Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
A scuola di sostenibilità con il master in Bioeconomia dei rifiuti organici e delle biomasse
Il corso di studi, organizzato dal Cnr, mira a formare professionisti della gestione dei rifiuti organici per alimentare l’economia circolare.
L’enorme quantità di rifiuti che ancora produciamo rappresenta una seria minaccia per l’ambiente e la nostra salute, nonché una notevole spesa per le amministrazioni che li devono smaltire. Da alcuni anni si è però iniziato a guardare ai rifiuti come ad una risorsa, sfruttando ad esempio la digestione anaerobica per produrre energia. Per preparare figure professionali specializzate per soddisfare la domanda di questo settore in crescita, è stato istituito il master in Bioeconomia dei rifiuti organici e delle biomasse, giunto alla decima edizione.
L’obiettivo del corso
La prossima edizione del corso, organizzato dall’Istituto di Biologia e biotecnologia agraria (Ibba) del Cnr e dall’Associazione milanese laureati in scienze agrarie e in scienze forestali (Amsaf), con la collaborazione del Consorzio italiano compostatori (Cic), partirà il prossimo ottobre e mira ad essere “un percorso per la gestione sostenibile di sottoprodotti e scarti alimentari, per la produzione di bioprodotti e la costruzione di filiere innovative in un’ottica di efficienza energetica e di economia circolare”.
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A chi si rivolge il master
Il corso punta a coniugare ricerca, innovazione tecnologica ed i nuovi paradigmi dell’economia circolare e offre agli studenti la possibilità di intraprendere un percorso di studio specifico per acquisire gli strumenti necessari per lavorare nell’ambito della gestione della materia di origine biologica. Il master si rivolge a giovani laureati e a coloro che già operano nel settore agro-alimentare, forestale e della gestione dei rifiuti. Le domande di ammissione al master potranno essere presentate entro il 10 settembre 2018 e il numero massimo di partecipanti è venti.
Preparare i professionisti dell’ #economiacircolare . È l’obiettivo del #master in “Bioeconomia dei Rifiuti Organici e delle Biomasse” arrivato alla X edizione @IBBACNR Amsaf @ConsorzioCIC @StampaCnr https://t.co/BitDEUoyRe pic.twitter.com/ldyktjVHl1
— ECPI Group (@ECPIGroup) 23 luglio 2018
Buone possibilità occupazionali
Secondo quanto riportato dagli organizzatori del master, l’80 per cento dei partecipanti delle precedenti edizioni ha trovato occupazione nel settore delle bioenergie, anche per merito del concreto rapporto tra ricerca e realtà produttiva, che si traduce nella collaborazione con numerosi enti, amministrazioni e aziende.
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Cosa sono le bioenergie
Il settore delle bioenergie si occupa dello sviluppo di soluzioni innovative per la trasformazione delle biomasse (cioè la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui biologici) in prodotti energetici e per lo sfruttamento delle energie rinnovabili, producendo biocarburanti, idrogeno, gas di sintesi e utilizzando gas climalteranti. Il comparto presenta ancora grandi potenzialità inesplorate, sono in corso ricerche per ricavare energia da una più ampia varietà di biomasse, ad esempio, o per migliorare l’efficienza di conversione in biogas di differenti scarti vegetali.
La sfida della sostenibilità
“L’Italia è diventata un punto di riferimento per molti altri paesi per quanto riguarda l’organizzazione della raccolta, la trasformazione e la valorizzazione dei rifiuti organici – ha affermato Alessandro Canovai, presidente del Cic, la principale organizzazione italiana nel settore della valorizzazione del biowaste. – Il master in Bioeconomia dei rifiuti organici e delle biomasse è un’occasione importante per chi intende innovare nel settore del biowaste che, grazie anche agli ultimi sviluppi a livello europeo con l’approvazione del pacchetto sull’Economia circolare, potrebbe creare 50mila nuovi posti di lavoro nei prossimi anni”. Il settore, al netto delle positive prospettive di crescita, non deve tuttavia perdere di vista il proprio scopo primario, ovvero contenere al massimo l’impatto ambientale derivante dalle operazioni di recupero dei rifiuti, promuovendo quei modelli che fanno dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare le proprie basi.
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