Messico. La Corte suprema depenalizza l’aborto in uno stato al confine col Texas

Una sentenza storica definisce incostituzionale la legge contro l’aborto dello stato di Coahuila e può costituire un precedente per il resto del Messico.

La Corte suprema del Messico ha giudicato incostituzionale la legge che vieta l’aborto nello stato settentrionale di Coahuila. Finora l’interruzione di gravidanza nel paese era proibita in 28 stati su 32, con pene fino a 30 anni di carcere. Ora Coahuila si aggiunge ai pochi stati in cui si può abortire ma la sentenza del tribunale può avere una portata molto più grande, dal momento che stabilisce un precedente giuridico che non potrà essere ignorato altrove. Intanto le donne del Texas, soffocate dalla nuova legge che vieta l’aborto,  potrebbero recarsi proprio nel confinante stato messicano di Coahuila per esercitare il loro diritto.

Una sentenza storica

Sono anni che le donne messicane fanno sentire la loro voce perché venga legalizzato il diritto all’aborto nel paese. Nel 2007 la capitale Città del Messico ha scelto la via della depenalizzazione, negli anni successivi anche Oaxaca, Hidalgo e Veracruz hanno seguito questa strada ma per il resto la legislazione messicana sul tema è rimasta molto dura. In alcuni stati si rischiano condanne fino a 30 anni in caso di interruzione di gravidanza, a Coahuila la legge locale prevedeva invece pene fino a tre anni.

Lo stato messicano di Coahuila, dove è stato depenalizzato l'aborto
Lo stato messicano di Coahuila, dove è stato depenalizzato l’aborto © TUBS/Wikimedia

La Corte suprema del Messico ha ora ribaltato la situazione nello stato settentrionale. Una sentenza storica stabilisce infatti che la legislazione che penalizza l’aborto non è coerente con la costituzione messicana e che non può dunque restare in vigore. Le donne fino a ora incarcerate sulla base di quella legge dovranno essere liberate- Una pronuncia che riguarda solo la specifica legge di Coahuila ma che nella sua impostazione mette in discussione tutte le altre regolamentazioni simili nel resto del paese, non a caso il presidente della Corte Arturo Zaldivar ha ricordato che “stabilisce criteri obbligatori per tutti i giudici del paese”. Sentenze simili potrebbero quindi presto arrivare anche altrove, rompendo il muro di profondo conservatorismo che caratterizza un paese dove l’influenza politica e sociale del cattolicesimo è molto forte.

A questa svolta guardano con interesse anche le donne americane del Texas. Nei giorni scorsi una pronuncia della Corte suprema statunitense ha infatti respinto la richiesta di fermare l’entrata in vigore della nuova stringente legge che vieta l’aborto anche in caso di stupro e incesto e d’ora in poi interrompere la gravidanza nello stato americano sarà di fatto impossibile. È allora possibile che si assiterà a un flusso di “migranti dell’aborto”, donne che oltrepasseranno il confine per poter esercitare il loro diritto nello stato messicano confinante di Coahuila.

L’urlo delle donne in Messico

La sentenza della Corte suprema messicana è importante non solo perché fa tornare sotto ai riflettori la questione del diritto all’aborto nel paese, ma anche perché riapre il dibattitto sulle difficili condizioni delle donne. Il Messico non è un paese per donne, nel senso che tra discriminazioni, violenze e mancato riconoscimento dei diritti la quotidianità scorre tra mille ostacoli. 

Nel 2020 sono state uccise una media di dieci donne al giorno nel paese e nella prima metà del 2021 i femminicidi sono già stati 2mila. In Parlamento siedono persone come Félix Salgado Macedonio (in primavera ha corso anche per la carica di governatore dello stato Guerrero), che ha sulle spalle diverse accuse di stupri e abusi. Esistono grandi disuguaglianze nell’accesso al mondo del lavoro, con il 44 per cento di donne occupate contro il 79 per cento degli uomini e un gender pay gap, la differenza tra il salario annuale medio percepito, del 22 per cento

La protesta delle donne messicane per il diritto all'aborto
La protesta delle donne messicane per il diritto all’aborto © Toya Sarno Jordan/Getty Images

Negli ultimi tempi però i movimenti femministi stanno facendo sentire la loro voce. Nel 2020 decine di migliaia di donne si sono riversate in piazza per reclamare i loro diritti, tra cui quello all’aborto. Il giorno dopo c’è stato uno sciopero generale femminile dal lavoro, una richiesta al governo per prendere in considerazione la loro condizione. Scene che si sono ripetute anche negli ultimi mesi con sempre maggiore frequenza. “Il movimento delle donne in Messico ha guadagnato molta trazione nell’ultimo anno”, ha sottolineato Wendy Briceño, la presidente del Comitato sull’uguaglianza del Parlamento. La sentenza contro l’aborto nello stato di Coahuila arriva quindi in un momento ideale, non è un caso che sia stata definita uno spartiacque per i diritti delle donne messicane.

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