Sono quattro le epidemie in Repubblica Democratica del Congo. Il nuovo focolaio di ebola potrebbe far cadere il Paese in una catastrofe senza precedenti.
Immediato e caustico, attraverso un tweet, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha fatto sapere al mondo dell’esplosione di un nuovo focolaio di ebolanella Repubblica Democratica del Congo. “È stato rilevato nella regione occidentale della nazione africana, vicino a Mbandaka, nella provincia di Equatore. Il ministero della Salute locale ha identificato sei nuovi casi e cinque persone sono già morte. Il paese è attualmente nella fase finale della lotta contro l’ebola, contro il coronaviruse contro la più grande epidemia di morbillo al mondo”. È con queste parole che Ghebreyesus, lunedì 1 giugno, ha messo in allerta il pianeta sulla situazione estremamente drammatica che sta attraversando il paese dei Grandi laghi.
Morbillo, ebola e coronavirus nella Repubblica Democratica del Congo
Nell’ex Congo belga sono in corso infatti ben quattro epidemie: quella di coronavirus, che ad oggi si attesta su 3194 contagi e 72 decessi, quella di morbillo, in corso da gennaio 2019, che ha provocato la morte di oltre 6780 persone e 370mila contagi. Quella di ebola in Nord Kivu e Ituri che, dopo 19 mesi, sembrava essere cessata ma invece è tornata a infiammare la regione e ha causato la morte di oltre 2270 persone e 3400 contagi (il 30 per cento delle vittime è rappresentato da minori di 14 anni) e quest’ultimo focolaio, sempre di ebola, esploso a Mbandaka, città di 345mila abitanti sulle rive del fiume Congo, che al momento ha già causato la morte di cinque persone.
”Cinque persone, tra cui una ragazza di 15 anni, sono morte di ebola” ha confermato l’Unicef, attraverso un comunicato con il quale ha fatto sapere anche che i decessi sono avvenuti tra il 18 e il 30 maggio, ma solo da lunedì 1 di giugno le morti sono state correlate al virus. L’ebola, che vede la sua origine negli animali selvatici e si trasmette attraverso il contatto con qualsiasi fluido biologico di una persona infetta, presenta un tasso di letalità che oscilla tra il 60 e il 90 per cento.
Five people, including a 15-year-old girl, have died of Ebola in a fresh outbreak of the virus in the Democratic Republic of Congo, UNICEF says. Nine cases total have been reported, according to the organization. https://t.co/ieHdTS5xol
Una volta manifestatasi, dopo il periodo di incubazione che varia dai 2 ai 21 giorni, causa prima di tutto febbre e nausea. Quindi sopraggiungono diarrea e vomito e poi emorragie interne, collasso di organi, apparati e, infine, la morte. Il rischio nell’ammalarsi è dunque altissimo, soprattutto in una nazione nella quale il sistema sanitario è assolutamente precario. Con gli ospedali che spesso, in virtù della mancanza di strutture idonee e della possibilità di effettuare esami mirati, si rivelano i luoghi di diffusione del contagio.
“Mia figlia aveva la malaria, ha contratto ebola in ospedale ed è morta”
“Mia figlia aveva la malaria; siamo andati in un centro ospedaliero dove è stata ricoverata ma lì ha contratto l’ebola. Hanno provato a curarla, ma non c’è stato niente da fare: dopo tre giorni è morta”, racconta il padre di Kavira Esperance, una ragazza di 13 anni deceduta a luglio, mentre in Nord Kivu imperversava l’epidemia del virus più mortale al mondo. Considerando che nel paese africano imperversano oltre cinquanta formazioni di ribelli e che insieme al contagio si sono diffuse anche teorie del complotto – che hanno spinto sempre più cittadini a credere che il virus non esista e sia solo una strategia di potenze occulte per sterminare la popolazione congolese – ora il timore è che lo stato congolese (uno dei più poveri al mondo secondo l’Indice di sviluppo umano, con più di 4 milioni di rifugiati e 13 milioni di persone bisognose di aiuti per sopravvivere) non sia capace di sopportare l’urto di un’altra epidemia di ebola.
Robert Goshon, della Croce rossa internazionale, nel momento in cui il timore era il diffondersi del Covid-19 nel paese africano, dichiarava che “una doppia epidemia sarebbe una catastrofe che né il Congo né il resto del mondo possono permettersi”. Adesso che le epidemie accertate sono quattro è legittimo domandarsi se la Repubblica Democratica del Congo stia precipitando davvero verso una catastrofe che non sarà in grado di affrontare.
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