Aggiornamento 28 gennaio 2022. Xiomara Castro ha giurato come prima donna presidente dell’Honduras. La candidata di Libertà e Rifondazione, da dodici anni leader delle proteste contro il colpo di stato del 2009, nel suo discorso d’insediamento ha detto che “finalmente in Honduras torna a governare il popolo. Lasciamoci dietro il passato oscuro per nascere di nuovo e mostrare al mondo quello che siamo realmente. Insieme faremo la nostra Patria ancora più grande”.
Dodici anni fa si era posta alla testa di un massiccio movimento di protesta contro il colpo di stato che aveva rovesciato il governo guidato da suo marito, l’ex presidente Manuel Zelaya. Oggi Xiomara Castro è diventata la prima donna presidente dell’Honduras. La candidata del partito di sinistra Libertà e Rifondazione (Libre), ha infatti ottenuto un ampio vantaggio alle elezioni presidenziali celebrate martedì 30 novembre nel paese centroamericano, superando Nasry Asfura, sindaco della capitale Tegucigalpa e candidato del Partido Nacional attualmente al governo.
Nasry Asfura Zablah, Candidato del PN, acepta la voluntad del pueblo, reconoce la victoria de Libre en alianza, y mi triunfo como Presidenta electa de HN. ¡Gracias!
¡Pueblo, no te voy a fallar! Con mis promesas retornaremos al orden democrático. pic.twitter.com/CN66kTcI5T
Tra i punti più all’avanguardia del suo programma figurano la legalizzazione dell’aborto, proibito in qualsiasi circostanza in Honduras fino a oggi, e l’apertura di di relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese, con cui l’Honduras non mantiene contatti ufficiali in quanto storico alleato di Taiwan.
Da Tegucigalpa alle campagne, andata e ritorno
Per Xiomara Castro l’elezione alla presidenza è la fine di un percorso: “Dodici anni di resistenza non sono stati vani“, ha esordito nel discorso tenuto domenica sera, poche ore dopo la chiusura delle urne. “Scriveremo insieme una nuova storia per il popolo onduregno”, ha poi aggiunto, riferendosi appunto all’egemonia del Partito Nacional che ha governato ininterrottamente negli ultimi dodici anni.
¡Gracias pueblo! Revertimos 12 años de lágrimas y de dolor en alegría. El sacrificio de nuestros mártires no fue en vano. Iniciaremos una era de prosperidad de solidaridad por medio del diálogo con todos los sectores, sin discriminación y sin sectarismo. 🇭🇳 ❤️
Nata a Tegucigalpa nel 1959, Xiomara Castro ha studiato economia aziendale. In seguito al matrimonio con Manuel Zelaya, lasciò la capitale e si trasferì con lui nel dipartimento rurale di Olancho, dove si è dedicato alla crescita dei suoi quattro figli e a cause sociali. Mentre Zelaya, membro di una delle più famiglie di spicco della zona, intraprendeva la carriera politica.
Nel 2005, però, Castro assunse un ruolo decisivo nel corso della campagna elettorale di Zelaya, e nei quattro anni di presidenza del marito si occupò in prima persona dei programmi di welfare del governo onduregno. Ma è stato nel 2009, dopo il golpe sostenuto dai militari, che è diventata un personaggio politico a sé stante, guadagnandosi l’ammirazione e l’empatia di molti, guidando il movimento di protesta nelle strade che si batteva per il ritorno di Zelaya al potere.
¡Madre @XiomaraCastroZ, el pueblo hondureño te cumplió! La gente ha depositado su confianza en ti. Ahora te toca a ti cumplir tu palabra, prometiste no fallarles. Eres una mujer honesta y capaz, juntos, unidos, sacaremos Honduras adelante! pic.twitter.com/M1awrJVViG
Povertà, migrazione e corruzione le sfide da vincere in Honduras
Nel 2013 si era già candidata alla presidenza con il Partito Libero di centrosinistra, nato dalla protesta post-golpe, ma era stata sconfitta. Nel 2021 è arrivata la rivincita, con una vittoria ottenuta con un programma molto incentrato sul welfare e riscatto sociale: “Faremo uscire il dolore e la sofferenza del nostro popolo onduregno”, ha promesso Castro nel suo discorso finale. In effetti, il 74 per cento degli onduregni, colpiti da pandemia e uragani sempre più frequenti e dirompenti, vive al di sotto della soglia di povertà, e il paese vive per questo motivo una forte emorragia migratoria: mezzo milione di persone è fuggito in quattro anni in cerca di migliori fortune, con destinazione finale gli Stati Uniti.
L’altro problema principale che affligge l’Honduras è la corruzione, presente a tutti i livelli nelle istituzioni e vero e proprio freno per l’economia: Castro ha proposto la creazione di una nuova commissione internazionale contro la corruzione, appoggiata dalle Nazioni Unite, in sostituzione di quella espulsa dall’amministrazione uscente. In questa lotta, sottolinea l’emittente Univision, potrebbe essere aiutata dal fatto molte delle posizioni chiave nell’amministrazione onduregna andranno in scadenza nei primi anni del suo mandato: un’occasione, spiega il principale broadcaster statunitense in lingua spagnola, per fare piazza pulita.
La violenza tra gang rivali nella prigione di Tamara, in Honduras, ha causato 46 morti tra le detenute. Non è la prima strage carceraria degli ultimi anni.
L’attivista Carlos Cerros, del popolo indigeno Lenca, è stato ucciso: è il quattordicesimo omicidio dell’anno in Honduras contro un difensore dell’ambiente.
Più di 4.000 persone sono partite dall’Honduras formando una carovana diretta negli Stati Uniti. Bloccati al confine tra Messico e Guatemala, molti hanno cercato di varcare la frontiera via fiume, scontrandosi con la polizia messicana.
A due anni dalla morte dell’attivista indigena hondureña è stato arrestato un dirigente di una società idroelettrica che avrebbe organizzato l’assassinio.
Dopo la morte di Berta Cáceres, la lotta per tutelare i territori e i diritti delle popolazioni indigene dall’industria mineraria e idroelettrica non si ferma. È il caso del popolo Lenca, in Honduras.
Bertha Isabel Zúniga Cáceres è la figlia di Berta Cáceres, attivista ambientale honduregna impegnata nella lotta per la difesa dei diritti dei popoli indigeni e cofondatrice del Copinh, il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene di Honduras. Vincitrice del Goldman environmental prize nel 2015, il Nobel alternativo per l’ambiente, per essersi opposta alla costruzione della diga
Un altro membro del Copinh è stato ucciso, in circostanze ancora da chiarire, in seguito ad uno sgombero effettuato dalla polizia militare di Rio Chiquito.