Nei Paesi Bassi è nata la competizione “Tegelwippen”, che ha l’obiettivo di rimuovere pavimentazioni artificiali per sostituirle con terra e piante.
Jeremy Rifkin. L’economia di domani sarà laterale, democratica e sostenibile
A Milano per presentare il suo ultimo libro “La società a costo marginale zero”, l’economista americano spiega come stiamo vivendo la nascita di un nuovo sistema economico, democratico ed ecologico.
Il capitalismo come lo conosciamo è giunto al termine. Al suo posto un nuovo sistema economico ibrido, il Commons collaborativo, che cambierà radicalmente la nostra società, rendendola più democratica e sostenibile. Eccolo il Rifkin pensiero riassunto nella sua ultima opera “La società a costo marginale zero”, edito da Mondadori.
“Si tratta del primo paradigma economico di questo secolo, dopo il capitalismo e il socialismo del XIX secolo”, spiega Jeremy Rifkin. “I Commons collaborativi stanno già cambiando il modo in cui organizziamo la vita economica. Stanno già creando nuovi posti di lavoro, stanno riducendo il divario di reddito e stanno rendendo più ecologica la nostra società”.
L’Internet delle cose, una piattaforma che darà il via alla terza rivoluzione industriale, cambierà radicalmente l’economia nella prima metà del XXI secolo.
Benvenuti nell’era dell’Internet delle cose. Motore di questa grande rivoluzione sarà l’Internet delle cose, ovvero l’unione dell’Internet delle comunicazioni, dell’Internet dell’energia e dell’Internet dei trasporti. Secondo l’economista, che ha recentemente collaborato anche con il primo ministro tedesco Angela Merkel: “L’Internet delle comunicazioni sta convergendo nel nascente Internet dell’energia e dei trasporti, creando così il Super Internet delle cose, ovvero una piattaforma che darà il via alla terza rivoluzione industriale e che cambierà radicalmente l’economia nella prima metà del XXI secolo”.
L’intreccio di questi tre settori farà sì che il costo marginale di beni e servizi sarà prossimo allo zero (il costo marginale corrisponde al costo di un’unità aggiuntiva prodotta, cioè alla variazione nei costi totali di produzione che si verifica quando si varia di un’unità la quantità prodotta, via Wikipedia), rendendo molti di questi di facile accesso e spesso gratuiti. “Pensiamo a quello che è successo al mondo dell’informazione, della musica, della televisione. Interi settori hanno subito uno shock economico dovuto al fatto che l’informazione, la musica, i video possono essere prodotti a costo marginale zero. Il diffondersi del costo marginale zero sta generando un’economia ibrida, in parte orientata al mercato capitalistico e in parte al Commons collaborativo”.
Jeremy Rifkin durante la tavola rotonda organizzata per l’uscita de “La società a costo marginale zero”.
Rete, Condivisione, Prosumers. Una società così orientata darà vita a quelli che Rifkin definisce prosumers, ovvero consumatori e produttori allo stesso tempo di beni, servizi, prodotti, energia. Decine di migliaia di prosumers saranno in grado di connettersi all’Internet delle cose e creare nuovi algoritmi aumentandone l’efficienza e la produttività. “Ad esempio, l’energia che noi utilizziamo nelle nostre abitazioni, nelle industrie, nei trasporti sarà sempre più vicina al costo marginale zero e sarà praticamente gratuita nei prossimi decenni. È quello che sta già accadendo in Germania o in Danimarca, dove migliaia di abitazioni sono state convertite e trasformate in piccole centrali elettriche, grazie a fotovoltaico ed eolico”.
Si passerà così dal concetto di “possesso”, strettamente legato al sistema capitalistico, a quello di “accesso”, tipico dei nuovi Commons collaborativi: “Già oggi i prosumers non solo stanno producendo e condividendo le proprie informazioni, la propria energia verde, le merci stampate con tecnologia 3D a costo marginale praticamente nullo. Stanno anche condividendo automobili, case, vestiti tramite i social media, i canali di ridistribuzione e le cooperative.
Nella società a costo marginale zero immaginata da Rifkin, l’estrema produttività diminuirà le risorse, l’energia e i costi di manodopera necessari per produrre tutto ciò di cui avremo bisogno, convergendo in un sistema dove verranno prodotti meno beni, condivisi da centinaia di migliaia di persone. Non ci sarà bisogno dei combustibili fossili o dell’energia nucleare, perché ognuno di noi produrrà energia. Un cambio di paradigma epocale, che traghetterà l’umanità verso un’economia ecologica e sostenibile.
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