
I lupi, come gli orsi, sono nel mirino della provincia di Trento. Un’ordinanza prevede l’abbattimento di due animali.
Parliamo ancora del lupo, uno degli animali che ha segnato con la sua presenza l’evoluzione della specie umana, diventando un simbolo in molte culture.
Che l’immagine del lupo porti sgomento e paura è un dato di fatto. Gli occhi ferini, i canini sguainati, il muso lungo e appuntito fanno di colui che è stato chiamato “il grande predatore” un emblema riconosciuto della natura selvaggia e primordiale. Nel saggio L’uomo e i suoi simboli, lo psichiatra Carl Gustav Jung accomuna il lupo ai grandi archetipi come l’orso, la lepre, l’aquila… tutti animali – guarda caso – anche oggetto di caccia e sterminio da quando l’essere umano ha invaso i territori segreti di madre natura.
Vivo da quasi vent’anni con cani lupi cecoslovacchi, la razza più vicina al lupo che sia stata selezionata. Su questi cani sono state dette tante cose. Si dice siano inaffidabili, feroci, aggressivi. Addirittura la razza è stata inserita nell’elenco di quelle pericolose dal comune di Milano ed è necessario ottenere un patentino specifico per possederne un esemplare. Ma quando vedo il mio “cucciolone” Merlino, discendente della mia prima lupetta, baciare il figlio di tre anni del vicino o lasciarsi accarezzare e stropicciare da chiunque passi per strada, mi rendo conto di come l’uomo sia davvero il peggior nemico degli animali e ne ghettizzi le immagini a suo uso e consumo, svilendone il patrimonio di dignità e di amore.
Animale elusivo e diffidente, il lupo non manifesta aggressività se non nella cattura della preda insieme al suo branco. Ed è proprio l’appartenenza al branco che ne motiva le azioni e il percorso di vita. Mauro Belardi – biologo e presidente della cooperativa Eliante che si occupa di tutela ambientale e gestisce da anni progetti concreti per insegnare a convivere in sicurezza con gli animali selvatici – ha spiegato bene la sua peculiare valenza, definendolo al vertice della catena alimentare in quanto super-predatore. In questo ruolo i lupi tengono sotto controllo le popolazioni delle prede da un punto di vista numerico, ma soprattutto della qualità, predando prevalentemente gli individui giovani, malati o feriti. Gli esemplari della specie, insieme ad altri mammiferi e uccelli, svolgono anche un importante ruolo di necrofagi, cibandosi di carcasse e limitando la diffusione di malattie.
Belardi nota anche che il lupo ha un ruolo nella distribuzione e nel comportamento delle sue prede, che tendono a essere meno concentrate e diventano più prudenti e selettive. Uno dei possibili effetti – positivo e negativo al medesimo tempo a seconda dei punti di vista – è che alcuni ungulati come caprioli e cinghiali, per sentirsi più sicuri nei confronti del predatore, tendano ad avvicinarsi maggiormente alle abitazioni umane. Tuttavia, questo comportamento è identico nei soggetti che cercano di sfuggire ai cacciatori umani e può rimanere confinato nelle dinamiche normali della fauna selvatica. In questi casi il lupo non fa che comportarsi come un cacciatore. Solo che il suo istinto predatorio è volto alla sopravvivenza e non all’esercizio di uno sport come può essere la caccia.
L’aggressività dell’uomo nei confronti del lupo si concretizza in molti modi. Nella colpa data a questi animali delle stragi negli allevamenti e nei greggi, o di aggressioni immotivate nei confronti degli stessi esseri umani. Al momento, comunque, i lupi rimangono in buona salute e in espansione demografica in Italia e in Europa. Si tratta di una specie, infatti, totalmente protetta sia dalle normative nazionali sia da quelle europee.
La direttiva Habitat prevede soltanto possibili deroghe al divieto di abbattimento su richiesta degli stati per casi estremi non gestibili in altri modi. Finora in Italia non vi sono mai state le condizioni per applicare queste deroghe. Uno dei motivi è che esiste già, di fatto, una quota di lupi abbattuti illegalmente, quantificata – secondo le stime più prudenti – in oltre cento esemplari uccisi ogni anno. Una riprova del fatto che si tratta di una specie che provoca conflitto soprattutto presso le popolazioni rurali. Il tutto avviene a causa delle predazioni sugli animali domestici, anche se questi ultimi, spesso e volentieri, non vengono adeguatamente protetti proprio dall’uomo.
Il conflitto ha profonde radici culturali e coinvolge discussioni tra uomini “a proposito” del lupo, nonché una serie di strumentalizzazioni politiche che giocano sulla figura dell’elusivo predatore unicamente per conquistare gradimento popolare. Nel nostro paese, comunque, spesso i lupi vengono trovati morenti perché affetti da rogna o da altre gravi patologie. Ma il loro sterminio avviene perlopiù per opera di automobili, camion e tir, specialmente di notte, quando le luci degli anabbaglianti confondono e impauriscono il grande predatore, lasciandolo inerme e senza difesa di fronte all’attacco dei grandi mostri creati dall’uomo.
Ricordando un celebre carme di Catullo – “Odio e amo, perché lo faccia mi chiedi? Non lo so, ma sento che succede e mi struggo” – si sintetizzano le vicende secolari del rapporto uomo/lupo. E il tutto si traduce anche in belle storie che portano un soffio di speranza nel mondo di coloro che amano gli animali. Ne è un esempio la vicenda di un lupo ferito, soccorso e curato in Emilia-Romagna in seguito alla segnalazione di alcuni cittadini. L’animale si trovava sul bordo di una strada, molto probabilmente investito da una automobile, e presentava la frattura del bacino. Il lupo è stato trasportato presso la struttura modenese Il pettirosso, dove sono iniziate immediatamente le cure e la riabilitazione. In oltre vent’anni questo è il primo soggetto curato nella provincia di Modena. Un esemplare fortunato nella sfortuna che tornerà presto nel suo branco di origine, pronto a riprendere il suo posto nella scala gerarchica della natura che ci circonda.
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