
L’unico paese dell’Asia centrale con una volontà democratica sembra essere il Kirghizistan. Ma ora sta compiendo passi falsi sulla libertà di stampa, ossigeno per la democrazia.
L’ex primo ministro e presidente della Repubblica di Israele è morto a 93 anni. Chi era davvero uno dei più importanti politici della storia del paese.
Shimon Peres, storico esponente del partito laburista israeliano, ritenuto uno dei padri fondatori di Israele, è morto all’età di 93 anni in seguito a un ictus che lo aveva colpito due settimane fa. Peres era ricoverato da due settimane all’ospedale Sheba di Tel Aviv e le sue condizioni erano considerate disperate.
“Continuerò a costruire il mio paese conservando la convinzione che un giorno conoscerà la pace”, ha dichiarato Shimon Peres, evidenziando il desiderio di porre fine alle ostilità con la Palestina. Grazie al contribuito ai negoziati per gli Accordi di Oslo nel 1993, il primo trattato di pace mai stipulato da israeliani e palestinesi, Peres fu insignito nel 1994 con il premio Nobel per la Pace, onore condiviso con il primo ministro israeliano dell’epoca, Yitzhak Rabin, e il leader palestinese Yasser Arafat.
Quando Shimon Peres, nato in Polonia nel 1923 (con il nome di Shimon Perski), arriva nella Palestina britannica, Israele non esisteva neppure, lo stato israeliano venne infatti fondato nel 1948. Peres ricopre numerose cariche politiche, viceministro, ministro della Difesa, degli Esteri, delle Finanze, dei Trasporti, dell’Informazione e dell’Immigrazione, primo ministro e infine presidente, mandato con cui resta in carica fino al luglio del 2014. Peres era un animale politico e terminato il suo mandato continua a promuovere il dialogo fra ebrei e arabi, attraverso la sua fondazione, il Centro Peres per la pace, e a visitare i leader politici di tutto il mondo, affascinati dal suo carisma.
La pace non è però l’unica strada politica che Peres ha percorso durante la sua carriera. Nel 1970, quando era ministro della Difesa, approvò i primi insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata, fu uno degli artefici della costruzione della centrale nucleare di Dimona e fu responsabile, in quanto primo ministro, del bombardamento di Qana, che nel 1996 uccise 106 civili nell’ambito dell’operazione militare battezzata Operazione grappoli d’ira. I bombardieri israeliani colpirono la base delle Nazioni Unite (Onu) di Qana, in Libano, abbattendo le baracche che sorgevano intorno sulle quali campeggiava la scritta Un e ardendo vivi 106 libanesi e quattro caschi blu dell’Onu.
Qualsiasi aspetto della carriera politica di Shimon Peres si decida di far prevalere non si può negare che l’ex presidente israeliano comprese l’assoluta urgenza di un dialogo costruttivo tra Israele e Palestina. “Non c’è alternativa alla pace e fare la guerra è senza senso”, dichiarò spiegando la necessità di “avere uno stato ebraico chiamato Israele e uno stato arabo chiamato Palestina, che non combattano, ma vivano insieme in amicizia e cooperazione”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’unico paese dell’Asia centrale con una volontà democratica sembra essere il Kirghizistan. Ma ora sta compiendo passi falsi sulla libertà di stampa, ossigeno per la democrazia.
L’ultimo attacco, nel sud della Striscia di Gaza, ha causato oltre 50 morti e centinaia di feriti. Israele continua a usare la fame come arma contro i palestinesi.
Benché non si tratti di caldo record, il servizio meteorologico americano ha deciso di diramare un’allerta in Alaska: “Una presa di coscienza”.
Centinaia di aerei militari israeliani hanno bombardato siti militari e nucleari dell’Iran. Netanyahu ha detto che l’operazione sarà lunga e ora si attende la risposta dell’Iran.
Una serie di operazioni anti-immigrazione hanno causato proteste a Los Angeles. Donald Trump ha risposto con l’invio dell’esercito, alzando la tensione.
A bordo della Madleen, gestita dalla Freedom Flotilla Coalition, c’erano pacchi di aiuti umanitari e l’attivista Greta Thunberg. L’equipaggio è in stato di fermo in Israele.
La misura è stata annunciata il 4 giugno dal presidente Trump. Per l’Onu è un provvedimento discriminatorio e che suscita preoccupazioni.
La Sierra Leone è uno degli stati africani più esposti al rischio di carestie e calamità naturali. Anche a causa della deforestazione, fenomeno che l’Occidente sembra voler ignorare.
Dall’Unione europea al Regno Unito, passando per il Canada, crescono le misure diplomatiche contro Israele. Che però va avanti con il genocidio a Gaza.