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Il presidente della Regione Calabria non ci sta alle nuove esplorazioni concesse dal governo a una compagnia petrolifera al largo delle coste ioniche. L’intervista al governatore Mario Oliverio.
1.497 chilometri quadrati di acque territoriali sono stati concessi alla compagnia petrolifera degli Stati Uniti Global Med dal governo al fine di condurre esplorazioni alla ricerca di gas e petrolio nei fondali del mar Ionio. Un tratto di costa che deve la sua maggiore ricchezza, non tanto all’oro nero, quanto alle bellezze naturalistiche e artistiche che hanno contribuito a portare sviluppo in Calabria grazie al turismo. Le autorizzazioni concesse alla stessa compagnia riguardano due territori, rispettivamente di 748,6 e 748,4 chilometri quadrati. Il governatore della Calabria Mario Oliverio già nel 2015, parlando di trivelle in alto mare, aveva dichiarato: “Non permetteremo a nessuno di considerare le nostre come terre di conquista e di assalto”. Gli abbiamo chiesto la sua posizione oggi in merito a queste nuove autorizzazioni.
Cosa prevede esattamente l’autorizzazione data dal governo alla compagnia americana Global Med sulle esplorazioni e trivellazioni alla ricerca di idrocarburi nel mar Ionio?
Al momento sono state autorizzate le esplorazioni alla ricerca di gas e petrolio nel tratto di mare che va dal golfo di Taranto fin dopo le coste della città di Crotone. Le nuove autorizzazioni riguardano, dunque, anche la foce del fiume Neto, i fondali antistanti le spiagge di Gabella Grande, Capo Colonna, l’isola di Capo Rizzuto e la frazione di Le Castella. Si tratta di un’area fondamentale sia dal punto di vista naturalistico che per la presenza di siti archeologici che rappresentano i cardini del nostro settore turistico e del suo sviluppo perché ancora oggi si conducono ricerche interessantissime di archeologia marina. Il ritrovamento dei Bronzi di Riace la dice lunga su ciò che queste coste ioniche possono ancora nascondere e per questo non c’è alcun bisogno di vivere con una “spada di Damocle” sulla testa, ovvero di un possibile disastro ambientale. La nostra posizione di contrarietà è netta verso questo tipo di iniziative.
In quanto Presidente della Regione Calabria, Lei ha deciso di opporsi a tale autorizzazione scrivendo una lettera aperta al ministero dell’Ambiente. Ha avuto una risposta?
Io ho scritto al ministro Galletti affinché questa situazione possa essere risolta a monte per via politica, ma ancora non ho avuto risposta. Le autorizzazioni concesse in questo caso si fondano su un maldestro tentativo di aggirare le norme in vigore. Abbiamo così deciso di fare ricorso al Tar e ho chiesto all’avvocatura regionale di fare presente che la legge vieta espressamente che un singolo operatore possa avere la titolarità di un permesso di ricerca su un’area di estensione superiore a 750 chilometri quadrati, nonostante ciò l’autorizzazione riguarda circa 1.500 chilometri quadrati. Ma è stata suddivisa, pare, in due porzioni contigue così da porsi al di sotto della soglia prevista. Temo, peraltro, che possano esserci nuove autorizzazioni visto che ci sono state altre richieste di ricerca di idrocarburi come quella della compagnia italiana Schlumberger. Il governo della Regione Calabria, però, ha espresso chiaramente la sua posizione negativa nei confronti di tali richieste.
Quali sono gli strumenti che pensa di adottare per bloccare questa autorizzazione?
Purtroppo, la norma nazionale non consente alle regioni di poter esercitare le proprie funzioni istituzionali mettendole nell’impossibilità di verificare l’impatto ambientale, sociale, economico derivante dalle attività estrattive. Tutto ciò in palese violazione delle regole democratiche e del principio di leale collaborazione tra i diversi enti. Così la Regione Calabria ha chiesto direttamente al ministro Galletti la sospensione di queste autorizzazioni nel mar Ionio per evitare danni gravi e irreversibili. Ci siamo anche attivati insieme ad altre otto regioni che condividono la nostra stessa linea politica per difendere l’intera costa orientale del Paese.
Secondo lei le rinnovabili possono essere uno dei settori su cui puntare per uno sviluppo economico sostenibile del nostro Paese? Come si pone la Calabria in tal senso?
Assolutamente sì. Noi abbiamo investito in questa direzione. La produzione di energia elettrica calabrese supera del 55 per cento i consumi interni e una quota importante di questa elettricità è generata grazie a fonti rinnovabili, quali l’idroelettrico e il fotovoltaico. E c’è largo spazio agli investimenti di questo tipo da qui al 2020. Per quanto riguarda l’eolico, invece, abbiamo già largamente raggiunto e superato la media nazionale per quanto riguarda la capacità installata. Inoltre abbiamo fatto grandi passi avanti anche sul fronte del risparmio energetico.
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