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Monte Vibiano, azienda perugina convertita alla sostenibilità, fa incetta di premi e conquista l’estero, grazie ad un vino a zero emissioni.
Vitigni dalla storia millenaria, tralci che risalgono all’epoca romana e che oggi, grazie alle ultime innovazioni tecnologiche e a un’estrema passione per il territorio, donano vini a zero emissioni, capaci di conquistare anche l’estero.
È tra queste colline modellate nei secoli dalla natura e dalle mani dei viticoltori, che si erge il Castello di Monte Vibiano. Un luogo fuori dal tempo, a pochi passi da Marsciano, in provincia di Perugia. Tra i 790 ettari di terreno, 45 dei quali sono dedicati ai vigneti, sorge un’azienda agricola che ha fatto della sostenibilità la propria mission aziendale.
“Si narra che questi vitigni siano stati tramandati di generazione in generazione dai nostri antenati fin dai tempi dei Romani”, racconta Maria Camilla Fasola Bologna, che oggi gestisce l’azienda assieme al fratello Andrea. “Leggenda vuole che queste viti abbiamo più di duemila anni”.
Sarà forse per questo che il vino prodotto nelle quarantotto vasche in acciaio inossidabile, tutte monitorate con dei sistemi che garantiscono la giusta temperatura durante l’intero processo di vinificazione, e nei trecento barrique in rovere francese, è un prodotto di altissima qualità. Tanto da essere giunto agli onori delle cronache per una bottiglia battuta all’asta per 70 mila euro e essere stato citato anche in una famosa serie tv statunitense.
Un percorso iniziato nel 2008, definito dall’azienda come la “360° Green Revolution”, che ha portato nel tempo ad una collaborazione con il Ministero dell’Ambiente per valutare l’impronta di carbonio e adottare misure per ridurla, fino ad annullarla. Percorso che ha fatto vincere il Premio Impresa Ambiente nel 2010 e il premio “Viticultura Sostenibile 2013” del Gambero Rosso.
Ecco allora energia elettrica prodotta da pannelli solari, l’adozione di veicoli elettrici per muoversi all’interno della tenuta, una stazione di ricarica elettrica ecologica, i trattori alimentati a biodiesel, l’utilizzo di fertilizzanti organici e il mantenimento di centinaia di ettari di boschi, oltre all’utilizzo di tecnologie di information technology in grado di ridurre i consumi. Un’eccellenza nel panorama agricolo italiano, custode di antichissime terre ma in grado di guardare al domani.
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