L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Il governo israeliano ha rigettato l’ipotesi di un’inchiesta indipendente sugli scontri nella striscia di Gaza che hanno portato all’uccisione di 17 palestinesi.
Si tratta di “richieste ipocrite” e per questo “non ci sarà alcuna commissione d’inchiesta” su quanto accaduto nella striscia di Gaza venerdì 30 marzo. Ad affermarlo è il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman, che ha risposto così a chi chiedeva di fare luce sull’accaduto.
Una grande manifestazione organizzata dai palestinesi al confine con Israele è sfociata infatti in violenti scontri con l’esercito della nazione ebraica. Quest’ultimo ha aperto il fuoco sulla folla uccidendo diciassette persone e ferendone circa 1.400. “Mi congratulo con i nostri soldati”, ha aggiunto il primo ministro Benjamin Netanyahu, spiegando che il suo è “l’esercito più etico del mondo. Pertanto non accettiamo di ricevere lezioni da chi bombarda civili da anni senza pietà”.
Il riferimento è al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, che nel corso di una trasmissione televisiva ha commentato i fatti di Gaza rivolgendosi direttamente al capo del governo di Tel Aviv: “Sei un terrorista che occupa quelle terre. Ciò che stai facendo ai palestinesi rimarrà nella storia e noi non lo dimenticheremo mai”.
Al di là delle parole provenienti da Ankara, però, è una buona parte della comunità internazionale e delle organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo che ha puntato il dito contro l’esercito israeliano, soprattutto per via dell’uso di proiettili veri e non di gomma. Lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e l’Alta rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri, Federica Mogherini, hanno domandato un’inchiesta indipendente. Da parte loro, gli Stati Uniti hanno bloccato, sabato sera, un progetto di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu con il quale – oltre a chiedere l’indagine sull’accaduto – di chiedeva “a tutte le parti in causa di adoperarsi per prevenire nuove escalation”.
Israel rejects UN call for inquiry into Gaza killings https://t.co/2EO37X1usF pic.twitter.com/wWh53Ak739
— euronews (@euronews) April 2, 2018
Israele, intanto, mantiene la propria posizione: i suoi soldati hanno sparato perché alcuni manifestanti palestinesi si erano avvicinati troppo alla zona di frontiera. A tale ricostruzione ha risposto la ong Amnesty International: “È difficile credere – ha affermato l’associazione – che il lancio di pietre e altri oggetti verso la barriera da parte di alcuni palestinesi possa aver rappresentato una minaccia per la vita di militari ben equipaggiati, protetti da tiratori scelti, carri armati d’assalto e droni”.
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