
Decine di cittadini francesi hanno ritrovato nelle urine concentrazioni di glifosato ben oltre i limiti consentiti. E hanno sporto denuncia.
Bayer e Basf sono state condannate per una vicenda legata al pesticida dicamba. Decine di migliaia i procedimenti per il glifosato. E si pianificano tagli ai posti di lavoro.
Il tribunale federale di Cape Girardeau, negli Stati Uniti, ha condannato i colossi tedeschi Bayer e Basf a versare un indennizzo pari a 265 milioni di dollari (circa 244 milioni di euro) ad un coltivatore. Quest’ultimo, infatti, ha visto i propri alberi di pesco distrutti a causa di un pesticida prodotto dalle due aziende, il dicamba. Si tratta di un prodotto popolare ma controverso, proprio per gli effetti che può produrre sulle colture nei campi adiacenti, se su queste ultime non sono in grado di resistere all’aggressività dell’agente chimico.
Via #Reuters, U.S. peach grower awarded $265 million from Bayer, BASF in weedkiller lawsuit https://t.co/whFcsVxwiv #LegalTech #LegalNews #LegalServices ⚖️ #Lawyers #Attorneys #Legal #Law (#Lawfirm #Attorney #Lawyer)
— Law.Network℠ ⚖️ (@LawNetwork123) February 17, 2020
La decisione è stata resa nota nella giornata di sabato 15 febbraio. Secondo quanto riferito dall’agenzia Bloomberg, si tratta del primo processo negli Stati Uniti che riguarda il dicamba. Da parte sua, la Bayer ha fatto sapere che a suo avviso il pesticida non è pericoloso se utilizzato in modo adeguato. Per la compagnia tedesca, tuttavia, si tratta di un duro colpo. L’ennesimo: l’azienda è stata sommersa infatti da una valanga di richieste di risarcimento per un altro prodotto – il Roundup, a base di glifosato – accusato di essere responsabile di migliaia di malati.
Tanto da aver fatto sospettare che, di fronte al rischio di dover sborsare enormi indennizzi, la Bayer possa aver deciso di operare la scelta più “facile” (anziché modificare i propri business). Ovvero tagliare posti di lavoro per risparmiare e tranquillizzare gli investitori sulla capacità di fronteggiare le eventuali condanne, secondo quanto riportato dalla stampa internazionale.
La storia recente del colosso tedesco Bayer è legata a filo doppio alle vicende giudiziarie. Già nel mese di agosto del 2018, infatti, erano circa ottomila le denunce presentate negli Stati Uniti contro la multinazionale. Poi, dopo la condanna, da parte di un giudice di San Francisco, a pagare un risarcimento record ad un giardiniere malato di linfoma, che ha utilizzato per anni il Roundup – erbicida di punta della Monsanto, a base di glifosato – il numero di procedimenti è letteralmente esploso.
Le ultime informazioni parlano di almeno 42.700 richieste depositate pressi i tribunali americani. Un’impennata causata, secondo la Bayer, dalle pubblicità fatte girare in televisione da alcuni avvocati alla ricerca di querelanti. “Il numero di procedure avviate non dice nulla sulla loro ammissibilità”, ha replicato al quotidiano francese Le Figaro Werner Baumann, numero uno del gruppo.
La Bayer, infatti, continua a contestare la tossicità del glifosato, ricordando che la sostanza è autorizzata dalla stragrande maggioranza delle autorità di controllo di tutto il mondo. Lo stesso composto chimico, tuttavia, è stato anche inserito nell’elenco dei prodotti “probabilmente cancerogeni” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), organo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Breaking: #Bayer Confirms 4,500 German Job Cuts or 14% of German workforce in Post #Monsanto Reboot after losing 2 cancer lawsuits on Monsanto’s weedkiller #Roundup https://t.co/4CfOhNb0Lp #banglyphosate #Cancer #glyphosate
— Food Democracy Now! (@food_democracy) April 12, 2019
Al di là della disputa scientifica, in ogni caso, resta che la Bayer è stata già condannata. E un analista esperto del settore ha indicato a luglio in 15-20 miliardi di dollari il possibile costo che potrebbe gravare sull’azienda a causa di tali azioni legali. Una prospettiva che ha reso inquieti gli azionisti, preoccupati per le possibili ricadute sul titolo in Borsa.
Di qui il sospetto di una contromossa di Bayer, annunciata già nel novembre del 2018: tagliare circa 12mila posti di lavoro. “Il valore delle azioni è sceso di circa un terzo quest’anno”, spiegava all’epoca l’emittente britannica Bbc. Che annunciava risparmi per alcuni miliardi di euro, legati anche ad una serie di cessioni.
Pochi mesi dopo, è stata diffusa la notizia secondo la quale nella sola Germania il numero di licenziamenti dovrebbe essere pari a 4.500, di qui al 2025. Il che significa un taglio di un posto ogni sette, tenuto conto del fatto che Bayer dà lavoro a 32.100 persone nella sede di Leverkusen così come a Berlino, Wuppertal, Dormagen e Monheim. Nel frattempo, il Roundup continua ad essere commercializzato nonostante la sua pericolosità sia quantomeno oggetto di discussioni nella comunità scientifica.
Ma non è tutto. Il 22 novembre la Monsanto ha deciso di concludere un procedimento aperto presso un tribunale federale di Honolulu, alle Hawaii. L’azienda si è dichiarata colpevole di avere utilizzato in modo illegale un pesticida vietato, e altamente tossico, su delle colture di mais presso il sito di Valley Farm.
L’agente incriminato è il methyl-parathion, vietato negli Stati Uniti dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) a partire dal 2013. E illegale in Europa già dal 2003. Secondo quanto riportato dalla stampa internazionale, inoltre, i dirigenti avrebbero consentito ai dipendenti di accedere ai campi trattati con methyl-parathion soltanto 30 minuti dopo l’impiego del pesticida, nonostante le raccomandazioni indicano la necessità di aspettare almeno 31 giorni.
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