Cooperazione internazionale

Migranti, Medici senza frontiere torna in mare con la nave Ocean Viking

Ad otto mesi dal sequestro della nave Aquarius, Medici senza frontiere torna a salvare migranti in mare una nuova imbarcazione battente bandiera norvegese.

Dopo lo stop imposto alle attività effettuate con la nave Aquarius, Medici senza frontiere (Msf) ha annunciato la ripresa delle attività di “search and rescue”, ovvero di ricerca e soccorso nel Mediterraneo di migranti alla deriva. L’associazione umanitaria torna dunque in mare a bordo di un’altra imbarcazione, la Ocean Viking: 69 metri, capace di ospitare fino a 200 persone a bordo e battente bandiera norvegese.

“Condanniamo l’inazione criminale dei governi europei”

Come fu per la Aquarius, anche in questo caso Msf si avvarrà di una partnership con l’organizzazione non governativa Sos Méditerranée. “Annunciamo la ripresa delle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale – ha precisato l’associazione – e condanniamo l’inazione criminale dei governi europei”. Che si sono resi protagonisti, secondo Msf, “di una sostenuta campagna per bloccare ogni tipo di azione umanitaria”, nonché di una “normalizzazione di politiche punitive che continuano a causare morti in mare e terribili sofferenze in una Libia devastata dal conflitto”.

“Con pochissime navi umanitarie rimaste nel Mediterraneo centrale e gli ultimi residui della capacità di ricerca e soccorso europea irresponsabilmente abbandonati, questo tratto di mare resta la rotta migratoria più pericolosa al mondo”, aggiunge l’organizzazione umanitaria. Proprio ieri, giovedì 25 luglio, un barcone di legno si è capovolto al largo della costa di Komas, una città ad est della capitale Tripoli: le vittime potrebbero essere anche 150. Altre 132 persone sono state soccorse dalle guardie costiere libiche e dai pescatori locali e riportante a terra in Libia.

Per i migranti rischio di morte nel Mediterraneo più che raddoppiato nel 2019

“Nei primi sei mesi del 2019 – prosegue Medici senza frontiere – il rischio di annegare è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2018, solo considerando le morti note. Come se non bastasse, le navi commerciali si trovano in una posizione insostenibile, prese tra l’obbligo di soccorrere imbarcazioni in difficoltà e il rischio di rimanere bloccate in mare per settimane per la chiusura dei porti italiani e l’incapacità degli Stati europei di concordare un meccanismo per gli sbarchi”.

Leggi anche: Tommaso Fabbri di Medici senza frontiere: “Vi spiego come funzionano i salvataggi di migranti”

Mentre per chi rimane in Libia, la realtà è fatta di “centri di detenzione arbitraria per rifugiati e migranti” che rappresentano “trappole mortali. Le evacuazioni umanitarie sono frammentarie e inadeguate, e il pericoloso viaggio nel Mediterraneo resta una delle uniche vie di fuga possibili. Nel frattempo, i governi europei violano gli obblighi legali e umanitari che loro stessi hanno firmato, offrendo sempre maggiore supporto alla Guardia costiera libica per riportare forzatamente in Libia persone vulnerabili”.

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Medici senza frontiere chiede di non investire più nella chiusura delle frontiere ma negli strumenti di accoglienza © Medici senza frontiere

“Sofferenza dei migranti accettata pur di controllare la crisi migratoria”

“Torniamo in mare – ha commentato Claudia Lodesani, presidente di Msf Italia – per salvare vite. Se i leader europei condannano l’uccisione di migranti e rifugiati vulnerabili in Libia, devono anche garantire la ripresa di operazioni di ricerca e soccorso ufficiali, sbarchi in luoghi sicuri e l’immediata evacuazione e chiusura di tutti i centri di detenzione arbitraria”.

Mentre Sam Turner, capo missione di Msf per le attività di ricerca e soccorso e la Libia, ha sottolineato: “I governi europei vogliono far credere che la morte di centinaia di persone in mare e la sofferenza di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia siano un prezzo accettabile per le politiche di controllo della migrazione. La cruda realtà è che mentre sbandierano la fine della cosiddetta crisi migratoria in Europa, fanno consapevolmente finta di non vedere la crisi umanitaria che queste politiche perpetuano in mare e in Libia. Queste morti e sofferenze sono evitabili e finché continueranno, non possiamo restare a guardare”.

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