Impazza “mucca pazza”

Ufficialmente solo 60 animali in Italia sono stati trovati infettati. Ma potrebbero essere 5 volte di pi

Checché se ne pensi, il bubbone ‘mucca pazza’ è
lontano dallo sgonfiarsi. Ufficialmente sono sessanta in Italia i
casi di animali individuati come affetti da encefalopatia
spongiforme bovina (diagnosticata in fase pre-clinica, di cui due
non autoctoni) su oltre 640.000 analisi effettuate finora.

Una mucca ogni 10mila. Già non è poco, se si
considera che finiscono nelle fauci degli italiani circa 8 milioni
di bovini all’anno.

Peccato che secondo un’inchiesta di “VITA”, settimanale del mondo
del no-profit, in realtà i casi di animali malati sono molti
di più, cinque volte di più! Sulla questione è
uscita solo una velina d’agenzia . Non una riga su quotidiani e
TV.

La notizia va ad aggiungersi a quel pentolone di spezzatino
ribollente che è l’emergenza “mucca pazza” in Italia e in
Europa. Qualche assaggio?

In Italia, dopo che a febbraio è stato reso noto il primo
caso di malattia umana (vittima una giovane donna di Catania), si
è parlato di un ‘ticket’ sulla carne. Polemiche, contrasti,
e alla fine, il 20 marzo, le Camere dànno via libera al
decreto sull’emergenza “mucca pazza”, nato con la necessità
di finanziare le misure d’indennizzo degli allevamenti colpiti dal
morbo e di ritiro del materiale di scarto. Alle Camere però
il provvedimento subisce molte modifiche, prima fra tutte una
maggiore durata delle provvidenze pubbliche che si dovevano
estendere fino al 31 ottobre 2002 (spesa prevista, 152 milioni di
euro, di tasca nostra), poi anche stanziamenti per i giovani
imprenditori e per la “valorizzazione della pesca e
dell’agricoltura”. Un capitolo a parte meritava la normativa sul
riconoscimento della mozzarella di bufala mediterranea italiana.
Tutto ciò è meritevole. Ma che c’entra con mucca
pazza? Poco o niente. Se ne accorge Ciampi. Che, il 30 marzo 2002,
respinge la legge. “Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi ha rinviato alle Camere, ai sensi dell’articolo 74, primo
comma, della Costituzione, la legge di conversione del
decreto-legge 25 gennaio 2002, n.4, recante disposizioni urgenti
finalizzate a superare lo stato di crisi per il settore zootecnico,
per la pesca e per l’agricoltura”. Uno dei motivi del rinvio – ci
tiene a precisare il comunicato del Quirinale – è dato da
una norma inserita durante l’esame parlamentare che proroga un
termine già scaduto per l’esercizio di una delega
legislativa! Altri motivi del rinvio riguardano più
specificamente i contenuti del decreto-legge, al cui testo
originario è stata aggiunta una serie di norme che appaiono
“disomogenee” e non rispondono ai requisiti di necessità e
urgenza richiesti dall’articolo 77 della Costituzione.

Un bel pasticcio… di carne. Il sughetto amaro l’ha messo la
Federconsumatori, che spulciando nelle pieghe dei bilanci
ministeriali ha scoperto che i soldi destinati allo smaltimento
delle carcasse degli animali e per gli allevatori erano stati detratti da… le
spese sociali per i disabili!

Comunque, secondo un’indagine del Codacons, l’83% degli italiani teme tuttora
che la carne non sia sicura.

In Europa non si sta molto meglio. Il 6 aprile in Svizzera hanno
scoperto due nuovi casi di bovini malati in un solo giorno. Il
giorno prima la UE aveva autorizzato la Francia a versare 76mln di
euro agli allevatori (la motivazione per questa decisione in deroga
alle normative, l'”eccezionale gravità della crisi del
mercato europeo della carne. Anche l’Italia era stata autorizzata
nel luglio 2001 a dare aiuti ai “poveri” allevatori: più di
300 miliardi di lire (150 milioni di euro + 2,5 versati
direttamente dalla Regione Lombardia). Misure analoghe sono
già state concesse in Germania, Spagna…

In Belgio i consumatori di carne si vedranno caricare sulle spalle
i costi necessari per i test che individuano il morbo della mucca
pazza nei bovini. Un’ordinanza reale sul finanziamento dei test
è già pronta e manca solo la firma di re Alberto per
renderla operativa. La disposizione prevede l’imposizione di un
diritto fisso sulle carcasse dei bovini, compresi i vitelli, da
percepire al macello: aumenterà quindi il prezzo della carne
bovina.

A Parigi muore il 16 febbraio una donna di 31 anni, quarta vittima
acclarata – in Francia – della variante umana del morbo di
Creutzfeldt-Jakob: aveva manifestato i sintomi della malattia nel
luglio 2001. Allora il paese di Chirac, nonostante una pronuncia
avversa della Corte di Giustizia, mantiene tutt’ora l’embargo
contro carni provenienti dall’Inghilterra: le ritiene “non
sicure”.

Dal canto loro gli allevatori inglesi, fiaccati dalle ondate di
“mucca pazza” prima, dall’apocalittica “foot-and-mouth disease”
(ricordate le terribili immagini dei roghi di migliaia e migliaia
di animali nelle campagne inglesi, dell’estate scorsa?) e
ostacolati dalle più rigide misure di controllo, stanno
attuando un ritiro da tutti i mercati europei.

Infine, il Portogallo è ripiombato a metà marzo nel
“Gruppo IV” delle zone ad alto rischio geografico di contaminazione
da BSE: gli ultimi mesi del 2001 hanno visto un’impennata del
numero dei bovini infetti: da 68 a 101 in un mese solo. Ultimissimo
dato preoccupante, il fatto che ben 77 animali (sul totale di
quelli riconosciuti come infetti) erano nati tra il 1994 e il 1997,
dopo che erano state messe al bando farine di pesce e animali.

Il ministro portoghese ha dichiarato a Diario de Noticias: “non
abbiamo nessun altro commento da fare sulla questione BSE”… Non
è l’unico, a rimanere senza parole.

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