la rilocalizzazione delle emissioni: le aziende europee, infatti, possono scegliere di delocalizzare la produzione, sfruttando proprio le regole più permissive adottate al di fuori dei confini comunitari. Il meccanismo vuole correggere questo comportamento.

Fra le proposte approvate figurano l’introduzione graduale e anticipata del Cbam entro il 2032 (anno in cui verranno eliminate le quote gratuite Ets) e l’estensione del campo di applicazione ai prodotti chimici organici, alla plastica, all’idrogeno e all’ammoniaca, nonché alle emissioni indirette. Inoltre, un importo equivalente alle entrate del Cbam nel bilancio dell’Unione europea verrà utilizzato per sostenere la transizione verde nei paesi meno sviluppati.

Fondo sociale per il clima

In ultimo, il Parlamento ha sostenuto la creazione di un Fondo sociale per il clima per aiutare le persone più colpite dalla povertà energetica a far fronte all’aumento dei costi della transizione energetica.

Per il parlamento, il Fondo dovrebbe includere misure temporanee di sostegno diretto al reddito (come la riduzione delle tasse e delle tariffe energetiche) per far fronte all’aumento dei prezzi del trasporto su strada e del combustibile per riscaldamento.

Oltre a questi sostegni, misure simili dovrebbero sostenere gli investimenti nella ristrutturazione degli edifici, nelle energie rinnovabili e in tutte quelle attività per passare dal trasporto privato a quello pubblico, al car pooling e car sharing e all’utilizzo di modi di trasporto attivi quali la bicicletta. Secondo il parlamento, le misure dovrebbero essere attuate tramite incentivi fiscali, voucher, sovvenzioni o prestiti a tasso zero.

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Tra i settori interessati da Fit for 55 anche quello dei trasporti © pasja1000/Pixabay

Un accordo al ribasso o un compromesso?

Ora la posizione del Parlamento verrà negoziata con la Commissione, il Consiglio e gli stati membri europei. Ma intanto c’è chi ha criticato l’operato dei deputati: in effetti, un pacchetto più ambizioso in termini di emissioni era stato bocciato appena un mese fa dal Parlamento, soprattutto a causa dell’opposizione della destra. Così gli schieramenti hanno trovato un nuovo accordo, che molti giudicano al ribasso. Per altri si tratta di un compromesso naturale.

Questo riguarda soprattutto l’Ets: la proposta bocciata l’8 giugno chiedeva ai settori coperti dal meccanismo delle quote di puntare a una riduzione delle emissioni del 67-68 per cento. La destra non era d’accordo, perché temeva un contraccolpo per le aziende. Così si è arrivati al compromesso del 63. E poi c’è la questione della fine delle quote libere per l’industria, che verrebbe introdotta a partire dal 2027 e raggiunta nel 2032, con un ritmo molto lento nei primi due anni.

Questi compromessi negoziati al ribasso in relazione all’emergenza climatica mostrano quanto sia alta la posta in gioco e quanto lontani siano gli interessi di salvaguardia del pianeta (e con esso delle generazioni che verranno) di una certa parte politica.

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