Il conflitto tra Israele e Hamas ha già ucciso 15 giornalisti

12 giornalisti sono morti sotto le bombe di Israele, tre per l’attacco di Hamas. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) chiede di fermare questa strage.

  • Due giornaliste israeliane sono state uccise da Hamas al festival Supernova, un altro giornalista nel suo kibbutz.
  • 11 giornalisti sono morti nella Striscia di Gaza sotto le bombe di Israele, che hanno raso al suolo interi quartieri.
  • Un inviato di Reuters è morto nel sud del Libano sempre per le bombe israeliane, sulla carta lanciate contro Hezbollah.

Sono già 15 i giornalisti morti nel contesto della guerra tra Hamas e Israele. Il bilancio è stato diffuso dal Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), organizzazione indipendente che si occupa di libertà di stampa. Tre giornalisti, israeliani, sono morti il 7 ottobre durante l’assalto di Hamas al festival Supernova e ai kibbutz, mentre i bombardamenti di Israele contro la Striscia di Gaza e il sud del Libano hanno ucciso 12 giornalisti, tra cui un inviato dell’agenzia internazionale Reuters.

Funerale giornalisti
Il funerale a Gaza di uno dei giornalisti palestinesi uccisi dalle bombe israeliane © Ahmad Hasaballah/Getty Images

Tre giornalisti uccisi da Hamas

Il 7 ottobre l’organizzazione estremista palestinese Hamas ha dato via a un’operazione via terra e via aerea contro Israele. I miliziani hanno attaccato un festival che si stava svolgendo a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza e alcuni kibbutz, comunità agricole a gestione collettiva. Il bilancio attuale, a dieci giorni dall’attacco, è di 1.400 morti e circa 200 persone prese in ostaggio.

Tra i morti ci sono anche tre giornalisti israeliani. Yaniv Zohar, fotografo che lavorava per il giornale Yaniv Zohar, è stato ucciso durante l’assalto di Hamas al kibbutz di Nahal Oz. Ayelet Arnin, che si occupava di news per l’emittente radiofonica Kan, e Shai Regev, dipendente del giornale TMI, sono state invece uccise mentre si trovavano al festival Supernova, dove Hamas ha ucciso circa 270 persone

12 giornalisti uccisi da Israele

Il 7 ottobre, dopo l’attacco di Hamas, Israele ha dato il via ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Le bombe israeliane, sulla carta destinate a cancellare Hamas, hanno raso al suolo interi quartieri, colpendo nella maggior parte dei casi civili – a oggi si contano 2.808 morti, di cui 750 bambini. Alcuni raid sono stati condotti anche contro il Libano, dove opera l’organizzazione paramilitare Hezbollah.

Proprio nel sud del Libano è stato ucciso Issam Abdallah, videoreporter dell’agenzia Reuters che si trovava vicino al confine con Israele per documentare la tensione tra Tel Aviv e l’organizzazione libanese Hezbollah. Nel raid israeliano sono rimasti feriti altri quattro giornalisti e i video girati in loco fanno pensare che siano stati deliberatamente bersagliati, siccome si trovavano in una zona isolata e con la scritta Press ben in vista.

Altri 11 giornalisti sono invece stati uccisi dalle bombe israeliane nella Striscia di Gaza. I loro nomi erano Ibrahim Mohammad Lafi, fotografo di Ain Media, Mohammad Jarghoun, giornalista di Smart Media, Mohammad Al-Salhi, fotogiornalista dell’agenzia Fourth Authority, Assaad Shamlakh, giornalista freelance, Hisham Alnwajha, giornalista dell’agenzia Khabar, Mohammed Sobh, fotografo sempre dell’agenzia Khabar, Saeed al-Taweel, caporedattore del giornale Al-Khamsa News, Mohamed Fayez Abu Matar, fotogiornalista freelance, Ahmed Shehab, giornalista della radio Sowt Al-Asra, Husam Mubarak, giornalista della radio Al-Aqsa e Salam Mema, giornalista freelance.

L’appello del Cpj

Secondo il report del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), oltre ai 15 giornalisti che finora hanno perso la vita nel corso della guerra Israele-Hamas, ce ne sono otto che sono rimasti feriti e tre che risultano dispersi.

Davanti a un bilancio così tragico dopo soli 10 giorni di escalation, il Cpj ha fatto un appello. “I giornalisti stanno facendo grandi sacrifici in tutta la regione per coprire questo importante conflitto. Tutte le parti devono adottare misure per garantire la loro sicurezza e per fermare questo pesante e mortale tributo”, ha sottolineato Sherif Mansour, responsabile dell’organizzazione dell’area Medio-Oriente. “I giornalisti sono civili che svolgono un lavoro importante in tempi di crisi e non devono essere presi di mira dalle parti in guerra”.

Secondo il diritto internazionale, attaccare intenzionalmente i giornalisti in area di conflitto costituisce un crimine di guerra.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Come Kaïs Saïed ha svuotato la democrazia in Tunisia

Il presidente si riconferma con il 90% al termine di elezioni caratterizzate dall’eliminazione in massa degli oppositori. Ma per consolidare il proprio potere Saïed non potrà ignorare la crisi economica del paese, come fatto nei 5 anni precedenti.