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Il costruttore tedesco abbina l’alimentazione a idrogeno alla tecnologia ibrida, mentre la casa giapponese presenta le prime celle di combustibile a bioetanolo. Nuova linfa per la mobilità elettrica.
La diffusione dell’alimentazione a idrogeno si è sinora scontrata con problematiche tutt’altro che irrilevanti, dovute non tanto alla complessità delle vetture dotate di celle a combustibile, quanto piuttosto alla difficoltà di stoccaggio di questo carburante. Ostacoli che, ad oggi, sembrano aver rallentato – e in parte scoraggiato – la creazione di una rete capillare di rifornimento. Una situazione di stallo che ha portato parte dei costruttori d’auto a rimandare la presentazione dei nuovi modelli a idrogeno. Ora, però, Mercedes-Benz e Nissan gettano un sasso nello stagno, cercando di rivoluzionare la tecnologia alla base delle vetture, così da renderla più fruibile ed efficiente.
A Stoccarda, nel quartier generale Mercedes-Benz, si sente pronunciare sempre più spesso la parola “sostenibilità”. La casa tedesca si è posta l’obiettivo, nel medio periodo, di offrire una variante elettrica per ogni modello in gamma, spaziando dalle utilitarie ai mezzi commerciali. Un programma ambizioso nel quale rientra il prototipo realizzato sulla base della crossover GLC, destinato a essere svelato al pubblico in veste definitiva a ottobre per poi entrare in produzione nel corso del 2017. La nuova concept car sarà la prima auto fuel cell ibrida plug-in. Una soluzione innovativa che prevede l’abbinamento dell’alimentazione a idrogeno ed elettrica pura. Quest’ultima supportata da una batteria dedicata. In sintesi, diversamente dalle “comuni” auto a idrogeno, la crossover Mercedes-Benz potrà contare anche su di una cella ricaricabile mediante una presa di corrente, garante di ulteriori 50 km d’autonomia. La percorrenza media della vettura si attesterà così a 500 km complessivi.
Se il programma fuel cell Mercedes prevede un’ottimizzazione dell’esistente, ben più radicale appare il progetto Nissan volto alla creazione d’inedite celle di combustibile biologiche. Una soluzione rivoluzionaria che mira a fornire una risposta definitiva ai principali ostacoli alla diffusione dell’idrogeno, vale a dire la non esistenza di tale elemento in natura – la produzione richiede anzi un dispendio d’energia – e lo stoccaggio. La bassa densità di questo carburante rende infatti necessario comprimerlo a pressioni elevatissime, creando rischi per la sicurezza e aumentando i costi. L’alternativa proposta da Nissan è in grado di risolvere entrambe le problematiche, affidandosi all’etanolo d’origine biologica. Un alcol facilmente producibile a costi contenuti, ottenibile dalla fermentazione di una vasta gamma di biomasse, in primis vinacce o canna da zucchero.
Giocano a favore del bioetanolo la possibilità di creare il carburante a livello locale, le ridotte tempistiche di rifornimento e la minore pericolosità rispetto all’idrogeno, oltre all’esistenza in svariati Paesi di una rete di distribuzione già efficiente. Lato negativo, anziché acqua allo scarico, il sistema Fuel Cell e-Bio – così si chiama il progetto Nissan – rilascia CO2. Smagliatura, a detta del costruttore nipponico, che verrebbe compensata dall’assorbimento d’anidride carbonica durante la coltivazione delle piante destinate alle biomasse. Si tratterebbe, pertanto, di un sistema “carbon neutral”, ovvero il cui saldo delle emissioni rilasciate nell’atmosfera è inferiore o uguale a zero. Sotto il profilo tecnico, il ricorso all’alcol d’origine vegetale richiede un serbatoio specifico per lo stivaggio in composizione pura o miscelata, oltre a un trasformatore, denominato reformer, che converta il bioetanolo in idrogeno. Una volta ottenuto quest’ultimo, la tecnologia non muta rispetto alle comuni celle a combustibile, ricavando energia dalla reazione chimica tra idrogeno e ossigeno destinata a ricaricare le batterie che alimentano il motore elettrico.
Il sistema messo a punto da Nissan si basa su di una comune vettura fuel cell, con l’aggiunta di un reformer che mediante una reazione chimica trasforma il bioetanolo in idrogeno. La casa giapponese dichiara un’autonomia di 600 km con un pieno e il rifornimento di carburante avrebbe un costo equiparabile alla ricarica di un’auto elettrica. Se la sperimentazione dovesse dare i risultati auspicati, potremmo assistere a un’evoluzione epocale nella mobilità del pianeta. Un cambiamento che, però, renderà necessaria una profonda riflessione sugli aspetti etici legati all’opportunità di destinare le colture alla produzione di carburante piuttosto che di cibo.
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