
L’Italia bandisce dai documenti della Pubblica amministrazione la parola “razza”, ormai scientificamente inadatta: al suo posto si userà “nazionalità”.
Vienna vuole impedire passaggi clandestini dal Brennero, temendo che riprenda il flusso di arrivi dal Mediterraneo dopo la chiusura della “rotta balcanica”.
Lunedì 11 aprile si sono visti i primi preparativi per la costruzione di una barriera voluta dall’Austria per fermare l’eventuale arrivo di profughi dall’Italia a seguito della chiusura della cosiddetta rotta balcanica e i rimpatri forzati in Turchia per coloro che sbarcano in Grecia. Il cancelliere austriaco Werner Faymann si è assunto la responsabilità politica della decisione che ha definito “non auspicabile” ma “necessaria e giusta” perché, secondo lui, non è possibile continuare a non far niente e accogliere persone senza limiti né controlli.
Lungo il confine italiano potrebbe dunque sorgere una recinzione come quella stesa dall’Austria a Spielfeld, alla frontiera con la Slovenia. Al momento si parla di 250 metri per sigillare il varco tra autostrada, strada statale e ferrovia. Saranno poi potenziati i parcheggi per il controllo dei mezzi in ingresso in territorio austriaco. La stretta dei controlli dovrebbe partire concretamente a fine maggio, e ad oggi non risulta nessun rallentamento nel traffico.
Tuttavia al momento non sembra esserci nessuna invasione di migranti a risalire l’Adige verso nord. I volontari che si dedicano all’accoglienza dei profughi in loco parlano di un flusso stabile di 20-25 persone al giorno che vogliono entrare in Austria dal Brennero.
Ma oltre al segnale di un’Europa che chiude i propri confini interni in funzione anti-immigrati, il ristabilirsi di una barriera fisica lungo la frontiera in Alto Adige è un segnale doloroso per i sudtirolesi.
Annessi all’Italia meno di un secolo fa, dopo la prima guerra mondiale, gli altoatesini hanno inizialmente subito la politica di italianizzazione forzata voluta dal regime fascista che, in accordo con Berlino, spinse migliaia di famiglie di lingua tedesca ad emigrare in Austria e Germania. Il confine del Brennero è stato quindi per decenni il segno tangibile della separazione tra i sudtirolesi e i tirolesi austriaci; e la rimozione dei confini con l’accordo di Schengen aveva dato la sensazione di una vicinanza ritrovata.
Ora la decisione di Vienna arriva senza che gli altoatesini siano stati nemmeno informati. Il presidente della Provincia autonoma Arno Kompatscher due mesi fa diceva: “L’accordo di Schengen ha depotenziato il confine del Brennero rendendolo di fatto invisibile e ha dato un grande contributo alla convivenza all’interno di un territorio dalla storia complessa. La gestione dell’emergenza profughi rischia di minare i rapporti”. Ciò che sta avvenendo adesso.
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