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Molti marchi di moda hanno deciso di eliminare la pregiata fibra mohair dalle loro collezioni. A smuoverli è stata un’indagine di Peta sulle torture alle capre di Angora negli allevamenti in Sudafrica.
Sono forti e crudeli le immagini diffuse dall’organizzazione per la difesa degli animali Peta per mostrare le torture a cui vengono sottoposte le capre di Angora negli allevamenti del più grande produttore al mondo del tessuto mohair, il Sudafrica. Gli atroci maltrattamenti sulle capre coscienti e ancora molto piccole hanno sconvolto anche alcune aziende di moda che hanno annunciato l’abbandono del mohair dalle loro collezioni. Violazioni dei diritti degli animali che ricordano quelle che riguardano un altro animale usato nella produzione di capi di abbigliamento, i visoni allevati in Italia per le loro pellicce (è sempre un’organizzazione no profit, in questo caso Essere Animali, ad averli messi in luce) e che sottolineano la necessità di avvicinarsi sempre di più a un modello di moda sostenibile ed etica, cioè rispettosa di tutte le creature viventi.
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Mentre la lucentezza e la morbidezza del pelo di questi animali sono molto note, fino a oggi si è saputo ben poco sulle modalità con cui avviene la tosatura ai fini di ricavarne la pregiata fibra usata per maglioni, cappotti e altri capi di abbigliamento invernale. Per questo Peta Asia ha deciso di approfondire il tema inviando negli allevamenti dei collaboratori sotto copertura: i risultati dell’indagine si sono rivelati raccapriccianti.
Attenzione: le immagini contenute nel video possono urtare la tua sensibilità
In tutti e dodici gli allevamenti in cui è stata effettuata l’indagine – ce ne sono circa mille presenti in tutto il paese – le capre subiscono molti maltrattamenti dagli allevatori che, pagati a cottimo e non a ore, effettuano le operazioni di tosatura non curanti dello stato di salute degli animali. Sin dai primi mesi di vita le capre vengono trascinate per le zampe o per le corna causando loro la rottura della spina dorsale e, allo stesso modo, vengono ferite o persino uccise con le forbici da tosatura. Nell’indagine Peta parla di “sofferenze a livello sistematico” che portano alla morte circa l’80 per cento delle capre dopo che vengono tosate, mentre il 25 per cento non sopravvive nemmeno per raggiungere questa fase.
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In seguito alle scene violente mostrate dall’indagine di Peta, molti marchi di moda hanno deciso di abolire l’uso di mohair nei loro capi. A intraprendere questa direzione sono stati principalmente alcuni dei più noti rappresentanti del fast fashion, in cui la produzione avviene più velocemente e al minor costo possibile in modo da cavalcare l’onda delle tendenze del momento. Accessorize, Banana Republic, Bershka, Cos, Dr Martens, Esprit, Gap, H&M, Mango, Primark, Pull & Bear, Zara e molti altri: questi sono solo alcuni degli oltre 70 marchi che elimineranno il mohair dalle loro collezioni entro il 2020.
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Si tratta di un segnale importante dal mondo della moda che si ribella a un settore tessile troppo ancorato ai processi produttivi arretrati che hanno dominato il modello industriale fino a ora. Complici sono anche i consumatori guidati sempre di più da scelte di acquisto responsabili e consapevoli.
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