Caccia e pesca, contro l’Italia due procedure d’infrazione

Doppia procedura di infrazione contro l’Italia su caccia e pesca, per tutta risposta la maggioranza già prepara una legge che amplia l’attività venatoria.

  • La Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione nei confronti dell’Italia su caccia e pesca.
  • Nel mirino della Ue l’uso di piombo nelle munizioni e il mancato rispetto della direttiva Habitat sulla fauna marina.
  • E intanto la maggioranza prepara una proposta di legge sulla caccia che allargherebbe ancora di più le maglie per i cacciatori.

Due procedure di infrazione sono state avviate nei confronti dell’Italia dalla Commissione europea. Tema? caccia e pesca. Se la prima, al meno a sentire le associazioni ambientaliste, era nell’aria ed era solamente questione di tempo, la seconda era invece meno attesa. Adesso l’Italia ha due mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate da Bruxelles sul rispetto delle normative europee relative a caccia e pesca. In caso di mancata risposta soddisfacente, la Commissione potrà emettere un parere motivato.

Caccia e pesca italiane “nel mirino” dell’Unione europea

La prima procedura riguarda la caccia e a sua volta si divide in due distinti “capi d’accusa”. L’Italia è stata messa in mora innanzitutto per il mancato rispetto della direttiva Uccelli e del regolamento Reach, che limita l’uso di munizioni contenenti piombo nelle zone umide per proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana. Per quanto riguarda la direttiva Uccelli, risalente al 1979 ma recepita dall’Italia solo nel 1992, per proteggere le specie di uccelli selvatici e migratori, impedendo il commercio, la caccia e la distruzione dei loro habitat, la Commissione ha rilevato che alcuni atti legislativi italiani non sono conformi a questa normativa.

In particolare, la legislazione italiana consente alle regioni di autorizzare l’uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica, anche in aree dove la caccia è vietata, e durante i periodi dell’anno in cui la caccia è proibita.

Il secondo capo d’accusa è che l’Italia non è conforme alle disposizioni del regolamento Reach, adottato dall’Unione europea nel 2006 per migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente dai rischi che possono derivare dalle sostanze chimiche. In particolare, la violazione italiane riguarda l’uso del piombo nelle munizioni: solamente nello scorso ottobre, all’interno di un decreto chiamato ‘Asset’, che non c’entrava nulla con la caccia, il Parlamento italiano aveva fatto passare una norma che di fatto aggirava il regolamento europeo, entrato in vigore lo scorso 15 febbraio, che limita l’uso delle munizioni in piombo, altamente tossico per persone, animali e ambiente, declassando a semplice sanzione il reato consistente nel possedere munizioni contenenti una concentrazione di piombo, espressa in metallo, uguale o superiore all’1 per cento in peso all’interno o nei pressi di zone umide.

La seconda procedura riguarda la pesca e si basa sulla direttiva Habitat del 1992, che si concentra sulla protezione di habitat naturali e seminaturali e delle specie selvatiche a rischio. Anche in questo caso la Commissione europea ritiene che l’Italia non abbia applicato adeguatamente le misure previste da questa direttiva. In particolare, l’Italia non ha condotto ricerche e adottato interventi adeguati per garantire che le catture accidentali di cetacei, tartarughe e uccelli marini da parte dei pescherecci non abbiano un impatto negativo sulla conservazione delle specie protette. Inoltre, diverse specie acquatiche e di volatili sono state disturbate all’interno dei siti individuati con il programma Natura 2000, una rete di aree protette naturali create all’interno del territorio dell’Unione europea proprio per la loro tutela e conservazione.

Il nuovo attacco alla fauna selvatica

Dopo l’apertura di procedure di infrazione su caccia e pesca, spiega l’Enpa, Ente nazionale protezione animali, “chiediamo ai nostri ministri e ai nostri parlamentari un gesto di responsabilità nei confronti del loro paese e dei cittadini, ritirando tutte quelle proposte di legge e quei provvedimenti varati in questi mesi per accontentare le doppiette, a partire dalla contestata proposta di legge Bruzzone ora all’esame della Camera”. Proposta di legge che rappresenta la nuova frontiera italiana del tentativo di aprire alla caccia libera: di fatto, spiega Enpa, la legge prevedrebbe un via libera per la caccia per sette giorni su sette (oggi sono cinque) per oltre cinque mesi, con la possibilità di usare anche i visori termici, riduzione delle sanzioni contro chi spara in periodi vietati e l’impossibilità per le associazioni di impugnare i calendari venatori delle Regioni di fronte ai giudici amministrativi e infine, una sorta di sanatoria per chi commercia e utilizza illegalmente animali selvatici come richiami vivi per la caccia d’appostamento. Una pratica per cui a sua volta l’Italia ha ricevuto in passato una procedura di infrazione.

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