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Cinque luoghi iconici lungo i cammini di Kumano Kodo, patrimonio dell’Unesco, per un’immersione nella natura del Giappone e alla scoperta di shintoismo e buddhismo.
Se camminare nei boschi fa bene al cervello, percorrere il Kumano kodo fa bene anche allo spirito. Questa rete di cammini è l’unica, oltre al cammino di Santiago in Francia e in Spagna, a essere stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco e da oltre mille anni conduce pellegrini da ogni angolo del Giappone (e del mondo) e di ogni ceto sociale – dalle persone più umili alla famiglia imperiale – nei luoghi sacri della penisola di Kii, nel sud del paese, come i santuari di Kumano sanzan e Ise. Secondo il Kojiki, il più antico documento letterario e storico del paese, il Giappone affonda le sue radici proprio nelle montagne della regione di Kumano.
Valli, foreste, fiumi e coste che da secoli custodiscono santuari shintoisti e templi buddisti formano uno scenario naturale che si sovrappone a quello culturale caratterizzato dall’antica fusione tra lo shintoismo, religione giapponese basata sulla venerazione della natura, e il buddismo, arrivato in Giappone dalla Cina e dalla penisola coreana nel Sesto secolo. Avanzare lungo i chilometri di sentieri del Kumano kodo non significa solo immergersi nella natura ma conoscere da vicino la riverenza per tutte le sue manifestazioni. Qui, la distinzione tra natura e cultura e la distanza tra esseri umani ed elementi non esistono più.
A fare da cornice al Kumano kodo è il parco nazionale di Yoshino Kumano, creato nel 1936 per preservare una vasta area a sud di Osaka, la città principale della regione del Kansai e la seconda del Giappone. Il parco si estende su 60mila ettari e comprende una grande varietà di paesaggi, dalle montagne di Omine, il “tetto” della regione, a fiumi che trasportano vaste quantità di acqua dalle vette al mare, fino alle coste dell’oceano Pacifico caratterizzate da un’impressionante varietà di formazioni geologiche.
I cinque cammini principali del Kumano kodo sono meta ambita non solo di pellegrini e appassionati di storia e cultura giapponese, ma anche di viaggiatori e amanti del trekking. Non importa il motivo per cui si è deciso di percorrere i lunghi e tortuosi sentieri; nel vedere la foschia che si alza dalle valli ripide e rigogliose e scorgere i paesaggi drammatici quanto quieti di Kumano, il sincretismo tra natura, cultura e spiritualità svela i suoi misteri.
Hongu taisha è uno dei tre santuari shintoisti di Kumano sanzan, i principali di questa regione e di 3mila altri luoghi sacri sparsi in tutto il Giappone dove viene praticata la fede di Kumano, basata sulla venerazione della natura, delle divinità shintoiste e delle manifestazioni terrestri buddhiste.
Immersa nella foresta, la struttura del santuario dai colori tenui del legno di cipresso e della paglia è caratteristica della prima epoca shintoista. Qui viene venerata Amaterasu, la dea del sole e una delle più importanti divinità shintoiste. A causa di un’inondazione, alla fine del Diciannovesimo secolo Hongu taisha venne trasferito dalla sua posizione originale a circa un chilometro di distanza, dove ora si trova il cancello torii – che segna il passaggio all’interno di un’area sacra shintoista – più grande al mondo, alto 33 metri e largo 42 metri.
Rilassarsi in una canoa di legno che scivola silenziosa lungo l’azzurro fiume Kumano è un ottimo modo per riposare le gambe e godersi la natura da un altro punto di vista. Tour in barca seguono le orme del tradizionale pellegrinaggio dalla zona di Hongu taisha fino alla foce del fiume dove c’è Hayatama taisha, un altro dei santuari di Kumano sanzan, anch’esso da non perdere. Il fiume è considerato sacro e un tratto chiave di uno dei cammini principali del Kumano kodo, Nakahechi.
Guide locali conducono le barche usando sia motore che remi, raccontando storie locali e le caratteristiche di questo fiume utilizzato nel corso della storia come arteria per gli spostamenti. Dilettano anche con piccole esibizioni di shinobue, un flauto giapponese. Oltre alle rocce che delimitano il fiume e la fitta foresta che si arrampica su per la valle, dalla canoa è possibile vedere anche una grande varietà di uccelli.
Di fianco a una piccola struttura in legno arancione, verde e gialla, colori caratteristici dei santuari shintoisti, siede un enorme masso, Gotobiki iwa, dove risiede una delle divinità del santuario di Kamikura jinja. Per raggiungere questa formazione unica e la spettacolare vista dell’area sottostante e della costa che regala il santuario bisogna prima salire 538 scalini in pietra che rendono accessibile questo tratto del monte Gongenyama, benché non con poca fatica.
Ogni anno, il 6 febbraio questi stessi scalini levigati da secoli di utilizzo vengono percorsi in discesa, di corsa, da circa 2mila uomini vestiti di bianco con in mano torce infuocate. Una corsa folle e pericolosa quanto sacra e antica perché segna il momento clou del festival di Oto matsuri.
Questo luogo rappresenta perfettamente la fusione tra shintoismo e buddhismo che contraddistingue la regione di Kumano. A una manciata di centimetri di distanza si trovano Nachi taisha, uno dei santuari di Kumano sanzan, e il tempio di Seigantoji; in nessun’altra parte del Giappone luoghi di culto shintoisti e buddhisti (rispettivamente) sono così vicini. Così si possono facilmente confrontare l’architettura, i rituali e l’atmosfera shintoisti da un lato e buddhisti dall’altro e testimoniare l’armonia tra queste religioni.
Con una breve passeggiata si raggiunge poi la cascata di Nachi che scende in picchiata per 133 metri lungo una facciata di roccia, la cascata verticale più alta del Giappone. Celebre è la fotografia della cascata sullo sfondo con in primo piano la pagoda di tre piani di Seigantoji. Oggi come nell’antichità, Nachi viene venerata come dimora di una divinità shintoista.
Oltre ad attraversare la penisola di Kii per valli e montagne da nord a sud e da ovest a est, i cammini di Kumano kodo percorrono la costa del mare di Kumano-nada, parte dell’oceano Pacifico settentrionale. Mutamenti geologici e l’effetto scultoreo del mare e del vento hanno creato formazioni rocciose imponenti e suggestive: a Onigajo il tufo sembra scolpito, come un’opera d’arte. In questo tratto di costa lungo un chilometro le forme arcuate della roccia sembrano inghiottire chi sta sotto come onde congelate nel tempo e linee dritte e severe affilano il tufo come zanne, evocando perfettamente il nome di quest’area: “castello del demone”.
Onigajo è facilmente percorribile lungo un sentiero ed è raggiungibile anche dall’imbocco di Matsumoto toge, una sezione del Kumano kodo dove sono ancora intatte le pietre posate 300 anni fa per riparare il sentiero dopo un’ondata di maltempo. E dove si respira ancora il profumo della foresta che accompagna pellegrini, viaggiatori e camminatori da oltre un millenio.
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