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Primaloft ha presentato in anteprima una fibra di poliestere che si degrada in natura. Sarà impiegata per l’isolamento all’interno dei capi di abbigliamento.
Le soluzioni ci sono. E prima poi la ricerca le trova. È quello che è successo nei laboratori di Primaloft, azienda internazionale che produce materiali per l’isolamento e tessuti ad alte prestazioni, dove è stata sviluppata una fibra per l’isolamento biodegradabile in natura. Una scoperta che potrebbe rivoluzionare il mercato dell’outdoor, frutto di anni di ricerca e sviluppo. La fibra di poliestere, chiamata PrimaLoft Bio, è stata ottenuta senza alterare le caratteristiche e le performance dell’isolamento e, secondo i test effettuati, raggiunge la quasi completa degradazione in poco più di un anno in condizioni ambientali naturali, come possono essere quelle di una discarica.
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L’azienda ha infatti testato in laboratorio, con un test accelerato denominato Astmd5111, la nuova fibra studiata per essere meno impattante una volta rilasciate nell’ambiente. I risultati hanno mostrato una quasi totale degradazione in 394 giorni in condizioni anaerobiche (in assenza di ossigeno). Ovvero la fibra viene degradata dai batteri presenti naturalmente nel terreno o nell’acqua e trasformata in H20 (acqua), CH4 (metano), CO2 (anidride carbonica) e biomassa (rifiuti organici). Insomma la plastica viene trasformata, smontata – chimicamente – pezzo per pezzo, non lasciando quasi tracce di sé.
“Con PrimaLoft Bio, PrimaLoft Inc. si prende carico di ridefinire il significato del termine sostenibilità. Riciclare è un buon punto di partenza, ma siamo intenzionati a portare una migliore risposta ai problemi ambientali che sta affrontando il nostro settore”, ha detto Mike Joyce, presidente e amministratore delegato di PrimaLoft in una nota. “Abbiamo guardato ai problemi del mondo, inclusa la proliferazione di rifiuti tessili e microplastiche, e abbiamo studiato come PrimaLoft potesse generare un impatto positivo, grazie alle nostre competenze in scienza dei materiali e dei polimeri”. Infatti si tratta di una significativa svolta nel mondo della moda sostenibile.
La maggior parte delle microplastiche infatti provengono dalle fibre sintetiche per l’abbigliamento e recentemente sono state ritrovate anche nelle feci umane. Il che significa che sono già entrate nella catena alimentare. La contaminazione da microplastiche sembra quindi più diffusa di quanto si sapesse prima. Dal 2015 sono stati generati 6.300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui circa il 9 per cento è stato riciclato, il 12 per cento è stato incenerito e il 79 per cento è finito nelle discariche o nell’ambiente. Questo nuovo materiale potrebbe aiutare a compensare in parte al problema.
L’azienda è impegnata da tempo a trovare nuove soluzioni nel campo della sostenibilità ambientale. Lo scorso maggio ha infatti immesso sul mercato un isolamento interamente realizzato con bottiglie in Pet, risparmiando alle discariche 84.7 milioni di bottiglie di plastica, mentre dal 2020, fa sapere l’azienda, il 90 per cento dei prodotti d’isolamento di PrimaLoft avranno almeno il 50 per cento di contenuto riciclato, senza comprometterne le caratteristiche tecniche. Ancora una volta si dimostra come ci sia ancora spazio per migliorare i sistemi produttivi, e che esistono aziende capaci di innovare. Rendendo l’economia circolare una realtà, non solo uno slogan.
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