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Il porto turistico di Roma è il primo nel Lazio a unirsi alla squadra di LifeGate PlasticLess, grazie al supporto di doValue.
La mappa dei dispositivi mangiaplastica di LifeGate PlasticLess® diventa sempre più fitta e si estende da nord a sud dello Stivale. Grazie al supporto di doValue, oggi è il turno del porto turistico di Roma, che si trova a Ostia, subito a sud della foce del Tevere.
A partire da oggi, quindi, il “cestino” di LifeGate PlasticLess® sarà attivo 24 ore su 24, catturando fino a un chilo e mezzo di rifiuti galleggianti ogni giorno. Il valore aggiunto di questa tecnologia innovativa sta nella sua capacità di intercettare addirittura le microplastiche fino a 2 millimetri di diametro e le microfibre fino a 0,3 millimetri, che per forza di cose sfuggono alla raccolta manuale. Tutto questo senza nuocere ai pesci e al plancton.
L’amministratore della società Porto Turistico di Roma, Donato Pezzuto, sottolinea il fatto che questa è solo l’ultima in ordine di tempo di una serie di iniziative con cui la struttura sta cercando di ridurre il proprio impatto ambientale: dall’avvio della raccolta differenziata, alle campagne di sensibilizzazione rivolte agli utenti e alla cittadinanza. “È un tema che ci sta particolarmente a cuore e l’installazione del Seabin ci permette di rafforzare la nostra azione quotidiana tesa a salvaguardare il mare”, conclude.
“Siamo orgogliosi che il primo dispositivo Seabin del Lazio porti la nostra firma”, dichiara il presidente di doValue, l’ambasciatore Giovanni Castellaneta. doValue Spa, già doBank, è tra i principali player del sud Europa per la gestione dei crediti non performing per conto di banche e investitori. Con diciott’anni di esperienza alle spalle, doValue gestisce un portafoglio di asset di 82 miliardi di euro di Gross Book Value.
Ripercorrendo il lungo elenco dei dispositivi installati nei porti, sembra incredibile che sia passato poco più di un anno dalla data di nascita ufficiale di LifeGate PlasticLess®, cioè l’8 giugno 2018, Giornata mondiale degli oceani. D’altra parte, se è vero che l’incuria dell’uomo ha contribuito a trasformare il mar Mediterraneo in “una zuppa di plastica” (parole dei ricercatori del Cnr), è vero anche che ormai l’opinione pubblica ha alzato le antenne. Finalmente è chiaro a tutti che la plastica nei mari minaccia la sopravvivenza di oltre 800 specie animali, ci priva di preziosi servizi ecosistemici, entra nella catena alimentare. Sono decine le aziende e le amministrazioni che hanno deciso di trasformare questa sensibilità in azione, contribuendo all’installazione di un dispositivo Seabin di LifeGate.
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