
Le indagini della Procura di Bari sollevano nuovi dubbi sulle strategie di lotta alla Xylella, mostrando gli interessi economici coltivati all’ombra della fitopatia. Ma c’è dell’altro.
Cosa è il formaggio fuso Il formaggio fuso cominciò a essere prodotto in Germania fin dal 1895 per poi iniziare a essere diffuso nel 1910. Si ottiene a partire da formaggi diversi opportunamente miscelati per mezzo di una fusione. Nato per riutilizzare i formaggi di scarto, il formaggio fuso ha trovato con il tempo una
Il formaggio fuso cominciò a essere prodotto in Germania fin dal 1895 per poi iniziare a essere diffuso nel 1910. Si ottiene a partire da formaggi diversi opportunamente miscelati per mezzo di una fusione. Nato per riutilizzare i formaggi di scarto, il formaggio fuso ha trovato con il tempo una propria legittimazione nel mercato arrivando a coprire il 6.5% del formaggio consumato dalle famiglie italiane.
Per la fusione non si utilizzano in realtà formaggi andati a male, ma solo formaggi che, durante la fase di stagionatura hanno riscontrato qualche piccolo difetto di aspetto o forma, rispetto alla richiesta del mercato e per questo considerati invendibili. Con la fusione a 85° danno vita a un nuovo prodotto.
Per facilitare la fusione e rendere omogeneo e stabile il risultato finale, si rende necessaria l’aggiunta dei cosiddetti “sali di fusione”, i polifosfati e/o i citrati di sodio, che consentono la trasformazione della miscela di formaggi e acqua in una emulsione stabile.
Possono essere aggiunti altri ingredienti come sale, siero di latte in polvere, burro, crema e derivati del latte.
Sebbene formaggini e fette per toast vengano identificati come prodotti per bambini, la presenza dei polifosfati rende questi formaggi poco adatti alla loro alimentazione e a quella degli anziani, in quanto riducono l’assorbimento intestinale del calcio.
Il loro contenuto minimo di sostanza grassa è del 42%, se la provenienza è da formaggio svizzero e del 35% se realizzati con formaggi di diversa provenienza.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le indagini della Procura di Bari sollevano nuovi dubbi sulle strategie di lotta alla Xylella, mostrando gli interessi economici coltivati all’ombra della fitopatia. Ma c’è dell’altro.
Sono oltre 24mila gli allevamenti intensivi di polli e suini in Europa, molti sorti nell’ultimo decennio. Un’inchiesta ne fa la mappatura e ne denuncia le principali problematiche.
Secondo uno studio, il passaggio da una dieta tradizionale africana a una tipica del mondo occidentale globalizzato, aumenta l’infiammazione e diminuisce la risposta ai patogeni. Il passaggio inverso comporta invece benefici.
Secondo quanto osservato da ricercatori statunitensi, la dieta mediterranea ha del potenziale per contrastare i disturbi della sindrome dell’intestino irritabile.
I ricercatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna hanno osservato un aumento dell’incidenza di tumori in diversi sedi con la somministrazione di bassi dosi di glifosato.
Rigenerazione e salute. Sono le parole chiave che è tempo di sovrascrivere a quelle attuali di impoverimento e degrado, imposte dall’agricoltura intensiva. Una sostituzione che scuote equilibri e merita attenzione.
Secondo uno studio americano sulla salute metabolica, il consumo di ceci è in grado di abbassare il colesterolo, mentre quello di fagioli neri riduce l’infiammazione.
I risultati di un progetto pilota sull’agricoltura rigenerativa mostrano i vantaggi di questo approccio rispetto all’agricoltura convenzionale. Registrando una produttività complessiva più elevata.
Dopo cinque minuti di esposizione alla pubblicità di cibo spazzatura i bambini consumano più calorie: lo studio presentato al Congresso europeo sull’obesità.