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La corte d’appello di Brescia ha assolto tutte le persone che nel 2012 parteciparono alla liberazione dei cani detenuti nel terribile allevamento di Montichiari.
Tutto è iniziato nell’aprile del 2012, quando alcuni manifestanti fecero irruzione nell’allevamento di cani destinati alla sperimentazione in vivo di Green Hill, situato a Montichiari, e liberarono decine di cani dalle gabbie, facendo così emergere le violenze e le irregolarità perpetrate dall’allevamento. Le iconiche immagini dei cuccioli portati in salvo, passati di mano in mano oltre il filo spinato, lontano dagli orrori dell’allevamento, verso una nuova vita, sono entrate nel nostro immaginario.
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A distanza di otto anni sono finalmente cadute le accuse rivolte alle persone che il 28 aprile 2012 portarono in salvo i primi beagle, inizialmente processati per furto, violazione di domicilio, danneggiamento e rapina.
“Restituita serenità ai giovani che svelarono quanto avveniva dietro il filo spinato dell’allevamento lager di Montichiari”. Soddisfatti per l’assoluzione dei ragazzi che liberarono i #beagle dagli orrori di #GreenHill @Nino_Morabito #dirittianimali https://t.co/dp0dvstxpx
— Legambiente Onlus (@Legambiente) March 4, 2020
La corte d’appello di Brescia, con la sentenza 2155/2019, ha assolto gli attivisti che fecero irruzione a Green Hill. “Accogliamo con viva soddisfazione la sentenza di assoluzione che mette la parola fine alle accuse rivolte a tutte le persone che il 28 aprile 2012 portarono in salvo i primi beagle dall’allevamento lager, successivamente condannato e chiuso per maltrattamento e uccisione di animali”, ha commentato Antonino Morabito, responsabile fauna, benessere animale e Cites di Legambiente.
L’associazione ambientalista ha contribuito attivamente alla chiusura dell’allevamento in provincia di Brescia, grazie al lavoro dei propri legali ha infatti fatto emergere le condizioni di illegalità di Green Hill e offerto difesa agli attivisti che hanno agito per fermare gli illeciti.
“La sentenza – ha affermato Morabito – restituisce serenità agli undici giovani che, coraggiosamente, esponendosi in prima persona, otto anni fa hanno portato alla luce quanto avveniva nei capannoni interrati dietro il filo spinato dei recinti dell’allevamento lager di Montichiari”.
In appena quattro anni, dal 2008 al 2012, a Green Hill sono morti 6.023 beagle a causa della mancanza di cure adeguate. Gli animali venivano soppressi in grande quantità anche in caso di lievi patologie, per evitare l’iscrizione nell’anagrafe canina. Erano inoltre vittime di violenze fisiche e psicologiche e maltrattamenti ripetuti, come la mancanza di anestesie idonee prima delle operazioni, e l’ambiente in cui “vivevano” era insalubre e non soddisfaceva le più basilari necessità dei cani, considerata, ad esempio, l’assenza di aree di sgambamento.
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