
I dati degli ultimi anni indicano un rallentamento nel processo di transizione energetica in Italia. Il rischio è di mancare gli obiettivi al 2030.
Difficile per l’Italia raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile senza una pianificazione energetica che punti su rinnovabili ed efficienza
Italia nelle retrovie in tema di sostenibilità, anche da un punto di vista energetico. Una transizione troppo lenta alle fonti rinnovabili rispetto all’accordo di Parigi, alta mortalità a causa dell’inquinamento atmosferico nei centri urbani, elevato degrado ambientale soprattutto in alcune aree del Paese e tutte le specie ittiche a rischio. Ma non solo, ci sono anche oltre 4,5 milioni di poveri assoluti, un tasso di occupazione femminile inferiore al 50 per cento; investimenti in ricerca e sviluppo di poco superiori all’1 per cento del Pil e un rapporto tra ricchi e poveri tra i più squilibrati dell’area Ocse; per non parlare delle significative disuguaglianze di genere e un’inaccettabile violenza sulle donne. Sono solo alcuni dati della lista nera della sostenibilità emersa dal rapporto dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) su “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, prima analisi della situazione dell’Italia rispetto ai 17 obiettivi e 169 target dell’Agenda 2030.
In materia di energia, secondo il rapporto, il nostro Paese ha ancora parecchia strada da fare, sia in termini di sviluppo delle rinnovabili si in termini di incremento dell’efficienza energetica.
Non si può più aspettare, se si vogliono raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica. l’Italia deve varare una nuova strategia energetica nazionale sostenibile, con un orizzonte operativo al 2030 che delinei la trasformazione del sistema energetico nazionale, della rete di distribuzione dell’energia elettrica e dei diversi settori coinvolti. È la raccomandazione di Asvis secondo cui ci dovrebbe essere un percorso definito con delle “tappe di avvicinamento definite al 2020 e al 2025, e indicazioni strategiche al 2050”.
La mancanza di una chiara linea di sviluppo per il futuro energetico dell’Italia è tra le cause principali delle inefficienze che caratterizzano il sistema attuale: al contrario, un quadro certo di medio-lungo periodo, con una strategia definita, permetterebbe di definire strumenti di regolamentazione efficienti e darebbe nuova fiducia a coloro che investono nelle tecnologie e soluzioni energetiche, ma anche al sistema del credito.
Avere una strategia energetica nazionale sostenibile permetterebbe di agire anche sui cambiamenti climatici (obiettivo 13 dell’Agenda). Se tutti i settori economici mettessero in atto misure di efficientamento energetico e di promozione delle fonti rinnovabili si potrebbe avere una drastica riduzione delle emissioni di gas serra.
Per raggiungere questi risultati è però necessaria una revisione della fiscalità e delle politiche di incentivazione in chiave ecologica: senza nessun aumento del gettito fiscale dovrà diventare conveniente investire in tecnologie e realizzare interventi a basse emissioni di carbonio.
Sebbene l’Italia sia tra i dieci paesi più efficienti per consumo di energia, oggi dovrebbe puntare al rialzo dei suoi target di efficienza energetica se vuole raggiungere l’obiettivo di raddoppiare entro il 2030 il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica previsto dall’Agenda 2030. Il nostro Paese nel 2014 ha, infatti, fissato i target del 20 per cento al 2020, valori già ampiamente superati che dovrebbero essere innalzati, dopo l’accordo di Parigi, al 27-30 per cento di riduzione dei consumi di energia nel 2030.
L’Agenda 2030 per la sostenibilità è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile – Sustainable development goals – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’.
I Paesi si sono impegnati a raggiungere gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile nell’arco dei prossimi 15 anni. I 17 punti:
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