Disuguaglianze, in Francia i poveri vivono 13 anni meno dei ricchi

Uno studio mostra come l’aspettativa di vita dipenda fortemente dal denaro che si ha a disposizione. Anche in una nazione ricca come la Francia.

Esseri poveri in un paese come la Francia significa avere una speranza di vita di tredici anni inferiore rispetto alla fascia più agiata della popolazione. Il dato, allarmante, mostra come – e fino a che punto – le disuguaglianze siano in grado di incidere in modo dirompente sulla vita delle persone. Anche nelle nazioni ricche del Nord del mondo.

Il raffronto tra il 5 per cento più povero e quello più ricco della popolazione

A fornire le cifre è un’inchiesta condotta dall’Istituto nazionale di statistica e studi economici (Insee), i cui risultati sono stati resi noti il 6 febbraio. Gli autori della ricerca hanno confrontato la speranza di vita del cinque per cento più povero della popolazione transalpina con quella del cinque per cento più ricco. Così, i cittadini di sesso maschile che possono vantare un tenore di vita medio di 5.800 euro al mese (tra redditi e ricchezza personale) possono ambire a restare in vita quasi 84 anni e mezzo. Al contrario, chi non ha a disposizione più di 470 euro al mese è probabile che non riesca ad arrivare al 72esimo compleanno.

Lo scarto risulta un po’ meno importante per le donne: si va dagli 80 anni delle meno agiate agli 88 delle più abbienti. Ciò è dovuto, secondo l’istituto di statistica, “a dei comportamenti più sani, a un monitoraggio sanitario più attento e a una durata della vita lavorativa meno importante” rispetto agli uomini. L’Insee fornisce anche una sorta di parametro della correlazione tra ricchezza disponibile e durata della vita: una volta superata la soglia dei mille euro al mese, ogni cento euro supplementari a disposizione si guadagnano 0,9 anni di vita.

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La speranza di vita del cinque per cento più povero della popolazione francese è di tredici anni più bassa di quella del cinque per cento più ricco © Thierry Chesnot/Getty Images

Un’altra inchiesta denunciava la rinuncia alle cure da parte dei più poveri

Essere o meno in possesso di un diploma, invece, non cambia le cose in modo sostanziale: “È piuttosto il denaro che si ha a disposizione a facilitare la prevenzione e l’accesso alle cure. Esso può rappresentare la garanzia diretta di un buono stato di salute”, ha sottolineato l’Insee. D’altra parte, secondo un’altra inchiesta pubblicata nel 2014, un adulto su dieci facente parte del 20 per cento più povero della popolazione afferma di essere stato costretto a rinunciare ad uno o più consulti medici per ragioni finanziarie. Inoltre, l’istituto francese ha evidenziato l’esistenza di circoli viziosi: un cattivo stato di salute può deteriorare le risorse e portare così ad un ulteriore peggioramento.

Infine, nel rapporto è stata fornita un’indicazione dal punto di vista geografico: esiste uno scarto particolarmente marcato nella speranza di vita tra chi abita nelle regioni del nord (Bretagna, Normandia, Haute de France e Grand Est) rispetto a chi vive nel sud mediterraneo (in particolare nella regione Occitania).

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