Si chiamava Saly, aveva cinque anni. Nello scatto vincitore del World press photo 2024, il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo, non si vede un centimetro del suo corpo senza vita. E non si vede nemmeno il volto della zia, Ines Abu Maamar, che lo stringe forte a sé. Mohammad Salem, fotografo dell’agenzia Reuters,
Le donne ostetriche di Kalongo che con un semplice pap test danno tempo, e vita, a chi non ce l’ha
Il tumore alla cervice uterina è una delle principali cause di morte tra le donne in Africa. Dove il primo ospedale è lontano giorni di cammino, la prevenzione diventa essenziale. Il racconto del progetto Mario Sideri a Kalongo, in Nord Uganda.
Ci sono luoghi al mondo dove per raggiungere il primo ospedale occorrono giornate di cammino, dove la mancanza di strumenti adeguati e di personale medico specializzato rende difficile la cura delle malattie, e dove l’accesso alle terapie è spesso negato ai più bisognosi. Uno di questi luoghi è Kalongo, in nord Uganda, dove la prevenzione sanitaria e la diagnosi precoce restano gli unici strumenti per riuscire a salvare il maggior numero di vite.
Salvare il maggior numero di donne con un efficace intervento di prevenzione sanitaria contro il tumore alla cervice uterina – che in Africa rappresenta una delle più importanti cause di morte tra le donne – è l’obiettivo del progetto Mario Sideri portato avanti al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital di Kalongo.
“Ogni anno il cancro al collo dell’utero uccide più di 250mila donne e l’85 per cento di queste morti si verifica nei paesi a basso e medio reddito. Il cancro alla cervice è il quarto tumore più comune nelle donne in tutto il mondo, ma la maggior parte di questi decessi potrebbe essere prevenuta con misure di prevenzione adeguate, come la vaccinazione contro il papillomavirus umano (Hpv) e programmi di screening per rilevare e curare lesioni precancerose”
(Iarc, International agency for research on cancer, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, 2017).
La lotta al cancro alla cervice uterina in Africa, grazie a Mario Sideri
Il dottor Mario Sideri, ginecologo e oncologo di fama internazionale, è stato uno dei pionieri nella lotta contro i tumori ginecologici. Fu tra i primi a capire il legame tra tumore alla cervice uterina e papilloma virus ed ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del test per identificare le donne a rischio e del vaccino. Il Dr. Sideri è mancato prematuramente nel 2014, a soli 61 anni. La famiglia, con il sostegno degli amici e colleghi più cari, ha raccolto la sua grande eredità professionale e umana e l’ha portata lontano, in Africa, a Kalongo. Dove ha già iniziato a mettere radici.
Grazie alla Fondazione Ambrosoli, con il sostegno del gruppo promotore e in partnership con l’Associazione patologi oltre frontiera (Apof) il progetto Mario Sideri è attivo al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital con l’obiettivo di portare a una significativa diminuzione del tasso di mortalità per il carcinoma alla cervice uterina della popolazione femminile del distretto di Agago. Un obiettivo ambizioso ma che poggia sulla ferma convinzione dell’importanza di promuovere nei paesi più poveri programmi di prevenzione accessibili a tutti.
Come la prevenzione salva la vita delle donne
Iniziato operativamente nel giugno 2017, il progetto prevede la formazione specifica del personale locale (medici e ostetriche), tenuta da medici volontari italiani per implementare un programma di screening V.I.A./pap test, colposcopia diagnostica, trattamenti colposcopici, per rilevare e trattare adeguatamente lesioni neoplastiche e pre-neoplastiche, e la formazione di tecnici di laboratorio locali per avere un servizio di citologia presso l’ospedale di Kalongo e l’attivazione di un database affidabile per il controllo di qualità.
A quest’attività formativa si affianca un’indispensabile attività di sensibilizzazione della comunità locale per promuovere in maniera capillare lo screening della cervice uterina della popolazione femminile. Rafforzando la consapevolezza delle donne sull’importanza della diagnosi precoce e parallelamente lavorando all’identificazione di strategie d’implementazione di programmi di screening si favorirà la possibilità di intervenire per tempo garantendo maggiori opportunità di vita per le donne ugandesi.
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