
L’India vuole guidare l’International big cat alliance per proteggere i grandi felini con un finanziamento di 100 milioni in cinque anni.
Per la prima volta sono state osservate meduse ingoiare frammenti di microplastica, la scoperta ha evidenziato come la plastica sia ancora più diffusa nella rete trofica marina di quanto si pensasse.
Che la plastica sia un flagello per gli ecosistemi marini e le creature che li popolano non è certo una novità. Sappiamo, ad esempio, che circa il 90 per cento degli uccelli marini di tutto il mondo ha rifiuti di plastica nello stomaco, o che le microplastiche minacciano la sopravvivenza della megafauna come misticeti, squali balena, squali elefante e mante. Quel che non sapevamo, tuttavia, è che questo rifiuto prodotto dall’uomo si trova anche in fondo alla catena alimentare, è stato infatti scoperto che perfino le meduse mangiano la plastica.
Lo ha rivelato lo studio Episodic records of jellyfish ingestion of plastic items reveal a novel pathway for trophic transference of marine litter, pubblicato su Scientific Reports, che ha evidenziato come la plastica sia ancora più diffusa nella rete trofica marina di quanto si pensasse e sollevato ulteriore preoccupazione sull’impatto sulla fauna acquatica. Al largo dell’isola di Ponza i ricercatori hanno osservato per la prima volta una specie di medusa, la medusa luminosa (Pelagia noctiluca), ingoiare frammenti di microplastica.
Leggi anche: Meduse alla conquista del Mediterraneo, sono decuplicate dal 2009
Gli invertebrati rappresentano la componente più abbondante della biodiversità marina, si legge nello studio condotto da un team di ricercatori appartenenti a istituzioni scientifiche e università italiane e russe, eppure fino ad oggi per sole poche specie è stata documenta l’ingestione di rifiuti marini. Il numero di studi che mostrano l’impatto dei rifiuti sugli organismi marini è però in aumento, l’ingestione di plastica è stata attualmente documentata per 233 vertebrati marini.
Gli scienziati, guidati da Armando Macali del Centro ittiogenico sperimentale marino (Cismar) e da Elisa Begami del Dipartimento scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’università di Siena, si sono concentrati sullo studio della medusa luminosa, la specie di medusa più abbondante nel Mar Mediterraneo. La medusa luminosa è ritenuta un predatore opportunista, che si nutre di una vasta gamma di zooplancton. Questa specie rappresenta la fonte di cibo primaria per molti grandi predatori pelagici, come il pesce luna, le tartarughe marine, il tonno rosso e il pesce spada. Le meduse svolgono inoltre un prezioso ruolo ecosistemico, sono infatti in grado di sequestrare grandi quantità di carbonio. I ricercatori ritengono pertanto che qualsiasi impatto dei rifiuti marini su questa specie potrebbe avere conseguenze sui suoi predatori e sulla sopravvivenza degli ecosistemi marini.
Scopri l’iniziativa LifeGate PlasticLess, un mare di idee contro un oceano di plastica
Durante l’esplorazione delle acque dell’isola laziale, svolta nel settembre del 2016, i ricercatori hanno osservato meduse nuotare tra numerosi rifiuti di diverse dimensioni, colore, forma e tipo. Alcuni di questi materiali sono stati trovati intrappolati tra i lobi orali della medusa o trattenuti all’interno del loro ombrello. Sarebbero le prime osservazioni di questo fenomeno, secondo quanto riportato dagli autori dello studio. Dei venti esemplari di medusa luminosa analizzati, quattro presentavano detriti di plastica all’interno della cavità gastrovascolare.
Le meduse avrebbero mangiato frammenti di plastica e microplastiche perché, proprio come avviene per gli altri animali, li avrebbero scambiati per cibo o sarebbero state attratte dai composti organici aromatizzanti presenti sulla superficie della plastica. I ricercatori ipotizzano dunque che le meduse, prede di numerose specie, possano fungere da vettore per la plastica lungo le cascate trofiche marine, aumentando esponenzialmente il pericolo per la fauna acquatica e, naturalmente, per l’uomo che si nutre a sua volta di molte specie che mangiano le meduse ripiene di plastica.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’India vuole guidare l’International big cat alliance per proteggere i grandi felini con un finanziamento di 100 milioni in cinque anni.
Le lontre sono tornate in Val Chiavenna e con loro la certezza del benessere del nostro ecosistema e, soprattutto, dei corsi d’acqua montani che le ospitano
Cinque individui di lince verranno reintrodotti in Italia, nelle Alpi Giulie. Un aiuto per la sopravvivenza della popolazione europea.
La scoperta del pangenoma delle rondini apre la strada a una comprensione degli uccelli migratori e aiuta a studiare il Dna e le malattie genetiche
In Namibia il bracconaggio non si ferma, nel 2021 sono stati uccisi 87 rinoceronti, il 93 per cento in più del 2020.
In Amazzonia il progetto aquila arpia cerca di salvare l’aquila più grande del mondo. Ricerca, monitoraggio e fotografie le chiavi per la sua conservazione
Una coppia di castori sta per essere reintrodotta nel sud dell’Inghilterra, da dove erano scomparsi per più di 400 anni.
Grazie allo studio delle immagini satellitare è stata scoperta una colonia di 500 pinguini sulle coste occidentali dell’Antartide
Le autorità messicane hanno fermato il “cartello del mare” che pescava illegalmente il totoaba, mettendo a serio rischio anche la popolazione di vaquita.