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Outerknown realizza capi di vestiario riciclando le reti da pesca abbandonate nei mari di tutto il mondo.
Kelly Slater è una leggenda del surf, vincitore di undici campionati mondiali e autore di un’impresa che gli è valsa la definizione di “non è umano” da parte della rivista americana Slate Magazine. Slater ha infatti realizzato un’incredibile doppia rotazione in aria con il suo surf.
Il surfista ha appena lanciato il suo marchio di abbigliamento, Outerknown, che vuole coniugare sport e sostenibilità. L’obiettivo del marchio è quello di “esplorare la relazione tra stile e sostenibilità, realizzando prodotti migliori, dal design funzionale e dal ridotto impatto ambientale”.
Slater ha trascorso in acqua buona parte della sua vita, cavalcando onde in giro per il mondo, ha quindi deciso di provare a ridurre l’inquinamento che affligge i mari di tutto il pianeta.
Outerknown utilizza infatti per i propri capi di abbigliamento materiali riciclati recuperati dagli oceani, come le reti da pesca. I vestiti sono creati da John Moore co-fondatore, direttore creativo e responsabile marketing di Outerknown e realizzati in collaborazione con Aquafil, azienda trentina che ha creato un nylon sostenibile, Econyl, ottenuto dalle reti da pesca recuperate e da altri materiali di scarto.
“Outerknown si è rivolto a noi con l’idea di produrre capi di abbigliamento di nylon che non fossero semplicemente realizzati con materiali riciclati, ma che potessero essere rigenerati in futuro senza alcuna perdita di qualità – ha dichiarato Giulio Bonazzi, presidente e amministratore delegato di Aquafil. – Questo va oltre l’uso tipico di materiali riciclati e fa di Outerknown un brand all’avanguardia nel campo della moda sostenibile“.
La conservazione degli oceani e della biodiversità marina è dunque l’idea fondante alla base del marchio fondato da Kelly Slater, creando consapevolezza tra i consumatori sul crescente fenomeno dell’inquinamento dei mari.
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e la Food and Agriculture Organization (Fao), ci sono attualmente oltre 640mila tonnellate di reti da pesca abbandonate negli oceani, responsabili della morte di numerose specie, come balene, tartarughe e uccelli.
Un’iniziativa simile è stata promossa da Adidas che, in collaborazione con l’associazione Parley for the Oceans, sta lavorando allo sviluppo di materiali a base di rifiuti di plastica marina da utilizzare per i propri prodotti.
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