
Si svilupperà su una linea di 170 chilometri inibita alle automobili. Il tutto sorgerà all’interno della città di Neom, 33 volte più estesa di New York.
Lo ha certificato la nuova edizione del GreenMetric, la classifica che valuta le politiche e le azioni sostenibili delle università di tutto il mondo.
L’università di Bologna, l’Alma Mater Studiorum, ritenuta la più antica università del mondo occidentale, è da oggi anche l’ateneo più sostenibile, perlomeno in Italia. Lo ha certificato l’edizione 2017 di GreenMetric, ranking internazionale che valuta le iniziative green degli atenei.
GreenMetric, fondato nel 2010 dall’università dell’Indonesia, confronta gli atenei in termini di campus e programmi di sostenibilità basati su 34 indicatori e sei criteri. I criteri con cui viene valutata la diminuzione dell’impatto ambientale sono infrastrutture, energia e cambiamenti climatici, gestione dei rifiuti, gestione delle acque, trasporti e istruzione. Tra gli elementi presi in considerazione ci sono dunque gli spazi verdi, i consumi energetici e l’impatto delle attività didattiche e di ricerca.
Quest’anno Bologna è diventata l’università italiana più sostenibile tra i diciassette atenei in classifica, dando seguito a una costante crescita che l’ha vista passare dal terzo posto del 2015 all’attuale prima posizione. Ancora più significativa è l’ascesa nel posizionamento a livello mondiale, in un solo anno Unibo è infatti passata nella classifica generale, in cui sono valutati 619 atenei, dal 71° al 29° posto, scalando 42 posizioni, mentre nel 2015 era arrivata 125esima.
Il grande avanzamento in classifica dell’Alma Mater è merito soprattutto degli alti punteggi ottenuti grazie alle pratiche di gestione dei rifiuti, ai trasporti green e alle iniziative per ridurre il consumo energetico e mitigare i cambiamenti climatici. Nella valutazione di questi criteri ha ottenuto, rispettivamente, 1.650, 1.012 e 1.423 punti, sui 6.411 complessivi. Il punteggio più basso è invece quello relativo alla gestione delle acque, 550.
In vetta alla classifica troviamo l’università di Wageningen, università pubblica olandese, con annesso un istituto di ricerca, specializzata in studi agrari. Al secondo posto si è piazzata l’università inglese di Nottingham, mentre sul gradino più basso del podio c’è l’università della California a Davis, conosciuta come Uc Davis.
Lo scorso 29 settembre, in occasione del primo workshop nazionale dedicato a GreenMetric organizzato a Bologna dall’Alma Mater, all’università di Bologna è stato assegnato il ruolo di coordinatore nazionale del gruppo di università italiane che partecipano al ranking degli atenei sostenibili. L’ateneo emiliano avrà dunque il compito di rappresentare le università italiane al tavolo dei diciotto coordinatori nazionali di GreenMetric. Per farlo si avvarrà della collaborazione della Rete delle Università italiane per lo Sviluppo sostenibile (Rus), network che riunisce tutti gli atenei italiani impegnati sui temi della tutela ambientale e della responsabilità sociale, con l’obiettivo di diffondere “la cultura e le buone pratiche di sostenibilità, sia all’interno che all’esterno degli atenei, mettendo in comune competenze ed esperienze, in modo da incrementare gli impatti positivi in termini ambientali, etici, sociali ed economici delle azioni messe in atto dalle singole università, rafforzando inoltre la riconoscibilità e il valore dell’esperienza italiana a livello internazionale”.
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