Un viaggio nell’alveare con Marco Valsesia, autore de La vita segreta delle api

Un viaggio nel mondo delle api, accompagnati da Marco Valsesia, giovane apicoltore piemontese e autore del libro La vita segreta delle api.

  • Il 25 aprile è uscito il libro La vita segreta delle api, di Marco Valsesia.
  • Il libro si può descrivere come un viaggio all’interno dell’alveare.
  • L’intervista all’autore, sull’apicoltura e le difficoltà da affrontare.

La vita segreta delle api, il libro

La vita dell’apicoltore deve essere contraddistinta da un parola: passione. La stessa che Marco Valsesia, giovane apicoltore piemontese, mette per curare le sue 6 milioni di api (60 alveari con circa 100mila api ciascuno) e che trasmette a chi lo ascolta e chi lo legge. Nel suo libro uscito il 25 aprile La vita segreta delle api, edito da Longanesi, ci porta mano nella mano all’interno dell’alveare per conoscere tutto quello che c’è da sapere sulle nostre amiche api. Dalla storia dell’apicoltura (partendo dai primi cacciatori di miele preistorici, agli egizi, arrivando a padre Adam – il pioniere dell’apicoltura moderna) ai meccanismi che tengono in vita l’alveare (come avviene la sciamatura oppure come si controlla una colonia di api). Un libro adatto a tutti: esperti di apicoltura, neofiti o semplicemente curiosi. Un libro che scorre veloce, senza troppi tecnicismi complicati, ma che apre un mondo, il più delle volte nascosto e poco conosciuto. Più che un libro si può considerare un viaggio.

La vita segreta delle api
La copertina del libro di Marco Valsesia, edito da Longanesi

Affascinati e coinvolti dalle parole scritte nel libro abbiamo voluto intervistare l’autore per capire meglio la figura dell’apicoltore, con tutte le difficoltà principalmente dovute ai cambiamenti climatici, e qualche altra curiosità.

L’intervista a Marco Valsesia

Cosa significa fare l’apicoltore nel 2023?
Fare l’apicoltore nel 2023 è un’enorme sfida. I cambiamenti climatici stanno minando la salute e la vita delle api e, costantemente, si presentano. Uno dei principali problemi è legato alle fioriture anticipate: quando sbocciano i fiori a gennaio o a febbraio, alle api arriva il segnale che la natura si è risvegliata e si attivano subito; tuttavia non trovandosi in primavera si ritrovano a dover affrontare improvvise situazioni avverse, con freddo e siccità, così che lentamente periscono e intere famiglie vengono compromesse. In questo periodo stiamo assistendo ad una drammatica assenza di pioggia che comporta mancanza di polline, il primo ed essenziale propulsore per avviare tutto l’alveare. Mancanza di polline equivale a mancanza di nettare, quindi l’apicoltore deve essere sempre pronto ad accertarsi della salute delle famiglie.

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Marco attualmente cura circa 60 alveari e quasi sei milioni di api ©Marco Valsesia

Nel libro si legge che “al giorno d’oggi la natura seleziona anche gli apicoltori”. Quindi quale può essere il futuro degli apicoltori e dell’apicoltura?
Purtroppo è vero. Si ha a che fare con un mestiere che diventa sempre più complicato con il passare degli anni. Se non si ha la passione, una vera passione, per compiere sacrifici, sforzi (anche fisici) è difficile fare l’apicoltore. Prendersi cura delle api non è come prendersi cura di un cagnolino. Le api, appena cali l’attenzione rischi di perderle. Per questo molti corsi di apicoltura sconsigliano di iniziare questa attività se alla base non hai una forte passione. Ti può capitare di produrre miele in abbondanza per un anno e rimanere a secco per i successivi cinque. Ci vuole del coraggio a non abbattersi e continuare.

Quali sono le sfide più grosse da affrontare?
Oltre ai cambiamenti climatici si ha a che fare con le malattie e i pesticidi. Queste sono difficilissime da affrontare perché si può avere un apiario in una bellissima posizione, in un prato fiorito, ma l’avvelenamento è li presente e non te ne accorgi finché non è in corso e ha già contagiato gran parte delle api. Queste si poggiano ignare su questi fiori “avvelenati”, ne raccolgono il polline e il nettare e lo portano all’alveare. Le larve si nutrono di questo cibo e inizialmente non succede nulla. Ma, man mano che l’importazione continua, il veleno si propaga e le larve muoiono. Per questo bisogna correre subito ai ripari. Un altro nemico è la Varroa destructor, un acaro parassita, che si attacca alle api e succhia la loro emolinfa (il loro “sangue” per intenderci). Questa virosi, che comporta api con deformità sulle ali, si sviluppa all’interno dell’alveare e se non viene presa in tempo distrugge l’intera famiglia, muoiono tutte le api. Ogni estate e ogni inverno bisogna quindi fare specifici trattamenti per evitare che si presenti questo terribile parassita.

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All’interno di un alveare si possono trovare circa cento mila api ©Marco Valsesia

“Il virus delle ali deformi è il peggior nemico delle api”, ci mettiamo anche noi umani nella classifica dei nemici?
Noi sicuramente non ci rendiamo conto di quanti danni facciamo all’ambiente e alle api, con in pesticidi in primis. Questo concetto lo riprendo molte volte nel libro perché mi capita spesso di sentire persone che apprezzano la bellezza dei fiori o delle piante, sì sono fiorite, ma lo sentite il profumo? No. Non si sente quasi più il profumo perché non c’è nettare. Come un domino, nel corso degli anni senza nettare quella pianta è destinata a morire. Meno piante significa meno ossigeno, meno coltivazioni, meno api.

Già diversi secoli fa ci siamo resi conto che mai avremmo potuto sopravvivere in un mondo senza api. Cosa possiamo fare per evitare tutto questo?
Bisogna intervenire con qualcosa di importante, perché se non facciamo nulla sarà molto dura. Nella mia zona mi sono reso conto, a distanza di pochi anni, di quanto siano drasticamente diminuite le fioriture. Ad esempio, nella zona dove lavoro hanno abbattuto tutti gli alberi. Se continuiamo ad abbattere alberi cosa rimane alle api? Niente. Il futuro lo vedo grigio se non interveniamo tempestivamente. Le api senza di noi vivono tranquillamente, noi non credo che riusciremmo a sopravvivere. Non dobbiamo più considerare il futuro come qualcosa di lontano e astratto, perché ormai il futuro di cui si parla è qui alle nostre porte, ed è più vicino di quanto non sembri. Considerate che il settanta per cento di quello che abbiamo in tavola è grazie alle api; cosa faremo se dovesse lentamente scomparire?

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La regina da sola riesce a governare centinaia di migliaia di api ©Marco Valsesia

Parliamo dell’alveare. La regina, la chiave di volta dell’intero sistema, perché è così importante? Come si “elegge” una regina?
Il modo in cui viene scelta la regina a volte è ancora un mistero. Il ‘superorganismo’ alveare sceglie sempre la larva più piccola, quella che secondo le api è di migliore qualità e che crescendo prenderà il comando. La scelta avviene ad esempio durante la sciamatura, ovvero quando la vecchia regina decide di abbandonare l’alveare, che ormai ha raggiunto la sua dimensione massima. Così le api rimaste devono trovare subito qualcuno da mettere al comando e scelgono la fatidica larva di migliore qualità. Lo stesso lo fanno gli apicoltori con la sciamatura artificiale, cioè quando devono dividere la famiglia. Con alcune tecniche particolari, (una buona vista e una mano ferma), si va a scegliere e prelevare la larva più piccola da allevare, e la si introduce in un alveare orfano, (ovvero sprovvisto di ape regine), creato appositamente per tale scopo. Può anche capitare che una regina non sia di buona qualità. In quel caso le api ci mettono poco a sostituirla alla prima occasione. La regina è importantissima, senza di lei le api sono perse, non producono niente, non si evolvono, non si riproducono, l’alveare resta fermo. Con i suoi feromoni riesce a governare centinaia di migliaia di api e, girando con le sue fidate ancelle sui vari favi, fa sapere a tutti della sua presenza.

Nel libro si parla del progetto “Per un mondo più verde”, di cosa si tratta?
È un progetto relativo alla vendita del miele che produco. Ogni volta che qualcuno acquista il mio miele, insieme al vasetto, faccio trovare una bustina con all’interno semi di fiori – chiamati mix melliferi – che aiutano le api. Con una piccola e semplice bustina invogliamo le persone a piantare fiori, perché questo piccolo gesto fa veramente la differenza e aiuta le api. Chiunque può piantare dei fiori, anche chi abita in centro città.

Api su mano
A dimostrazione che le api se non disturbate non pungono ©Marco Valsesia

Perché consiglierebbe di leggere il suo libro, anche a chi magari ha paura delle api?
Vorrei spezzare una lancia a favore delle api. L’ape non è un insetto minaccioso come può esserlo magari una vespa o un calabrone. Non punge se non viene necessariamente disturbata. Il motivo principale per cui consiglierei il mio libro è appunto quello di una maggior sensibilizzazione e consapevolezza di ciò che di più prezioso abbiamo ancora da salvaguardare: le api e la natura in cui viviamo, ma anche per guidare le persone in un viaggio all’interno dell’alveare, per conoscere il funzionamento di questo meccanismo complesso, la famiglia delle api e, magari, far scattare quella scintilla di passione.

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