Le banche inglesi e statunitensi finanziano i combustibili fossili in Russia

Le banche straniere stanno finanziando i progetti di estrazione di combustibili fossili in Russia. Per far finire la guerra devono invertire la rotta.

  • 400 tra istituti finanziari e banche sostengono economicamente progetti di estrazione di combustibili fossili in Russia.
  • La guerra in Ucraina è finanziata anche grazie a questi tipi di progetti altamente inquinanti.
  • Secondo gli attivisti, per porre fine alla guerra ed evitare l’intensificarsi della crisi climatica, le banche devono sospendere subito tali investimenti.

Gli istituti finanziari statunitensi e britannici sono tra i principali investitori nei combustibili fossili della Russia, in particolare per quei progetti conosciuti come “carbon bombs” (bombe climatiche), come si evince dai nuovi dati raccolti dal database Leave it in the ground initiative (Lingo).

Secondo gli attivisti ucraini che gestiscono il database, per terminare la guerra in corso in Ucraina, tali istituti devono interrompere subito tali investimenti, così da limitare il finanziamento dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina, oltre che l’intensificarsi della crisi climatica.

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Pozzo di estrazione di petrolio in Siberia © Oleg Nikishin/Getty Images

Quali sono le carbon bombs della Russia

Le carbon bombs, infatti, sono quei progetti di esplorazione ed estrazione di combustibili fossili capaci di emettere in atmosfera almeno un miliardo di tonnellate di CO2 nell’arco del loro intero ciclo di vita. La Russia ospita almeno 40 progetti di questo genere (che interessano anche la Siberia e l’Artico), 19 dei quali gestiti da società russe – tra cui Gazprom, Novatek, Lukoil e le compagnie petrolifere Rosneft e Tatneft – e sostenuti da finanziamenti esteri.

In particolare, il database Lingo ha contato più di 400 istituti finanziari stranieri, i quali hanno messo a disposizione 130 miliardi di dollari sotto forma di supporto alle società russe: 52 miliardi di dollari di investimenti e 84 miliardi di dollari di crediti. I dati sono stati diffusi il 24 agosto, giorno in cui si celebrava l’indipendenza dell’Ucraina e, purtroppo, anche i sei mesi dall’inizio dell’invasione russa.

Grazie all’esportazione di gas e petrolio verso il resto del mondo, la Russia ha guadagnato 93 miliardi di euro nei primi 100 giorni di guerra (dal 24 febbraio al 3 giugno): soldi che il presidente Putin ha usato anche per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina.

Quali sono le banche che stanno sostenendo la guerra

Metà degli investimenti nelle carbon bombs russe dipende da istituti americani: si tratta di 154 istituti che hanno trasferito nei progetti di estrazione circa 23,6 miliardi di dollari. La partecipazione più grande – circa 10 miliardi, tra investimenti e linee di credito – è quella di JPMorgan Chase, che diventa così uno dei principali finanziatori dei progetti di estrazione di combustibili fossili in Russia e, seguendo il ragionamento fatto da Lingo, anche della guerra. Il più grande investimento singolo (15,3 miliardi di dollari verso la Rosneft) è detenuto dalla Qatar investment authority, fondo sovrano del Qatar.

Il Regno Unito si trova al terzo posto nell’elenco delle nazioni investitrici, con 32 istituti finanziari che garantiscono 2,5 miliardi di dollari di investimenti. HSBC è la banca che partecipa con l’investimento più consistente: 308 milioni. Anche gruppi finanziari in Giappone, Norvegia, Svizzera e Paesi Bassi detengono investimenti significativi. A seguire, poi, le istituzioni cinesi e italiane che hanno fornito crediti per 45 miliardi di dollari in totale.

“Investire nelle bombe climatiche in Russia è la cosa peggiore che si possa fare”

“La guerra di Putin è finanziata con il denaro proveniente dall’estrazione dei combustibili fossili, gli stessi che stanno causando il disastro climatico”, ha affermato Svitlana Romanko, direttrice dell’ong ucraina Razom we stand. “Investire nelle bombe climatiche russe è la cosa peggiore che si possa fare oggi”. Molti di questi istituti hanno ridotto il loro sostegno economico dall’inizio dell’invasione a oggi. HSBC ha affermato di aver sospeso le operazioni nei fondi russi che includono le società petrolifere e del gas citate.

Un anno fa, l’Agenzia internazionale per l’energia ha avvertito che se vogliamo raggiungere l’obiettivo “emissioni zero” di CO2 entro il 2050 dobbiamo interrompere subito ogni tipo di estrazione di combustibili fossili. Se a questo aggiungiamo l’obiettivo di far finire una guerra, sospendere immediatamente il sostegno delle carbon bombs in Russia diventa imprescindibile.

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