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Come fanno gli insetti a resistere all’inverno? Molti cadono in diapausa, una specie di letargo che può durare anni, altri usano le… energie rinnovabili
Non so come voi abbiate reagito alla neve, ma io me la sono goduta: sono andato sui colli della mia città e insieme a orde di bambini, ho bobbato per ore e ore. Sembrava una grande festa piena di colori: le persone, dovendo uscire con questo freddo, hanno tirato fuori dall’armadio le tute da sci, i piumini, le cerate, tutti capi di abbigliamento variopinti che contrastavano sulla bianca coperta intorno.
I nostri amici insetti sicuramente non hanno bobbato per i colli della città e non hanno indossato piumini colorati. Ma allora, che hanno fatto? La maggior parte di essi non si è nemmeno accorta del freddo pungente e della coltre di neve. Questi piccoli animali infatti, appena sopraggiunge l’inverno, si cercano un luogo riparato – un roccia, una vecchia casa abbandonata oppure sotto terra – e cadono in diapausa, termine che indica il letargo degli insetti. In genere la diapausa si protrae per i pochi mesi freddi ma ci sono casi eccezionali. Così come esistono le persone freddolose che in inverno neanche il terremoto riesce a costringere a mettere il naso fuori di casa, allo stesso modo esistono degli insetti che non ne vogliono proprio sapere dell’inverno. Sto parlando di alcune specie di cicale che mal sopportano i mesi freddi e amano solo l’estate, periodo che trascorrono cantando a squarciagola. E allora in inverno che fanno? Sicuramente non vanno a chiedere aiuto alle formiche, come invece vuole farci credere la favola antica. Questi saggi insetti, piuttosto, passano l’inverno dormendo. E per non saper né leggere né scrivere e quindi per non sbagliarsi, gli assennati se la dormono per almeno 7 anni. Ogni sette anni, infatti, le silenziose foreste degli stati del nord degli Stati Uniti, si riempiono dell’allegro canto d’amore di questi insetti. E le cicale quelle del Tennessee sono ancor più freddolose delle colleghe del nord. Da brave meridionali, la loro siesta si prolunga per 13 o 17 anni a seconda del ceppo genetico.
A proposito di favola di Esopo – che evidentemente non se ne intendeva di entomologia – non sono le formiche quelle che lavorano sempre a dispetto del clima rigido, ma sono le api. Questi imenotteri passano le giornate fredde al’interno del loro alveare. E attenzione, non giocano a carte, né tantomeno guardano la televisione. Questi efficienti insetti lavorano come “termosifoni”. Per mantenere, infatti, la temperatura dell’alveare costante e per proteggere la regina, le api operaie si riuniscono tutte insieme attorno alla regina in un aggregato che prende il nome di glomerulo e contraggono i forti muscoli toracici, quelli che, per intenderci, servono d’estate per volare. In questo caso l’energia non si trasforma in lavoro ma in calore che contribuisce a mantenere la temperatura dell’alveare intorno ai 23 gradi. E se cade la neve come in questi giorni? Addirittura meglio! Sotto il manto bianco la coibentazione della loro casetta migliora: gli spifferi infatti si azzerano.
E che energia utilizzano questi termosifoni biologici? Da brave ecologiste, le api non usano i classici combustibili fossili. Esse assomigliano agli amici di LifeGate, e propendono per una fonte energetica rinnovabile. Il vento? Il sole? Le maree? No, niente di tutto questo: le api usano come energia nientepopodimeno che il nettare dei fiori, il cibo degli Dèi. Il nettare viene disidratato e quindi stoccato sotto forma di miele, il combustibile rinnovabile di questi fenomenali esseri viventi. E quindi non mi resta che auguravi buon freddo a tutti all’insegna delle palle di neve, delle discese in bob e soprattutto, dell’energia alternativa.
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