![Brasile, il ministro dell’Ambiente chiede di indebolire le leggi ambientali](https://cdn.lifegate.it/xMsMlHrY1s-2lqFTIviJ23Yji2w=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/Ministro-dellAmbiente-brasiliano.jpg, https://cdn.lifegate.it/3HiwlWbIFH0uzg_SunzuHfX5Aqg=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/Ministro-dellAmbiente-brasiliano.jpg 2x)
Ricardo Salles ha invitato il governo a ridurre ulteriormente la tutela dell’ambiente, approfittando della pandemia di Covid-19 che distrarrebbe i media.
L’organizzazione ambientalista ha chiesto a Siemens di non partecipare al progetto di un’enorme diga idroelettrica nel cuore dell’Amazzonia brasiliana.
Siemens è uno dei più grandi produttori al mondo di turbine eoliche e punta molto sulla sostenibilità in fase di lancio dei propri prodotti, tuttavia l’azienda tedesca potrebbe presto avere un ruolo di primo piano nella distruzione dell’Amazzonia brasiliana. Siemens prenderebbe infatti parte al progetto per la realizzazione di un’enorme diga idroelettrica sul fiume Tapajós che attraversa l’omonima regione amazzonica, situata nello stato del Pará, nel Brasile nordorientale.
Il fiume Tapajós, lungo oltre 800 chilometri, attraversa una terra caratterizzata da una straordinaria biodiversità e nelle sue acque è possibile scorgere una creatura rarissima e misteriosa, il delfino rosa amazzonico (Inia geoffrensis). Oltre ad ospitare un’incredibile varietà di specie animali e vegetali l’Amazzonia brasiliana è la casa di comunità indigene che da sempre abitano questi territori vivendo in simbiosi con il fiume e la foresta.
La foresta e il fiume, e tutte le creature che ne dipendono, sono ora in pericolo a causa della costruzione di 40 dighe che il governo brasiliano ha intenzione di costruire nel bacino del fiume Tapajós. Quella di São Luiz do Tapajós, già in cantiere, sarà la più grande, con una capacità potenziale di 8.040 megawatt e un bacino idrico di 729 chilometri quadrati e minaccia la sopravvivenza di 12mila indigeni Munduruku che non sarebbero stati consultati, come invece previsto dalla convenzione Ilo 169 sui popoli indigeni e tribali e dalla costituzione brasiliana.
Lo scorso maggio Greenpeace aveva chiesto a Siemens di dissociarsi pubblicamente dal progetto di costruzione della diga, ma la risposta della società tedesca non è mai arrivata. L’associazione ambientalista è dunque passata all’azione lo scorso 7 luglio, un gruppo di attivisti ha manifestato davanti al quartier generale di Siemens, a Milano, mostrando le foto della devastazione causata dalla diga di Belo Monte. “Chiediamo a Siemens di escludere ogni coinvolgimento nella costruzione della diga idroelettrica di São Luiz do Tapajós e di prendere pubblicamente posizione contro la distruzione della foresta amazzonica – ha dichiarato Martina Borghi, della campagna foreste di Greenpeace Italia. – Siemens non deve ripetere l’errore commesso con Belo Monte e includere la protezione delle foreste nel proprio innovativo portafoglio ambientale”.
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