Negli ultimi mesi in India sono stati arrestati diversi leader di opposizione, l’ultimo è Arvind Kejriwal. E anche chi protesta finisce in manette.
Brasile, l’ex presidente Lula deve andare in prigione in attesa della sentenza d’appello per corruzione
In attesa della sentenza d’appello, Lula deve andare in carcere. Lo ha stabilito la Corte suprema brasiliana che ha respinto la richiesta dell’ex presidente di rimanere in libertà.
Luiz Inácio Lula da Silva, presidente del Brasile dal 2003 al 2011, non può rimanere in libertà in attesa della decisione della Corte d’appello sulla condanna nei suoi confronti per corruzione, e dovrà quindi andare in carcere nel giro di una settimana. Questa è la decisione presa dalla Corte suprema del paese sudamericano il 5 aprile. Lula, tra i fondatori del Partito dei lavoratori, è stato condannato a dodici anni di carcere per avere accettato tangenti dall’impresa di costruzioni Oas. Negando l’accusa, Lula ha fatto ricorso all’appello per la seconda volta chiedendo, inoltre, di non essere incarcerato in attesa del verdetto finale. Ha sempre respinto le accuse contro di lui sostenendo che sono motivate politicamente e hanno l’obiettivo di impedirgli di partecipare alle elezioni presidenziali che si terranno in ottobre.
Protests Erupt in Brazil as Court Decide on Lula’s Fatehttps://t.co/8muTtvj6qu
— The Rio Times (@TheRioTimes) 4 aprile 2018
Di cosa è accusato l’ex presidente Lula
L’operazione “autolavaggio” è la maxi-indagine sulla rete di tangenti che vede implicati esponenti ai vertici delle élite politiche ed imprenditoriali brasiliane con al centro contratti d’appalto con Petrobras, il colosso petrolifero statale, che ha portato, nel luglio 2017, alla condanna nei confronti di Lula a nove anni e mezzo di carcere. A gennaio di quest’anno, in risposta alla richiesta d’appello del politico, il tribunale di Porto Alegre ha esteso a dodici anni la pena massima per i reati di cui è accusato, cioè di corruzione per avere accettato un appartamento del valore di 3,7 milioni di real brasiliani (pari a oltre 900mila euro) dall’impresa Oas, riciclaggio di denaro e ostruzione alla giustizia.
Chi è Luiz Inácio Lula da Silva
Lula è stato operaio metalmeccanico e sindacalista, e nel 2002 il primo leader di sinistra a essere eletto presidente del Brasile in quasi mezzo secolo. Ha governato per due mandati consecutivi, il massimo previsto dalla costituzione. In quel periodo il paese ha vissuto una forte crescita economica che ha permesso al governo di finanziare programmi sociali come Bolsa familia, iniziativa per la redistribuzione delle risorse e di accesso al credito, e Fome zero (Fame zero). Questi hanno contribuito a togliere dalla povertà estrema milioni di brasiliani e hanno reso Lula uno dei più politici più popolari del paese.
Nel 2011 al suo posto, dopo elezioni, Dilma Rousseff, sua sostenitrice, poi destituita nel 2016 per un processo di impeachment legato all’accusa di falsificazione del bilancio di stato. Al suo posto si è insediato l’attuale presidente, il conservatore Michel Temer. Lula, intanto, ha annunciato la sua ricandidatura alla prossime elezioni e gli ultimi sondaggi lo danno in vantaggio. Nei giorni precedenti all’emissione della sentenza della Corte suprema sulla possibilità per Lula di rimanere in libertà in attesa del verdetto del tribunale d’appello, in migliaia sono scesi in piazza nelle città brasiliane in manifestazioni sia a sostegno dell’ex presidente che per chiedere la sua immediata carcerazione. Per ora la giustizia brasiliana sembra avere dato ragione a quelli che ritengono Lula colpevole. Ora il paese tiene il fiato sospeso in attesa di sapere quale sarà il destino di uno dei presidenti più amati di sempre.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
A Chiang Mai si è tenuta una conferenza per dare maggior visibilità alla comunità trans e Lgbtq+ nei settori astronomico e spaziale. Ma intanto il governo boccia la proposta di legge sul riconoscimento e la tutela delle persone con identità di genere diverse.
Lo scorso 14 marzo, all’età di 75 anni, se n’è andato il grande primatologo, che con il suo sguardo curioso e peculiare ci ha insegnato a guardare le altre specie senza le lenti deformanti dell’antropocentrismo.
La Thailandia sta per diventare il primo Paese del sud-est asiatico a riconoscere i matrimoni per la comunità lgbtqia+. Ora tocca al Senato e al re.
L’attacco a Mosca di Isis-K ha riacceso i riflettori sullo Stato Islamico, che in Occidente si dava per sconfitto, ma in realtà è attivo in Africa e Asia
Bassirou Diomaye Faye è stato eletto presidente del Senegal al primo turno. Soltanto dieci giorni fa era rinchiuso nella prigione di Cap Manuel.
Con l’arresto di due politici e un ex capo di polizia i giudici brasiliani muovono i primi passi per fare chiarezza sulla vicenda di Marielle Franco, accogliendo la richiesta di giustizia della società civile.
L’Alta Corte di Londra ha accolto la possibilità di ricorso di Assange contro l’estradizione negli Stati Uniti, a meno che Washington non dia una serie di rassicurazioni.
Per la prima volta dal 7 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede il cessate il fuoco a Gaza. Decisiva l’astensione degli Stati Uniti, che non hanno messo il veto.